Strage dei treni, parla il capostazione: «Anche io sono una vittima»
Ieri mattina ascoltato nell'aula bunker del carcere di Trani
giovedì 19 settembre 2019
«Sono anche io vittima di quanto accaduto».
Sono le parole di Vito Piccarreta, il capostazione che diede l'ok al treno che, nella mattina del 12 luglio 2016, nel tratto tra Andria e Corato, si scontrò con un'altro treno proveniente dalla direzione opposta provocando la morte di 23 persone e il ferimento di altre 50.
Questa mattina, nell'aula bunker del carcere di Trani, Piccarreta ha deposto dinanzi al collegio giudicante alcune dichiarazioni. Dichiarazioni commosse da cui è trapelata l'amarezza del capostazione che, dal giorno dell'incidente, non ha più alzato la paletta. «Il mio pensiero è rivolto alle vittime e alle loro famiglie, a cui penso in ogni istante e alle quali esprimo vicinanza» ha esordito il capostazione.
Nel corso delle dichiarazioni Piccarreta ha poi passato in rassegna i suoi 34 anni a servizio della Ferrotramviaria, dai ruoli di minore responsabilità sino all'arrivo della qualifica di capostazione, avvenuta nel 2000.
Un racconto in cui Piccarreta ha anche accusato la sua azienda non solo di avergli fatto mancare il supporto ma soprattutto di avergli voltato le spalle, che «si è voluta scrollare qualsiasi tipo di responsabilità puntando il dito contro un uomo che quella mattina stava svolgendo il suo lavoro come ogni giorno da 34 anni».
E, ancora duro nei confronti dell'azienda: «Provo un sentimento negativo. Posso dire che con la loro negligenza hanno distrutto la vita di altre persone ma anche la mia. Non si sono preoccupati minimante delle conseguenze provocate a tutti per le scelte di profitto», ha detto il capotreno rilevando una serie di criticità, dalla mancanza di dispositivi gps sul alcuni treni, all'inadeguatezza dei marciapiedi, ai corsi di aggiornamento non promossi dall'azienda.
Intanto la Procura ha ritenuto non congruo il patteggiamento richiesto dal suo avvocato, Leonardo De Cesare, a 4 anni e mezzo di reclusione.
Sono le parole di Vito Piccarreta, il capostazione che diede l'ok al treno che, nella mattina del 12 luglio 2016, nel tratto tra Andria e Corato, si scontrò con un'altro treno proveniente dalla direzione opposta provocando la morte di 23 persone e il ferimento di altre 50.
Questa mattina, nell'aula bunker del carcere di Trani, Piccarreta ha deposto dinanzi al collegio giudicante alcune dichiarazioni. Dichiarazioni commosse da cui è trapelata l'amarezza del capostazione che, dal giorno dell'incidente, non ha più alzato la paletta. «Il mio pensiero è rivolto alle vittime e alle loro famiglie, a cui penso in ogni istante e alle quali esprimo vicinanza» ha esordito il capostazione.
Nel corso delle dichiarazioni Piccarreta ha poi passato in rassegna i suoi 34 anni a servizio della Ferrotramviaria, dai ruoli di minore responsabilità sino all'arrivo della qualifica di capostazione, avvenuta nel 2000.
Un racconto in cui Piccarreta ha anche accusato la sua azienda non solo di avergli fatto mancare il supporto ma soprattutto di avergli voltato le spalle, che «si è voluta scrollare qualsiasi tipo di responsabilità puntando il dito contro un uomo che quella mattina stava svolgendo il suo lavoro come ogni giorno da 34 anni».
E, ancora duro nei confronti dell'azienda: «Provo un sentimento negativo. Posso dire che con la loro negligenza hanno distrutto la vita di altre persone ma anche la mia. Non si sono preoccupati minimante delle conseguenze provocate a tutti per le scelte di profitto», ha detto il capotreno rilevando una serie di criticità, dalla mancanza di dispositivi gps sul alcuni treni, all'inadeguatezza dei marciapiedi, ai corsi di aggiornamento non promossi dall'azienda.
Intanto la Procura ha ritenuto non congruo il patteggiamento richiesto dal suo avvocato, Leonardo De Cesare, a 4 anni e mezzo di reclusione.