Rapina alla sala scommesse: un 42enne condannato a 2 anni e 10 mesi
Per Gaetano Barile e altre cinque persone si sono aperte le porte del carcere. Il verdetto della Corte d'Appello di Bari
sabato 19 marzo 2022
10.13
Diventano definitive le condanne, con conseguenti ordini di carcerazione (le pene residue vanno da 1 anno e 11 mesi a 5 anni, nda), per i sei componenti della banda che, il 31 marzo 2019, a Modugno, minacciò e rapinò il gestore e il proprietario di una sala scommesse, la Winning Player in contrada Maffiola, dopo aver perso centinaia di euro giocando alle slot machine. Tra i sei condannati, c'è anche un 42enne di Terlizzi.
Nei giorni scorsi, i Carabinieri della locale Compagnia, diretti dal capitano Corrado Quarta, hanno presentato il conto definitivo eseguendo fra Bari, Modugno, Taranto, Terlizzi e Trani i sei ordini di carcerazione emessi dalla Procura Generale della Corte d'Appello del capoluogo pugliese.
In particolare il 42enne Giuseppe Losole, il 44enne Alessandro Il Grande e il 38enne Nicola Pastore, tutti di Modugno, dovranno scontare in carcere i 5 anni della condanna, il 35enne Michele Emanuele Masi, condannato a 4 anni e 6 mesi, dovrà scontarne ancora 1 anno e 11 mesi, mentre il 38enne Giuseppe Corriero e il 42enne Gaetano Barile (quest'ultimo residente a Terlizzi, nda), sconteranno in cella 2 anni e 10 mesi.
La vicenda contestata risale al 31 marzo 2019. I sei, tutti di Modugno e ben noti alle forze dell'ordine, dopo aver trascorso la serata nella sala scommesse, aver consumato bevande e giocato alle slot-machines presenti all'interno, perdendo una notevole cifra di denaro (circa 600 euro in quasi tre ore), minacciarono di morte il gestore e il proprietario dell'esercizio commerciale e, con violenza, si fecero consegnare 3mila euro, frutto dell'incasso giornaliero, per poi scappare sulla Lancia Phedra del 42enne di Terlizzi.
Le indagini avviate all'epoca dei fatti dai Carabinieri, grazie all'analisi dei filmati di videosorveglianza della sala scommesse e della zona circostante, oltre alle dichiarazioni delle vittime, che collaborarono alle indagini e permisero di ricostruire l'aggressione, consentirono in breve tempo di individuare le responsabilità di ciascuno dei sei indagati (fornendo ulteriori particolari su quanto già svelato dalle indagini, nda), poi arrestati meno di tre mesi dopo.
Il 14 giugno 2019, infatti, la giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Maria Teresa Romita, su richiesta del pubblico ministero della locale Procura della Repubblica, Marcello Barbanente, emise nei loro confronti un'ordinanza di custodia cautelare, eseguita dai Carabinieri, con le accuse di rapina e estorsione in concorso.
Concordando con la tesi investigativa fornita dai militari della Compagnia di Modugno, che condussero le indagini, la giudice per le indagini preliminari del Tribunale del capoluogo emise i sei provvedimenti (nei confronti dei primi quattro prevedendo la custodia cautelare in carcere, per gli ultimi due gli arresti domiciliari) che furono subito eseguiti dai militari operanti, in un'operazione nella quale furono impiegati circa 40 militari.
Nei giorni scorsi, a distanza di tre anni, ecco un nuovo capitolo. Dei sei destinatari degli ordini di carcerazione, uno non era sottoposto ad alcun provvedimento restrittivo, due si trovavano agli arresti domiciliari, mentre tre erano già detenuti in carcere per un'altra causa.
Nei giorni scorsi, i Carabinieri della locale Compagnia, diretti dal capitano Corrado Quarta, hanno presentato il conto definitivo eseguendo fra Bari, Modugno, Taranto, Terlizzi e Trani i sei ordini di carcerazione emessi dalla Procura Generale della Corte d'Appello del capoluogo pugliese.
In particolare il 42enne Giuseppe Losole, il 44enne Alessandro Il Grande e il 38enne Nicola Pastore, tutti di Modugno, dovranno scontare in carcere i 5 anni della condanna, il 35enne Michele Emanuele Masi, condannato a 4 anni e 6 mesi, dovrà scontarne ancora 1 anno e 11 mesi, mentre il 38enne Giuseppe Corriero e il 42enne Gaetano Barile (quest'ultimo residente a Terlizzi, nda), sconteranno in cella 2 anni e 10 mesi.
La vicenda contestata risale al 31 marzo 2019. I sei, tutti di Modugno e ben noti alle forze dell'ordine, dopo aver trascorso la serata nella sala scommesse, aver consumato bevande e giocato alle slot-machines presenti all'interno, perdendo una notevole cifra di denaro (circa 600 euro in quasi tre ore), minacciarono di morte il gestore e il proprietario dell'esercizio commerciale e, con violenza, si fecero consegnare 3mila euro, frutto dell'incasso giornaliero, per poi scappare sulla Lancia Phedra del 42enne di Terlizzi.
Le indagini avviate all'epoca dei fatti dai Carabinieri, grazie all'analisi dei filmati di videosorveglianza della sala scommesse e della zona circostante, oltre alle dichiarazioni delle vittime, che collaborarono alle indagini e permisero di ricostruire l'aggressione, consentirono in breve tempo di individuare le responsabilità di ciascuno dei sei indagati (fornendo ulteriori particolari su quanto già svelato dalle indagini, nda), poi arrestati meno di tre mesi dopo.
Il 14 giugno 2019, infatti, la giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Maria Teresa Romita, su richiesta del pubblico ministero della locale Procura della Repubblica, Marcello Barbanente, emise nei loro confronti un'ordinanza di custodia cautelare, eseguita dai Carabinieri, con le accuse di rapina e estorsione in concorso.
Concordando con la tesi investigativa fornita dai militari della Compagnia di Modugno, che condussero le indagini, la giudice per le indagini preliminari del Tribunale del capoluogo emise i sei provvedimenti (nei confronti dei primi quattro prevedendo la custodia cautelare in carcere, per gli ultimi due gli arresti domiciliari) che furono subito eseguiti dai militari operanti, in un'operazione nella quale furono impiegati circa 40 militari.
Nei giorni scorsi, a distanza di tre anni, ecco un nuovo capitolo. Dei sei destinatari degli ordini di carcerazione, uno non era sottoposto ad alcun provvedimento restrittivo, due si trovavano agli arresti domiciliari, mentre tre erano già detenuti in carcere per un'altra causa.