Terlizzi celebra la Festa della Liberazione: TUTTE LE FOTO
Ieri la cerimonia solenne alla presenza delle autorità civili e militari cittadine
mercoledì 26 aprile 2023
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Nel 78° anniversario della liberazione d'Italia, un nutrito corteo cittadino ha omaggiato la memoria storica del 25 aprile con uno sguardo proteso al presente e al futuro. «La libertà è una conquista da difendere ogni giorno» è il messaggio che l'Amministrazione De Chirico ha voluto divulgare all'intera cittadinanza, in virtù del ricordo della Resistenza partigiana e della successiva stesura della Costituzione Italiana.
A partire dalle ore 10.30 di ieri mattina, infatti, le Autorità Civili e Militari, le Associazioni combattentistiche e d'arma, le forze politiche e sindacali, nonché le rappresentanze delle scuole cittadine hanno sfilato unite per le vie principali di Terlizzi.
Una cerimonia solenne che è proseguita con la deposizione delle corone di alloro sulle lapidi ai martiri terlizzesi, il professor Gioacchino Gesmundo e don Pietro Pappagallo, agli eroi di guerra Salvo D'Acquisto e Giovanni Pomodoro, ai caduti della seconda guerra mondiale e al Monumento ai caduti di tutte le guerre.
Proponiamo una ricca galleria fotografica che testimonia i momenti più salienti della manifestazione.
Di seguito, inoltre, il discorso completo del Sindaco Michelangelo De Chirico, tenuto in piazza Cavour a conclusione dell'evento: un inno allo Stato permanente di diritto e alla società democratica, quale prodotto degli sforzi dei padri costituenti in contrapposizione alle ideologie nazi-fasciste.
«A Terlizzi, il 25 aprile 2023,
nella Festa della Liberazione
Concittadine e concittadini, Autorità religiose, civili, militari e componenti combattentistiche, Familiari dei martiri ardeatini e dei perseguitati politici dal nazifascismo, Consiglieri e amministratori comunali, Rappresentanti dei soggetti politici cittadini, Aderenti alle associazioni civili, religiose, culturali e sindacali del luogo, Componenti la popolazione scolastica terlizzese, Storici dell'antifascismo, della Resistenza e della Liberazione: saluto tutti e ciascuno di voi per esserci, con viva riconoscenza personale e istituzionale.
Il 25 aprile è tra le feste civili più importanti del nostro Paese, antecedente a quelle del 2 giugno (Festa della Repubblica) e del 1° maggio (Festa dei Lavoratori): come dire che senza la prima, non ci sarebbero neppure le altre!
Si festeggia, oggi, ciò che accadde in Italia il 25 aprile 1945: la Liberazione del Paese dal nazifascismo, 78 anni fa.
Ci ritroviamo, dunque, per ricordare l'evento e per rendere omaggio a chi perse la vita durante la dittatura fascista, o a chi ne fu fortemente contrastato, ricordando il 25 aprile 1945 come il "giorno 0", l'inizio di una nuova fase, il ritorno alla libertà e alla democrazia dopo 23 lunghi anni di dittatura. Tra il 31 ottobre 1922 ed il 25 aprile 1945, l'Italia visse un'epoca cupa e violenta.
La parola chiave della Festa odierna è Libertà: radice e finalità del termine Liberazione.
La parola "libertà" ne ingloba un'altra, ugualmente importante e vasta: Democrazia.
Valori civili per eccellenza. Manifestazioni supreme dello spirito umano. Cardini della Carta costituzionale della Repubblica Italiana.
Il 25 aprile è una festa "identitaria", in quanto "orizzonte di senso" da cui muovono i valori indicati nella Carta Costituzionale, riferimento primario di ogni azione istituzionale, normativa e di sviluppo del popolo italiano.
La libertà e la democrazia sono valori da tutelare e riaffermare continuamente; non sono acquisiti una volta per tutte, ma devono essere riconquistati ogni giorno.
Proprio per questo, noi, oggi, desideriamo sciogliere un grande debito di riconoscenza non solo nei confronti dei Padri costituzionali, ma anche riferito a coloro hanno dato la vita, durante il nazifascismo, per affermare il valore della libertà, e per quanti hanno vissuto questa tensione "a caro prezzo", accendendo il fuoco che siamo ora chiamati a custodire.
Se pensiamo a ciò che è avvenuto in Puglia, o a partire dalla Puglia, in quel lontano contesto storico, il riferimento concreto è certamente ai 19 martiri trucidati alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944, quasi un anno prima della data che configura la Festa odierna… ma anche ai tanti altri perseguitati dal regime fascista.
Tra i primi, i nostri Don Pietro Pappagallo e il prof. Gioacchino Gesmundo.
La parola chiave del loro sacrificio è, appunto, LIBERTÀ…
Don Pietro Pappagallo: "Pane e cipolla e santa libertà" è il suo dichiarato programma di vita: l'essenziale per condurre un'esistenza finalizzata al conseguimento della libertà, che è "santa".
Gioacchino Gesmundo: "Sono un apostolo della libertà. La mia esistenza è votata al suo servizio; sono impegnato a tutto fare, tutto osare tutto soffrire per essa. Foss'io perseguitato e odiato per causa sua, dovessi pur morire per essa, che farei di straordinario? Non altro che il mio dovere assoluto".
Il conseguimento della libertà come "dovere assoluto" lo rende un gigante fra i pensatori e gli uomini d'azione della Resistenza.
Ma c'è di più: la ricerca storica, specie negli ultimi decenni, ha effettuato degli approfondimenti, ampliando a dismisura il numero dei pugliesi fautori di libertà e di democrazia durante il fascismo.
La studiosa Katia Massara ha messo in evidenza che la persecuzione fascista in Puglia ha riguardato, fra il 1930 e il 1943, non meno di 17.000 cittadini, fra cui 838 sottoposti al confino, segregati per un totale di 2.871 anni: esistenze devastate.
Come quelle dei terlizzesi Michele Dello Russo, Gaetano Vallarelli, Giovanni Gesmundo, Antonio Leovino, Gaetano Morgese, Michele e Sabino Baldassarre, Giuseppe Colasanto, Gioacchino Cioce, Vito D'Aluisio, Corrado De Palma, Michele De Palo, Francesco Guastamacchia, Nunzio Mastrorilli, Michele Priscindaro, Gioacchino Rubini, Pasquale Sparapano e Pasquale Tangari sottoposti al regime concentrazionario lontano dalle loro famiglie.
Per non citare i nomi di altri 81 antifascisti terlizzesi privati comunque della libertà a vario titolo, pur rimanendo nel luogo d'origine, secondo quanto documentato dal Casellario politico Provinciale e Centrale dello Stato.
A cui andrebbero aggiunte alcune altre decine di partigiani e partigiane operanti in vari territori Italiani, muovendo da Terlizzi: particolarmente in Liguria, Piemonte e Lazio, ma anche in Campania e nelle Marche.
La Puglia è dunque fra le regioni più antifasciste d'Italia, insieme all'Emilia Romagna e alla Toscana.
Se, come sostengono alcuni studiosi, "fossimo capaci di scrivere la storia come storie delle persone", avremmo un quadro finalmente chiaro delle nefandezze del fascismo e dello spessore dell'antifascismo nella nostra regione.
Avremmo un quadro chiaro del fascismo, che:
- ha represso o eliminato, appunto, gli oppositori politici
- ha seminato lutti con il conflitto bellico
- ha soppresso la libertà di stampa
- ha abolito le libertà sindacali e chiuso le Camere del lavoro
- ha calpestato e abolito il voto elettorale,
tanto per citare i fenomeni più evidenti, privativi della libertà…
E avremmo un quadro altrettanto chiaro dell'antifascismo, sfociato nel cambio istituzionale e nel primato dell'odierna Carta costituzionale:
- profondamente libertaria, egualitaria e democratica
- che ripudia ogni violenza
- riafferma il primato della persona umana
- e la dignità del lavoratore
- rimuovendo gli ostacoli interposti sul cammino della coesione sociale in senso civile e democratico.
Custodire i principi impressi a lettere di fuoco nella Costituzione della Repubblica Italiana, significa onorare la memoria dei partigiani, dei martiri libertari e dei perseguitati dal fascismo, e contribuire ad edificare una società civile veramente degna di questo nome.
L'invito del nostro Presidente della Repubblica a impegnarci ogni giorno per tener viva la memoria di un periodo tra i più drammatici della nostra storia e a riflettere sul valore dei diritti dell'uomo, primo fra tutti il diritto di poter vivere in pace, è il messaggio che da primo cittadino della nostra comunità e cittadino di questo nostro Paese democratico sento di celebrare con ciascuno di voi in questa giornata.
Viva la libertà,
viva la democrazia,
viva la Carta costituzionale della Repubblica Italiana!»
A partire dalle ore 10.30 di ieri mattina, infatti, le Autorità Civili e Militari, le Associazioni combattentistiche e d'arma, le forze politiche e sindacali, nonché le rappresentanze delle scuole cittadine hanno sfilato unite per le vie principali di Terlizzi.
Una cerimonia solenne che è proseguita con la deposizione delle corone di alloro sulle lapidi ai martiri terlizzesi, il professor Gioacchino Gesmundo e don Pietro Pappagallo, agli eroi di guerra Salvo D'Acquisto e Giovanni Pomodoro, ai caduti della seconda guerra mondiale e al Monumento ai caduti di tutte le guerre.
Proponiamo una ricca galleria fotografica che testimonia i momenti più salienti della manifestazione.
Di seguito, inoltre, il discorso completo del Sindaco Michelangelo De Chirico, tenuto in piazza Cavour a conclusione dell'evento: un inno allo Stato permanente di diritto e alla società democratica, quale prodotto degli sforzi dei padri costituenti in contrapposizione alle ideologie nazi-fasciste.
«A Terlizzi, il 25 aprile 2023,
nella Festa della Liberazione
Concittadine e concittadini, Autorità religiose, civili, militari e componenti combattentistiche, Familiari dei martiri ardeatini e dei perseguitati politici dal nazifascismo, Consiglieri e amministratori comunali, Rappresentanti dei soggetti politici cittadini, Aderenti alle associazioni civili, religiose, culturali e sindacali del luogo, Componenti la popolazione scolastica terlizzese, Storici dell'antifascismo, della Resistenza e della Liberazione: saluto tutti e ciascuno di voi per esserci, con viva riconoscenza personale e istituzionale.
Il 25 aprile è tra le feste civili più importanti del nostro Paese, antecedente a quelle del 2 giugno (Festa della Repubblica) e del 1° maggio (Festa dei Lavoratori): come dire che senza la prima, non ci sarebbero neppure le altre!
Si festeggia, oggi, ciò che accadde in Italia il 25 aprile 1945: la Liberazione del Paese dal nazifascismo, 78 anni fa.
Ci ritroviamo, dunque, per ricordare l'evento e per rendere omaggio a chi perse la vita durante la dittatura fascista, o a chi ne fu fortemente contrastato, ricordando il 25 aprile 1945 come il "giorno 0", l'inizio di una nuova fase, il ritorno alla libertà e alla democrazia dopo 23 lunghi anni di dittatura. Tra il 31 ottobre 1922 ed il 25 aprile 1945, l'Italia visse un'epoca cupa e violenta.
La parola chiave della Festa odierna è Libertà: radice e finalità del termine Liberazione.
La parola "libertà" ne ingloba un'altra, ugualmente importante e vasta: Democrazia.
Valori civili per eccellenza. Manifestazioni supreme dello spirito umano. Cardini della Carta costituzionale della Repubblica Italiana.
Il 25 aprile è una festa "identitaria", in quanto "orizzonte di senso" da cui muovono i valori indicati nella Carta Costituzionale, riferimento primario di ogni azione istituzionale, normativa e di sviluppo del popolo italiano.
La libertà e la democrazia sono valori da tutelare e riaffermare continuamente; non sono acquisiti una volta per tutte, ma devono essere riconquistati ogni giorno.
Proprio per questo, noi, oggi, desideriamo sciogliere un grande debito di riconoscenza non solo nei confronti dei Padri costituzionali, ma anche riferito a coloro hanno dato la vita, durante il nazifascismo, per affermare il valore della libertà, e per quanti hanno vissuto questa tensione "a caro prezzo", accendendo il fuoco che siamo ora chiamati a custodire.
Se pensiamo a ciò che è avvenuto in Puglia, o a partire dalla Puglia, in quel lontano contesto storico, il riferimento concreto è certamente ai 19 martiri trucidati alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944, quasi un anno prima della data che configura la Festa odierna… ma anche ai tanti altri perseguitati dal regime fascista.
Tra i primi, i nostri Don Pietro Pappagallo e il prof. Gioacchino Gesmundo.
La parola chiave del loro sacrificio è, appunto, LIBERTÀ…
Don Pietro Pappagallo: "Pane e cipolla e santa libertà" è il suo dichiarato programma di vita: l'essenziale per condurre un'esistenza finalizzata al conseguimento della libertà, che è "santa".
Gioacchino Gesmundo: "Sono un apostolo della libertà. La mia esistenza è votata al suo servizio; sono impegnato a tutto fare, tutto osare tutto soffrire per essa. Foss'io perseguitato e odiato per causa sua, dovessi pur morire per essa, che farei di straordinario? Non altro che il mio dovere assoluto".
Il conseguimento della libertà come "dovere assoluto" lo rende un gigante fra i pensatori e gli uomini d'azione della Resistenza.
Ma c'è di più: la ricerca storica, specie negli ultimi decenni, ha effettuato degli approfondimenti, ampliando a dismisura il numero dei pugliesi fautori di libertà e di democrazia durante il fascismo.
La studiosa Katia Massara ha messo in evidenza che la persecuzione fascista in Puglia ha riguardato, fra il 1930 e il 1943, non meno di 17.000 cittadini, fra cui 838 sottoposti al confino, segregati per un totale di 2.871 anni: esistenze devastate.
Come quelle dei terlizzesi Michele Dello Russo, Gaetano Vallarelli, Giovanni Gesmundo, Antonio Leovino, Gaetano Morgese, Michele e Sabino Baldassarre, Giuseppe Colasanto, Gioacchino Cioce, Vito D'Aluisio, Corrado De Palma, Michele De Palo, Francesco Guastamacchia, Nunzio Mastrorilli, Michele Priscindaro, Gioacchino Rubini, Pasquale Sparapano e Pasquale Tangari sottoposti al regime concentrazionario lontano dalle loro famiglie.
Per non citare i nomi di altri 81 antifascisti terlizzesi privati comunque della libertà a vario titolo, pur rimanendo nel luogo d'origine, secondo quanto documentato dal Casellario politico Provinciale e Centrale dello Stato.
A cui andrebbero aggiunte alcune altre decine di partigiani e partigiane operanti in vari territori Italiani, muovendo da Terlizzi: particolarmente in Liguria, Piemonte e Lazio, ma anche in Campania e nelle Marche.
La Puglia è dunque fra le regioni più antifasciste d'Italia, insieme all'Emilia Romagna e alla Toscana.
Se, come sostengono alcuni studiosi, "fossimo capaci di scrivere la storia come storie delle persone", avremmo un quadro finalmente chiaro delle nefandezze del fascismo e dello spessore dell'antifascismo nella nostra regione.
Avremmo un quadro chiaro del fascismo, che:
- ha represso o eliminato, appunto, gli oppositori politici
- ha seminato lutti con il conflitto bellico
- ha soppresso la libertà di stampa
- ha abolito le libertà sindacali e chiuso le Camere del lavoro
- ha calpestato e abolito il voto elettorale,
tanto per citare i fenomeni più evidenti, privativi della libertà…
E avremmo un quadro altrettanto chiaro dell'antifascismo, sfociato nel cambio istituzionale e nel primato dell'odierna Carta costituzionale:
- profondamente libertaria, egualitaria e democratica
- che ripudia ogni violenza
- riafferma il primato della persona umana
- e la dignità del lavoratore
- rimuovendo gli ostacoli interposti sul cammino della coesione sociale in senso civile e democratico.
Custodire i principi impressi a lettere di fuoco nella Costituzione della Repubblica Italiana, significa onorare la memoria dei partigiani, dei martiri libertari e dei perseguitati dal fascismo, e contribuire ad edificare una società civile veramente degna di questo nome.
L'invito del nostro Presidente della Repubblica a impegnarci ogni giorno per tener viva la memoria di un periodo tra i più drammatici della nostra storia e a riflettere sul valore dei diritti dell'uomo, primo fra tutti il diritto di poter vivere in pace, è il messaggio che da primo cittadino della nostra comunità e cittadino di questo nostro Paese democratico sento di celebrare con ciascuno di voi in questa giornata.
Viva la libertà,
viva la democrazia,
viva la Carta costituzionale della Repubblica Italiana!»