Tre enormi cisterne sotto la fabbrica Scianatico (FOTO)
Testimonianze fotografiche risalenti agli anni Settanta
giovedì 31 marzo 2016
7.53
Nel sottosuolo di Terlizzi potrebbe celarsi una enorme rete di grotte, una vera e propria città sotterranea così estesa da raggiungere addirittura la costa. La teoria che esista una Terlizzi Sotterranea a profondità finora inesplorate si fa sempre più strada e torna ad essere argomento di grande attualità. Una teoria sospesa tra il mito, il sogno e la testimonianza storica ma che fu comunque segnalata nel 2014 alla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici da parte del consigliere comunale Michele Cagnetta.
Cagnetta sostiene, in particolare, di essere a conoscenza di ben «tre cisterne di acqua» realizzate intorno all'anno 1750 da Tommaso De Gemmis e ubicate al di sotto dello stabilimento Laterificio Pugliese, nell'area alla periferia sud di Terlizzi tra viale dei Lilium e via Mazzini.
Non a caso sul muro di cinta (lato cimitero), dell'ex-Laterificio è altresì presente una lapide che riporta i nomi dei «valenti maestri» costruttori delle cisterne e la testimonianza del passaggio di Ferdinando IV il quale venne a visitarle nel 1797. Ricostruzione che sarebbe avvalorata anche da alcuni racconti storici risalenti a quell'epoca. Racconti che confermano la costruzione di cisterne d'acqua — avveniristiche per quell'epoca — utilizzate per la irrigazione delle campagne. La storia racconta che dal 1802 al 1805 piovve solo tre volte a Terlizzi e che furono proprio quelle cisterne a salvare la città.
«Attualmente — si legge nelle documentazioni storiche — queste tre cisterne ancora attive raccolgono l'acqua piovana di tutto il tetto dello stabilimento e anche buona parte dell'acqua piovana della viabilità interna dell'opificio. Lo stabilimento non lavora più e quell'acqua potrebbe essere utilizzata proficuamente per l'agricoltura come accadeva per il passato oppure essere vuotate ed utilizzate come testimonianza storica della operosità, professionalità e lungimiranza della nostra gente.»
Cagnetta conferma che alcune foto degli anni Settanta «ritrarrebbero un complesso e affascinante sistema ipogeo sempre al di sotto del sedime del Laterificio Pugliese. Alcuni testimoni oculari parlano di grotte, cunicoli e inghiottitoi, prova della natura carsica de lnostro territorio, che se riscoperti avrebbero un inestimabile valore naturalistico e farebbero da volano per la riqualificazione di un'area industriale attualmente in stato di abbandono e progressivo degrado».
Cagnetta sostiene, in particolare, di essere a conoscenza di ben «tre cisterne di acqua» realizzate intorno all'anno 1750 da Tommaso De Gemmis e ubicate al di sotto dello stabilimento Laterificio Pugliese, nell'area alla periferia sud di Terlizzi tra viale dei Lilium e via Mazzini.
Non a caso sul muro di cinta (lato cimitero), dell'ex-Laterificio è altresì presente una lapide che riporta i nomi dei «valenti maestri» costruttori delle cisterne e la testimonianza del passaggio di Ferdinando IV il quale venne a visitarle nel 1797. Ricostruzione che sarebbe avvalorata anche da alcuni racconti storici risalenti a quell'epoca. Racconti che confermano la costruzione di cisterne d'acqua — avveniristiche per quell'epoca — utilizzate per la irrigazione delle campagne. La storia racconta che dal 1802 al 1805 piovve solo tre volte a Terlizzi e che furono proprio quelle cisterne a salvare la città.
«Attualmente — si legge nelle documentazioni storiche — queste tre cisterne ancora attive raccolgono l'acqua piovana di tutto il tetto dello stabilimento e anche buona parte dell'acqua piovana della viabilità interna dell'opificio. Lo stabilimento non lavora più e quell'acqua potrebbe essere utilizzata proficuamente per l'agricoltura come accadeva per il passato oppure essere vuotate ed utilizzate come testimonianza storica della operosità, professionalità e lungimiranza della nostra gente.»
Cagnetta conferma che alcune foto degli anni Settanta «ritrarrebbero un complesso e affascinante sistema ipogeo sempre al di sotto del sedime del Laterificio Pugliese. Alcuni testimoni oculari parlano di grotte, cunicoli e inghiottitoi, prova della natura carsica de lnostro territorio, che se riscoperti avrebbero un inestimabile valore naturalistico e farebbero da volano per la riqualificazione di un'area industriale attualmente in stato di abbandono e progressivo degrado».