Ruvo, aprivano le bare per fotografarsi con i cadaveri
Nei guai alcune guardie giurate
mercoledì 15 marzo 2017
20.15
«Entravano nell'obitorio del cimitero di Ruvo e scattavano foto con i cadaveri». Ha dello sconcertante, oltre che del macabro, la denuncia presentata alla Procura della Repubblica di Trani di cui Il Quotidiano Italiano è venuto in possesso.
I fatti - sempre secondo l'organo d'informazione barese - risalirebbero ad agosto 2015 e gennaio 2016: «Alcune guardie giurate - si legge nell'articolo pubblicato sul sito nella giornata di ieri, 15 marzo - avrebbero avuto accesso all'interno dell'obitorio del cimitero per fotografarsi sorridenti in posa in mezzo alle casse da morto».
«Le macabre foto venivano poi condivise sul gruppo di WhatsApp – si legge nel documento – con altri dipendenti e con i vertici dell'Istituto di vigilanza, suscitando divertiti commenti. Per fortuna non tutti i colleghi apprezzavano questi osceni rituali ed uno di loro ha trovato il coraggio di denunciare».
Nell'esposto, inoltre è specificato che tra le mansioni dei vigilanti «non è compreso il controllo all'interno dell'obitorio, il quale invece deve essere chiuso per la notte a chiunque, e pertanto tale accessi avvenivano in maniera abusiva».
I fatti - sempre secondo l'organo d'informazione barese - risalirebbero ad agosto 2015 e gennaio 2016: «Alcune guardie giurate - si legge nell'articolo pubblicato sul sito nella giornata di ieri, 15 marzo - avrebbero avuto accesso all'interno dell'obitorio del cimitero per fotografarsi sorridenti in posa in mezzo alle casse da morto».
«Le macabre foto venivano poi condivise sul gruppo di WhatsApp – si legge nel documento – con altri dipendenti e con i vertici dell'Istituto di vigilanza, suscitando divertiti commenti. Per fortuna non tutti i colleghi apprezzavano questi osceni rituali ed uno di loro ha trovato il coraggio di denunciare».
Nell'esposto, inoltre è specificato che tra le mansioni dei vigilanti «non è compreso il controllo all'interno dell'obitorio, il quale invece deve essere chiuso per la notte a chiunque, e pertanto tale accessi avvenivano in maniera abusiva».