Via Appia Traiana: scarichi abusivi di amianto e macerie edili
L'allarme lanciato dall'associazione Puliamo Terlizzi
mercoledì 18 maggio 2016
7.30
Ancora problemi sulla via Appia Traiana lungo il tratto che attraversa il territorio del comune di Terlizzi. Nonostante la grande bonifica, fatta lo scorso anno dal Comune di Terlizzi, la situazione attuale denunciata dall'associazione ambientalista Puliamo Terlizzi sembra avvicinarsi pericolosamente a quanto c'era prima. Nel 2015 il Comune di Terlizzi ha effettuato un grosso e costoso intervento di bonifica della via Appia Traiana. "All'epoca - affermano i volontari dell'associazione - già si era constatato, purtroppo, che la rimozione dell'amianto non era stata effettuata con le dovute cautele. Infatti, in molti punti i mezzi per la rimozione avevano frantumanto porzioni di materiale che era rimasto lì sul sito. A questo si sono aggiunti negli ultimi mesi parecchi scarichi abusivi".
Attualmente i punti con presenza di cemento-amianto sono tantissimi, e sono per la maggior parte corpi voluminosi come vecchi serbatoi. Si contano non meno di otto abbandoni abusivi. Nei casi peggiori vi sono lastre frantumate, e tutti sappiamo quanto sia pericolosa l'esposizione delle fibre all'aria.
Non mancano nemmeno maldestri tentativi di ripristino della sede stradale con la colmatura delle buche riversandovi dei ciottoli di campagna insieme a rimanenze di tubazioni in cemento amianto. Il tutto è contornato da abbandoni sparsi di più "innocui" (sic!) sacchetti di domestico indifferenziato. Avvicinandosi al confine con il comune di Ruvo sono frequenti gli sversamenti di macerie edili.
"La piaga dell'abbandono abusivo di lastre e serbatoi d'amianto sembra non avere fine" è la tesi di Puliamo Terlizzi, secondo cui "i controlli da parte degli organi di controllo del territorio (vigili urbani, guardie forestali, carabinieri, polizia) sembrano inesistenti. Fatica purtroppo a farsi strada tra i cittadini la consapevolezza del danno alla collettività in conseguenza di questi atti illeciti. Anzichè affrontare con impegno la forma corretta di smaltimento attraverso ditte specializzate, prevale la logica perversa della "diluizione di responsabilità" su tutta la collettività. In questo caso sta esclusivamente alla sensibilità delle amministrazioni pubbliche procedere con celerità alla rimozione dei materiali pericolosi. In questo modo la collettività è costretta, quindi, a farsi carico dell'esposizione al rischio di danni alla salute oltre che dell'impegno economico che attraverso le imposte deve giungere alle casse pubbliche per le operazioni di rimozione degli abbandoni abusivi".
Attualmente i punti con presenza di cemento-amianto sono tantissimi, e sono per la maggior parte corpi voluminosi come vecchi serbatoi. Si contano non meno di otto abbandoni abusivi. Nei casi peggiori vi sono lastre frantumate, e tutti sappiamo quanto sia pericolosa l'esposizione delle fibre all'aria.
Non mancano nemmeno maldestri tentativi di ripristino della sede stradale con la colmatura delle buche riversandovi dei ciottoli di campagna insieme a rimanenze di tubazioni in cemento amianto. Il tutto è contornato da abbandoni sparsi di più "innocui" (sic!) sacchetti di domestico indifferenziato. Avvicinandosi al confine con il comune di Ruvo sono frequenti gli sversamenti di macerie edili.
"La piaga dell'abbandono abusivo di lastre e serbatoi d'amianto sembra non avere fine" è la tesi di Puliamo Terlizzi, secondo cui "i controlli da parte degli organi di controllo del territorio (vigili urbani, guardie forestali, carabinieri, polizia) sembrano inesistenti. Fatica purtroppo a farsi strada tra i cittadini la consapevolezza del danno alla collettività in conseguenza di questi atti illeciti. Anzichè affrontare con impegno la forma corretta di smaltimento attraverso ditte specializzate, prevale la logica perversa della "diluizione di responsabilità" su tutta la collettività. In questo caso sta esclusivamente alla sensibilità delle amministrazioni pubbliche procedere con celerità alla rimozione dei materiali pericolosi. In questo modo la collettività è costretta, quindi, a farsi carico dell'esposizione al rischio di danni alla salute oltre che dell'impegno economico che attraverso le imposte deve giungere alle casse pubbliche per le operazioni di rimozione degli abbandoni abusivi".