Terlizzi ricorda i caduti della Fosse Ardeatine (FOTO)
De Chirico: "Un debito di riconoscenza va dunque a tutti i martiri ardeatini (335), e in particolare ai pugliesi"
sabato 25 marzo 2023
Ieri, 24 marzo, durante la cerimonia in omaggio ai caduti alle Fosse Ardeatine, due dei quali terlizzesi (don Pietro Pappagallo e il prof. Gioacchino Gesmundo), dinnanzi alle associazioni combattentistiche e d'Arma e ai militari, a docenti, alunni ed alunne delle scuole terlizzesi, vertici dell'ANPI Bari e cittadini terlizzesi, il sindaco di Terlizzi, Michelangelo De Chirico, è apparso più volte commosso.
La conclusione del cartellone di eventi che ricordano quei tragici eventi è prevista per mercoledì 29 marzo all'interno della scuola "Gesmundo-Moro-Fiore" dove sarà assegnato il XXVI Premio "Professor Gesmundo", borse di studio per gli studenti più meritevoli, alla presenza del prof. Roberto Tarantino dell'ANPI Bat.
La memoria è il più forte antidoto contro i nuovi fascismi, contro i regimi totalitari di destra e sinistra, contro l'insidia dell'oblio che fa comodo solo a negazionisti e all'ignoranza.
Siamo qui per rievocare una pagina storica a dir poco tragica, che ha toccato e ancora segna dolorosamente il Paese e la Comunità locale. Una pagina scritta 79 anni fa, eppure piaga ancora aperta.
Proprio la distanza temporale dagli eventi e dalle figure che intendo rievocare, mi inducono a rivolgermi principalmente a voi studenti – bambini, ragazzi, giovani presenti in questa piazza – che rappresentate il futuro più di chiunque altri.
Ora come allora, è in corso una guerra a noi vicina. Allora eravamo direttamente coinvolti, oggi lo siamo indirettamente, ma risultiamo ugualmente esposti: una guerra dagli esiti imprevedibili; che, come ogni guerra, semina morte, terrore, distruzione, impoverimento, precarietà morale e materiale.
Un sindaco commosso quello che, oggi, durante la cerimonia in omaggio ai caduti alle Fosse Ardeatine, due dei quali terlizzesi, ha citato, nel suo discorso, i recenti fatti di Bruxelles e, più in genere, tutti gli accadimenti di cronaca che negli ultimi anni stanno mettendo a dura prova gli equilibri mondiali.
Ora come allora, c'è da una parte un aggressore e i suoi seguaci, che esprimono politica di potenza e di prepotenza, dall'altra alcuni territori militarmente occupati e strenuamente difesi; e, in bilico, alcuni valori immateriali, solo apparentemente non palpabili, ma in realtà concretissimi e decisivi nell'orientare la vita individuale e nell'incrementare quella comunitaria: la libertà, la giustizia sociale, la democrazia, la collaborazione tra i popoli.
Sono il fondamento della pace vera. Valori che "non si mangiano", ma necessari per vivere bene: cibo spirituale e intellettuale per crescere sani, civilmente solidi e vitali.
Ciò che avviene oggi lo sappiamo. Lo apprendiamo ogni giorno dalle fonti d'informazione.
Ciò che avvenne ieri, va ricordato: nell'inverno 1944 Roma era occupata dai nazifascisti. Gli oppositori politici venivano perseguitati e annullati. Gli ebrei venivano perseguitati e annullati. Il senso di umanità dei giusti veniva perseguitato e annullato.
In questo contesto si è svolto l'efferato eccidio alle Fosse Ardeatine, il 24 marzo 1944, apoteosi del male "decuplicato", in cui hanno perso la vita anche Don Pietro Pappagallo e il prof. Gioacchino Gesmundo nostri concittadini.
Chi erano? Erano delle persone esemplari! A Roma per svolgere la loro missione: sacerdotale nel caso di don Pietro, educativa nel caso del prof. Gioacchino. Missioni vissute con passione da entrambi.
Perché onorarli?
Don Pietro Pappagallo va onorato per la sua ferma avversione alla guerra: annotata persino sull'immaginetta distribuita dopo la sua prima messa; va onorato per come, da padre spirituale, ha difeso i lavoratori della Snia Viscosa, fabbrica romana di tessuti in cui la mano d'opera meridionale veniva impegnata in condizioni subumane: per i turni di lavoro eccessivamente prolungati ed estenuanti, per la manipolazione di sostanze tossiche che pregiudicavano la salute degli occupati; va onorato per aver affermato il primato della propria coscienza sulle leggi razziali che intendevano sterminare gli ebrei, da lui salvati favorendo l'uscita da Roma con documenti falsi, al pari di altri perseguitati politici e di militari ritenuti renitenti perché si rifiutavano di aderire alla fantomatica Repubblica di Salò.
Il professor Gioacchino Gesmundo va onorato per la chiarezza del proprio insegnamento, per l'accompagnamento educativo che riservava ai suoi alunni, per aver scommesso tutto ciò che aveva faticosamente conseguito nella vita per l'affermazione dei valori di libertà, giustizia e democrazia, come dicevo.
Questi valori attraversano le fedi e le culture ancora oggi, ed erano comuni e praticati anche ieri dagli altri martiri pugliesi alle Fosse Ardeatine. Costoro provenivano da condizioni sociali diverse, svolgevano attività lavorative diverse, militavano in formazioni politiche diverse, ma erano accomunati dall'antifascismo e dai valori che avrebbero trovato ospitalità, poi, nella Costituzione della Repubblica Italiana.
Un debito di riconoscenza va dunque a tutti i martiri ardeatini (335), e in particolare ai pugliesi che costituiscono la rappresentanza numericamente più cospicua dopo quella laziale: dunque a Manfredi Azzarita di famiglia molfettese, a Cosimo Di Micco di famiglia tranese, a Emanuele Caracciolo di famiglia gallipolina, a Mario Carola di famiglia leccese, a Ugo De Carolis di famiglia tarantina, a Giuseppe Lotti e Vincenzo Saccotelli di Andria, a Gaetano La Vecchia di Barletta, a Ugo Baglivo di Alessano, ad Antonio Pisino di Melissano, a Federico Carola di Lecce, a Ugo Stame di Foggia, a Teodato Albanese di Cerignola, a Umberto e Bruno Bucci di Lucera, ad Antonio Ayroldi di Ostuni.
Per finire, un auspicio: che Terlizzi tuteli tutti i suoi figli, e che onori con forza i suoi figli migliori, fra cui don Pietro e il prof. Gesmundo.
Più passa il tempo, più emerge la loro esemplarità e attualità.
Che emerga in maniera forte anche il prossimo anno, nell'80° dell'eccidio alle Fosse Ardeatine! È l'impegno che assumo come sindaco ed è il mandato che affido alle realtà educative, politiche e sociali qui presenti. Lavoriamo per tempo ad una manifestazione incisiva e grande quanto la nostra riconoscenza.
Viva la memoria storica… Viva la pace… Viva la libertà, viva la giustizia sociale, viva la democrazia… Viva il desiderio di futuro che anima le giovani generazioni e i "giovani" di tutte le età.
Grazie!».
Michelangelo De Chirico
La conclusione del cartellone di eventi che ricordano quei tragici eventi è prevista per mercoledì 29 marzo all'interno della scuola "Gesmundo-Moro-Fiore" dove sarà assegnato il XXVI Premio "Professor Gesmundo", borse di studio per gli studenti più meritevoli, alla presenza del prof. Roberto Tarantino dell'ANPI Bat.
La memoria è il più forte antidoto contro i nuovi fascismi, contro i regimi totalitari di destra e sinistra, contro l'insidia dell'oblio che fa comodo solo a negazionisti e all'ignoranza.
Il discorso integrale del Sindaco
«Concittadine e concittadini, familiari dei martiri ardeatini, autorità religiose, civili, militari e componenti combattentistiche, consiglieri e amministratori comunali, rappresentanti dei soggetti politici e dei movimenti operanti in città, associazioni civili, religiose, culturali e sindacali, carissimi alunni e docenti in rappresentanza della popolazione scolastica terlizzese, stimato signor presidente dell'ANPI di Bari, custodi del movimento partigiano, storici dell'antifascismo e della Resistenza: saluto tutti e ciascuno di voi per esserci, con viva riconoscenza e con profondo rispetto e gratitudine, personale ed istituzionale.Siamo qui per rievocare una pagina storica a dir poco tragica, che ha toccato e ancora segna dolorosamente il Paese e la Comunità locale. Una pagina scritta 79 anni fa, eppure piaga ancora aperta.
Proprio la distanza temporale dagli eventi e dalle figure che intendo rievocare, mi inducono a rivolgermi principalmente a voi studenti – bambini, ragazzi, giovani presenti in questa piazza – che rappresentate il futuro più di chiunque altri.
Ora come allora, è in corso una guerra a noi vicina. Allora eravamo direttamente coinvolti, oggi lo siamo indirettamente, ma risultiamo ugualmente esposti: una guerra dagli esiti imprevedibili; che, come ogni guerra, semina morte, terrore, distruzione, impoverimento, precarietà morale e materiale.
Un sindaco commosso quello che, oggi, durante la cerimonia in omaggio ai caduti alle Fosse Ardeatine, due dei quali terlizzesi, ha citato, nel suo discorso, i recenti fatti di Bruxelles e, più in genere, tutti gli accadimenti di cronaca che negli ultimi anni stanno mettendo a dura prova gli equilibri mondiali.
Ora come allora, c'è da una parte un aggressore e i suoi seguaci, che esprimono politica di potenza e di prepotenza, dall'altra alcuni territori militarmente occupati e strenuamente difesi; e, in bilico, alcuni valori immateriali, solo apparentemente non palpabili, ma in realtà concretissimi e decisivi nell'orientare la vita individuale e nell'incrementare quella comunitaria: la libertà, la giustizia sociale, la democrazia, la collaborazione tra i popoli.
Sono il fondamento della pace vera. Valori che "non si mangiano", ma necessari per vivere bene: cibo spirituale e intellettuale per crescere sani, civilmente solidi e vitali.
Ciò che avviene oggi lo sappiamo. Lo apprendiamo ogni giorno dalle fonti d'informazione.
Ciò che avvenne ieri, va ricordato: nell'inverno 1944 Roma era occupata dai nazifascisti. Gli oppositori politici venivano perseguitati e annullati. Gli ebrei venivano perseguitati e annullati. Il senso di umanità dei giusti veniva perseguitato e annullato.
In questo contesto si è svolto l'efferato eccidio alle Fosse Ardeatine, il 24 marzo 1944, apoteosi del male "decuplicato", in cui hanno perso la vita anche Don Pietro Pappagallo e il prof. Gioacchino Gesmundo nostri concittadini.
Chi erano? Erano delle persone esemplari! A Roma per svolgere la loro missione: sacerdotale nel caso di don Pietro, educativa nel caso del prof. Gioacchino. Missioni vissute con passione da entrambi.
Perché onorarli?
Don Pietro Pappagallo va onorato per la sua ferma avversione alla guerra: annotata persino sull'immaginetta distribuita dopo la sua prima messa; va onorato per come, da padre spirituale, ha difeso i lavoratori della Snia Viscosa, fabbrica romana di tessuti in cui la mano d'opera meridionale veniva impegnata in condizioni subumane: per i turni di lavoro eccessivamente prolungati ed estenuanti, per la manipolazione di sostanze tossiche che pregiudicavano la salute degli occupati; va onorato per aver affermato il primato della propria coscienza sulle leggi razziali che intendevano sterminare gli ebrei, da lui salvati favorendo l'uscita da Roma con documenti falsi, al pari di altri perseguitati politici e di militari ritenuti renitenti perché si rifiutavano di aderire alla fantomatica Repubblica di Salò.
Il professor Gioacchino Gesmundo va onorato per la chiarezza del proprio insegnamento, per l'accompagnamento educativo che riservava ai suoi alunni, per aver scommesso tutto ciò che aveva faticosamente conseguito nella vita per l'affermazione dei valori di libertà, giustizia e democrazia, come dicevo.
Questi valori attraversano le fedi e le culture ancora oggi, ed erano comuni e praticati anche ieri dagli altri martiri pugliesi alle Fosse Ardeatine. Costoro provenivano da condizioni sociali diverse, svolgevano attività lavorative diverse, militavano in formazioni politiche diverse, ma erano accomunati dall'antifascismo e dai valori che avrebbero trovato ospitalità, poi, nella Costituzione della Repubblica Italiana.
Un debito di riconoscenza va dunque a tutti i martiri ardeatini (335), e in particolare ai pugliesi che costituiscono la rappresentanza numericamente più cospicua dopo quella laziale: dunque a Manfredi Azzarita di famiglia molfettese, a Cosimo Di Micco di famiglia tranese, a Emanuele Caracciolo di famiglia gallipolina, a Mario Carola di famiglia leccese, a Ugo De Carolis di famiglia tarantina, a Giuseppe Lotti e Vincenzo Saccotelli di Andria, a Gaetano La Vecchia di Barletta, a Ugo Baglivo di Alessano, ad Antonio Pisino di Melissano, a Federico Carola di Lecce, a Ugo Stame di Foggia, a Teodato Albanese di Cerignola, a Umberto e Bruno Bucci di Lucera, ad Antonio Ayroldi di Ostuni.
Per finire, un auspicio: che Terlizzi tuteli tutti i suoi figli, e che onori con forza i suoi figli migliori, fra cui don Pietro e il prof. Gesmundo.
Più passa il tempo, più emerge la loro esemplarità e attualità.
Che emerga in maniera forte anche il prossimo anno, nell'80° dell'eccidio alle Fosse Ardeatine! È l'impegno che assumo come sindaco ed è il mandato che affido alle realtà educative, politiche e sociali qui presenti. Lavoriamo per tempo ad una manifestazione incisiva e grande quanto la nostra riconoscenza.
Viva la memoria storica… Viva la pace… Viva la libertà, viva la giustizia sociale, viva la democrazia… Viva il desiderio di futuro che anima le giovani generazioni e i "giovani" di tutte le età.
Grazie!».
Michelangelo De Chirico