«Qui intere famiglie non ci sono più», un terlizzese racconta il terremoto
Un giovane di Terlizzi partecipa alle operazione di soccorso: «Ma non chiamatemi eroe»
giovedì 25 agosto 2016
11.01
C'è anche un terlizzese tra gli operatori che in queste ore stanno intervenendo nelle zone terremotate. Un giovanissimo che racconta a TerlizziViva la sua esperienza Le foto che vedete in queste pagine sono state scattate da lui, ma non concede di riportare il suo nome: «Certe cose si devono fare per dovere e per senso civico senza dover apparire» ci dice. Insomma, niente eroi. C'è spazio solo per il dolore e per dare il proprio aiuto.
P.V. - lo citeremo solo con le sue iniziali - si trovava per lavoro in Abruzzo quando c'è stato il terremoto. In questi giorni collabora con i vigili del fuoco e le forze dell'ordine, primi fra tutti quelli dei comuni di Teramo, L'Aquila e Ascoli Piceno, per portare soccorso e tentare di salvare vite umane ancora incastrate sotto le macerie. Riusciamo a metterci in contatto con lui prima che torni a scavare a Pescara del Tronto, uno dei paesi rasi al suolo dal sisma di ieri notte.
E' fortemente provato: ha visto tanta morte e distruzione nell'arco di ventiquattr'ore. «Le case sembrano traslate su sé stesse», questo rende ancor più difficile individuare i dispersi, «ho visto almeno 20 morti con i miei occhi, di cui tre bambini». Ieri, dopo dieci ore di operazioni, hanno tirato fuori dall'inferno una bimba di cinque anni; accanto a Giorgia- così si chiama la bambina- il corpo senza vita della sorella. Sono immagini che ti porti dietro per il resto della tua vita. «Ci vuole fegato», ci dice P.V.: secondo noi ci vuole anche un po' di cuore, per fare gli "angeli delle macerie".
Forte è l'aggettivo che P.V. ha utilizzato per descrivere questa esperienza: «Stiamo facendo l'impossibile, ma è tutto distrutto. Intere famiglie non ci sono più». Preferisce lasciare all'immaginazione il suo stato d'animo; crede che delle foto riescano a documentare meglio delle parole ciò che sta vivendo in diretta. Ve le riproponiamo.
P.V. - lo citeremo solo con le sue iniziali - si trovava per lavoro in Abruzzo quando c'è stato il terremoto. In questi giorni collabora con i vigili del fuoco e le forze dell'ordine, primi fra tutti quelli dei comuni di Teramo, L'Aquila e Ascoli Piceno, per portare soccorso e tentare di salvare vite umane ancora incastrate sotto le macerie. Riusciamo a metterci in contatto con lui prima che torni a scavare a Pescara del Tronto, uno dei paesi rasi al suolo dal sisma di ieri notte.
E' fortemente provato: ha visto tanta morte e distruzione nell'arco di ventiquattr'ore. «Le case sembrano traslate su sé stesse», questo rende ancor più difficile individuare i dispersi, «ho visto almeno 20 morti con i miei occhi, di cui tre bambini». Ieri, dopo dieci ore di operazioni, hanno tirato fuori dall'inferno una bimba di cinque anni; accanto a Giorgia- così si chiama la bambina- il corpo senza vita della sorella. Sono immagini che ti porti dietro per il resto della tua vita. «Ci vuole fegato», ci dice P.V.: secondo noi ci vuole anche un po' di cuore, per fare gli "angeli delle macerie".
Forte è l'aggettivo che P.V. ha utilizzato per descrivere questa esperienza: «Stiamo facendo l'impossibile, ma è tutto distrutto. Intere famiglie non ci sono più». Preferisce lasciare all'immaginazione il suo stato d'animo; crede che delle foto riescano a documentare meglio delle parole ciò che sta vivendo in diretta. Ve le riproponiamo.