Rivolta nel carcere di Melfi, assolto Dello Russo: «Non ha commesso il fatto»

I fatti risalgono a marzo 2020: per il presunto boss di Terlizzi, ai domiciliari, l'accusa aveva chiesto 9 anni e 10 mesi

domenica 9 luglio 2023 7.51
A cura di Nicola Miccione
Assolto al termine del processo di primo grado, celebrato col rito abbreviato, «per non aver commesso il fatto». Coup de théâtre in aula, a Potenza, nell'indagine sulla rivolta nel carcere di Melfi di marzo 2020 che vedeva, fra i quattro imputati ritenuti responsabili dei tumulti, il presunto boss di Terlizzi, Roberto Dello Russo.

In quella circostanza, nelle proteste contro le restrizioni Covid-19, i detenuti tennero sotto sequestro per nove ore agenti penitenziari, medici e infermieri. Giovedì scorso, però, il giudice dell'udienza preliminare del Tribunale del capoluogo lucano, Lucio Setola, ha sposato la tesi difensiva, sorretta dagli avvocati Ada Rosito e Dario Vannetiello, ed ha assolto il 42enne con formula ampiamente liberatoria dai reati di sequestro di persona a scopo di coazione, devastazione e saccheggio.

Secondo l'indagine, infatti, l'uomo - nei suoi confronti, a marzo scorso, è stato eseguito il sequestro di un patrimonio del valore di 20 milioni di euro, «in concorso con altri detenuti», dopo avere «sottratto le chiavi della prima sezione», avrebbe «intimato» ad un assistente della Polizia Penitenziaria «di aprire tutte le camere detentive della seconda sezione, consentendo l'uscita dalle celle dei detenuti ristretti e bloccando i cancelli d'accesso al primo piano» utilizzando le suppellettili.

Sempre Dello Russo, attualmente agli arresti domiciliari a Terlizzi dopo una condanna per droga, avrebbe «in concorso con altri detenuti» e sempre nel contesto dei gravi disordini, «posto in essere anche le condotte di sequestro di persona a scopo di coazione - è scritto - che precedono ai danni di una parte del personale della polizia penitenziaria e del personale sanitario ivi in servizio, col costante rischio di evasione di massa e il conseguente grave pericolo per l'ordine pubblico».

Le indagini, attraverso la ricostruzione di tutte le fasi della protesta, hanno permesso di risalire all'identità di tutti i detenuti, fra cui proprio Dello Russo. Per lui, nel processo, il pubblico ministero presso la Procura della Repubblica di Potenza, Gerardo Salvia, aveva invocato una condanna a 9 anni e 10 mesi. Ma, almeno per il «Malandrino» - gli altri imputati, invece, sono stati condannati a pene incluse fra 1 anno e 4 mesi e 7 anni e 4 mesi di carcere -, il verdetto è stato di assoluzione.

Per gli stessi avvenimenti, a settembre dello scorso anno, 20 detenuti avevano patteggiato pene comprese tra i 4 ed i 5 anni di carcere, mentre altri 40 sono stati rinviati a giudizio e hanno scelto la strada del dibattimento in un processo in corso davanti alla Corte di Assise di Potenza. Tra questi, nomi noti della criminalità.