Terlizzi non dimentica le vittime delle foibe e l'esodo giuliano-dalmata
Ieri proiezione sulla Torre Normanna di piazza Cavour
giovedì 11 febbraio 2021
Terlizzi non dimentica. Anche in periodo pandemico, soprattutto in periodo pandemico.
Ieri sera, 10 febbraio, l'Amministrazione comunale ha inteso celebrare il Giorno del Ricordo in memoria delle vittime delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata all'indomani della Seconda Guerra Mondiale. Le atrocità dei partigiani comunisti e delle milizie dell'OZNA agli ordini del maresciallo Tito rappresentano una pagina di storia troppo spesso taciuta e su cui non c'è ancora un ricordo condiviso, in tanti casi per mera convenienza politica.
Sulla Torre Normanna in piazza Cavour (in foto) è stata proiettata l'immagine della Foiba di Basovizza, luogo poco sopra Trieste, diventato monumento nazionale per celebrare i crimini contro gli italiani del versante orientale commessi dai comunisti slavi. In quegli inghiottitoi perirono scaraventati, alcuni sparati alle spalle, altri semplicemente legati ai loro compagni di sventura, circa diecimila connazionali istriani, dalmati e giuliani tra ex militari, poliziotti, funzionari dello Stato, ma anche partigiani bianchi, preti, socialisti, semplici civili e tra di essi, molte donne.
Le stragi e le violenze continuarono per alcuni anni in tutto il territorio oggi diviso tra Italia, Slovenia e Croazia e provocarono, dopo l'annessione alla Jugoslavia di parte di quelle terre, anche l'esodo di 350.000 persone circa, alcune delle quali trovarono rifugio nella nostra Bari, a due passi dal quartiere fieristico e dallo Stadio della Vittoria, dove sorge il Villaggio Trieste, memoria urbana delle violenze etniche perpetrate ai danni di poveri civili indifesi in Istria, Giulia e Dalmazia.
Terlizzi ha ricucito, in un periodo storico tra i più difficili da quel famigerato dopoguerra, i fili della memoria, con una testimonianza semplice ma importante a tenere sveglie le coscienze. Qualcosa che purtroppo non è completamente diffuso a tutti i livelli istituzionali ed in tutte le comunità locali, ancora troppo condizionate, forse, dalla paura di sfogliare le pagine di storia che, fuor di retorica, inchiodano alla vergogna chi ha negato e taciuto per decenni solo per calcolo ideologico e politico.
Ieri sera, 10 febbraio, l'Amministrazione comunale ha inteso celebrare il Giorno del Ricordo in memoria delle vittime delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata all'indomani della Seconda Guerra Mondiale. Le atrocità dei partigiani comunisti e delle milizie dell'OZNA agli ordini del maresciallo Tito rappresentano una pagina di storia troppo spesso taciuta e su cui non c'è ancora un ricordo condiviso, in tanti casi per mera convenienza politica.
Sulla Torre Normanna in piazza Cavour (in foto) è stata proiettata l'immagine della Foiba di Basovizza, luogo poco sopra Trieste, diventato monumento nazionale per celebrare i crimini contro gli italiani del versante orientale commessi dai comunisti slavi. In quegli inghiottitoi perirono scaraventati, alcuni sparati alle spalle, altri semplicemente legati ai loro compagni di sventura, circa diecimila connazionali istriani, dalmati e giuliani tra ex militari, poliziotti, funzionari dello Stato, ma anche partigiani bianchi, preti, socialisti, semplici civili e tra di essi, molte donne.
Le stragi e le violenze continuarono per alcuni anni in tutto il territorio oggi diviso tra Italia, Slovenia e Croazia e provocarono, dopo l'annessione alla Jugoslavia di parte di quelle terre, anche l'esodo di 350.000 persone circa, alcune delle quali trovarono rifugio nella nostra Bari, a due passi dal quartiere fieristico e dallo Stadio della Vittoria, dove sorge il Villaggio Trieste, memoria urbana delle violenze etniche perpetrate ai danni di poveri civili indifesi in Istria, Giulia e Dalmazia.
Terlizzi ha ricucito, in un periodo storico tra i più difficili da quel famigerato dopoguerra, i fili della memoria, con una testimonianza semplice ma importante a tenere sveglie le coscienze. Qualcosa che purtroppo non è completamente diffuso a tutti i livelli istituzionali ed in tutte le comunità locali, ancora troppo condizionate, forse, dalla paura di sfogliare le pagine di storia che, fuor di retorica, inchiodano alla vergogna chi ha negato e taciuto per decenni solo per calcolo ideologico e politico.