«Seduta di consiglio illegittima, ecco perché non abbiamo partecipato»
La dichiarazione degli otto esponenti di minoranza
martedì 20 ottobre 2020
15.00
Le tensioni nella politica terlizzese certo non sembrano attenuarsi. Lo dimostra quanto accaduto martedì riguardo il consiglio comunale, la cui procedura di convocazione è stata ancora fortemente criticata dagli otto esponenti delle minoranze. La nota diffusa in mattinata al presidente Ruggiero - con richiesta di lettura nel corso dei lavori, in seguito disattesa - e trasmessa al Prefetto di Bari Antonia Bellomo, è uno spaccato della netta contrapposizione fra le parti.
«Preghiamo che, in apertura della odierna seduta (illegittima) di consiglio comunale programmata e, comunque, prima dell'avvio della discussione degli argomenti oggetto di deliberazione, sia data lettura a questa nostra comunicazione istituzionale, al fine di formalizzare le ragioni della non partecipazione all'assise» è quanto riportato nel dcumento.
«Lei, presidente, tornando a convocare per la seconda volta, quest'oggi, il consiglio comunale in modalità telematica, esclusivamente in forza di un suo atto monocratico, arbitrario e vuoto di ogni valenza giuridica, ha deliberatamente disatteso e umiliato la volontà del consiglio comunale che, con propria deliberazione n° 5 del 22 aprile 2020, aveva, all'unanimità dei presenti, stabilito che la predetta modalità telematica di svolgimento dei lavori consiliari dovesse essere preceduta dalla decisione da parte della Commissione affari istituzionali, valutata anche la situazione epidemiologica e soprattutto gli argomenti in trattazione» hanno aggiunto gli otto firmatari (D'Amato, De Chirico, Galliani, Grassi, Minutillo, Morrone, Sigrisi, Volpe).
«Deve essere chiaro a tutti che tale Commissione non è mai stata convocata per farlo, né tanto meno ha mai deciso in tal senso, tanto che anche la convocazione del consiglio comunale di quest'oggi non ne fa in alcun modo menzione.
Il suo comportamento, ancora una volta, svilisce e calpesta la rappresentatività dell'organo istituzionale, che pure rappresenta, e agisce in spregio ai più alti principi costituzionali della democrazia, della legittimità e della verità.
È, questa sua, la peggior espressione di un modo perpetuato di gestire la res publica che, con intenzione, male intende le norme. Grossolanamente equipara il diritto di partecipazione alla fornitura di postazioni informatiche e dimostra di ignorare che proprio il rispetto della pluralità delle opinioni, massimamente sintetizzate nella volontà del consiglio e delle commissioni consiliari dà significato alla parola democrazia» hanno evidenziato i membri delle minoranze.
«Sino ad oggi, lei, presidente, per questioni che attengono esclusivamente alla prepotenza, all'arroganza, al bullismo amministrativo, non ha mai provveduto (dal 22 aprile 2020 sono state tenute in presenza oltre una decina di sedute della massima assise cittadina) a convocare alcuna Commissione affari istituzionali che avesse il fine di valutare l'opportunità di ricorrere allo svolgimento dei consigli comunali in modalità telematica.
Ha escluso tale evenienza, erroneamente ritenendo di dover difendere anche a colpi di spalla l'atto monocratico giuridicamente inconsistente con il quale, illegittimamente, aveva già avocato a sé competenze attribuite dal consiglio comunale esclusivamente alla Commissione.
Né valga ogni riferimento, evidentemente strumentale, all'ultimo Dpcm del 18 ottobre 2020, che nulla specifica in merito alla organizzazione delle attività degli organi istituzionali, facendo esclusivo cenno alle "riunioni della Pubblica Amministrazione", non assimilabili alle sedute dei consigli comunali elettivi.
A tal proposito, infatti, assume rilievo il parere Anci nazionale che testualmente recita: "Le riunioni della Pubblica Amministrazione non sono assimilabili giuridicamente alle riunioni degli organi elettivi degli enti locali che hanno disciplina autonoma e peculiare. Il legislatore (vedi Decreto Legge Cura Italia), quando ha voluto introdurre disciplina derogatoria per le riunioni di Consiglio e di Giunta Comunale, lo ha fatto con una norma ad hoc".
Pertanto, la norma contenuta nel Dpcm non obbliga alle riunioni da remoto per consigli comunali, Commissioni e Giunta, se esistono condizioni e rispetto delle misure di sicurezza che consentono le riunioni in presenza» hanno rilevato.
«Ciò che è avvenuto è enormemente più grave se si tiene in conto della importanza per la comunità degli atti conseguenti e, in particolare, ci riferiamo a quelli prodotti nell'assise consiliare del 16 ottobre 2020, come a quella odierna, nella quale siamo convocati per valutare provvedimenti essenziali alla definitiva approvazione del Bilancio comunale anno 2020, che avviene così tardivamente da aver affamato l'operatività degli uffici e ridotto al minimo i livelli essenziali, in città, di tutti i servizi pubblici di competenza comunale.
Nel ribadire che, avverso un contesto pubblico che agisce in spregio del valore delle Istituzioni e dei diritti di chi le rappresenta, si avrà cura di ricorrere a tutte le forme di tutela che la legge consente, stanti le circostanze rappresentate, oggi ci è negato ulteriormente il diritto ad una legittima partecipazione alla seduta di consiglio comunale e, in ossequio al mandato elettorale, non parteciperemo» hanno concluso.
«Preghiamo che, in apertura della odierna seduta (illegittima) di consiglio comunale programmata e, comunque, prima dell'avvio della discussione degli argomenti oggetto di deliberazione, sia data lettura a questa nostra comunicazione istituzionale, al fine di formalizzare le ragioni della non partecipazione all'assise» è quanto riportato nel dcumento.
«Lei, presidente, tornando a convocare per la seconda volta, quest'oggi, il consiglio comunale in modalità telematica, esclusivamente in forza di un suo atto monocratico, arbitrario e vuoto di ogni valenza giuridica, ha deliberatamente disatteso e umiliato la volontà del consiglio comunale che, con propria deliberazione n° 5 del 22 aprile 2020, aveva, all'unanimità dei presenti, stabilito che la predetta modalità telematica di svolgimento dei lavori consiliari dovesse essere preceduta dalla decisione da parte della Commissione affari istituzionali, valutata anche la situazione epidemiologica e soprattutto gli argomenti in trattazione» hanno aggiunto gli otto firmatari (D'Amato, De Chirico, Galliani, Grassi, Minutillo, Morrone, Sigrisi, Volpe).
«Deve essere chiaro a tutti che tale Commissione non è mai stata convocata per farlo, né tanto meno ha mai deciso in tal senso, tanto che anche la convocazione del consiglio comunale di quest'oggi non ne fa in alcun modo menzione.
Il suo comportamento, ancora una volta, svilisce e calpesta la rappresentatività dell'organo istituzionale, che pure rappresenta, e agisce in spregio ai più alti principi costituzionali della democrazia, della legittimità e della verità.
È, questa sua, la peggior espressione di un modo perpetuato di gestire la res publica che, con intenzione, male intende le norme. Grossolanamente equipara il diritto di partecipazione alla fornitura di postazioni informatiche e dimostra di ignorare che proprio il rispetto della pluralità delle opinioni, massimamente sintetizzate nella volontà del consiglio e delle commissioni consiliari dà significato alla parola democrazia» hanno evidenziato i membri delle minoranze.
«Sino ad oggi, lei, presidente, per questioni che attengono esclusivamente alla prepotenza, all'arroganza, al bullismo amministrativo, non ha mai provveduto (dal 22 aprile 2020 sono state tenute in presenza oltre una decina di sedute della massima assise cittadina) a convocare alcuna Commissione affari istituzionali che avesse il fine di valutare l'opportunità di ricorrere allo svolgimento dei consigli comunali in modalità telematica.
Ha escluso tale evenienza, erroneamente ritenendo di dover difendere anche a colpi di spalla l'atto monocratico giuridicamente inconsistente con il quale, illegittimamente, aveva già avocato a sé competenze attribuite dal consiglio comunale esclusivamente alla Commissione.
Né valga ogni riferimento, evidentemente strumentale, all'ultimo Dpcm del 18 ottobre 2020, che nulla specifica in merito alla organizzazione delle attività degli organi istituzionali, facendo esclusivo cenno alle "riunioni della Pubblica Amministrazione", non assimilabili alle sedute dei consigli comunali elettivi.
A tal proposito, infatti, assume rilievo il parere Anci nazionale che testualmente recita: "Le riunioni della Pubblica Amministrazione non sono assimilabili giuridicamente alle riunioni degli organi elettivi degli enti locali che hanno disciplina autonoma e peculiare. Il legislatore (vedi Decreto Legge Cura Italia), quando ha voluto introdurre disciplina derogatoria per le riunioni di Consiglio e di Giunta Comunale, lo ha fatto con una norma ad hoc".
Pertanto, la norma contenuta nel Dpcm non obbliga alle riunioni da remoto per consigli comunali, Commissioni e Giunta, se esistono condizioni e rispetto delle misure di sicurezza che consentono le riunioni in presenza» hanno rilevato.
«Ciò che è avvenuto è enormemente più grave se si tiene in conto della importanza per la comunità degli atti conseguenti e, in particolare, ci riferiamo a quelli prodotti nell'assise consiliare del 16 ottobre 2020, come a quella odierna, nella quale siamo convocati per valutare provvedimenti essenziali alla definitiva approvazione del Bilancio comunale anno 2020, che avviene così tardivamente da aver affamato l'operatività degli uffici e ridotto al minimo i livelli essenziali, in città, di tutti i servizi pubblici di competenza comunale.
Nel ribadire che, avverso un contesto pubblico che agisce in spregio del valore delle Istituzioni e dei diritti di chi le rappresenta, si avrà cura di ricorrere a tutte le forme di tutela che la legge consente, stanti le circostanze rappresentate, oggi ci è negato ulteriormente il diritto ad una legittima partecipazione alla seduta di consiglio comunale e, in ossequio al mandato elettorale, non parteciperemo» hanno concluso.