Villa del "re della contraffazione": confermata confisca in Appello
Francesco Grosso e la moglie non avevano redditi, ma vivevano nel lusso
lunedì 16 maggio 2016
7.16
Maxi confisca di beni confermata anche dalla Corte di Appello di Bari. La villa terlizzese di Francesco Grosso, 40enne pregiudicato di Molfetta considerato il "re della contraffazione", specializzato nella produzione di falsi capi di lusso, rimane nelle mani dello Stato.
I giudici del capoluogo, infatti, rigettando la richiesta presentata dai legali di parte, hanno confermato la confisca di beni, mobili ed immobili, per un valore complessivo di circa un milione di euro disposta nel novembre scorso dalla sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Trani che aveva accolto la proposta del procuratore aggiunto Francesco Giannella, in seguito alle indagini della Guardia di Finanza della Tenenza di Molfetta.
Ufficialmente, infatti, l'uomo, nel cui curriculum si annoverano numerose condanne, tanto da essere ritenuto socialmente pericoloso perché sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di dimora nel comune di residenza e condannato con sentenze definitive per aver acquisto di cose di sospetta provenienza, commercio di prodotti con segni falsi e ricettazione, e la moglie di 36 anni non avevano redditi, ma vivevano nel lusso.
Grosso, infatti, sempre secondo le indagini delle Fiamme Gialle, negli ultimi 17 anni avrebbe dichiarato al fisco un reddito annuo pari a meno di 1.500 euro (circa 100 euro al mese). Nei fatti, però, viveva a Terlizzi in una maxi-villa, ristrutturata in un discutibile stile palladiano, dotata persino di un centro fitness e trasformata in un autentico bunker con un sofisticato impianto di videosorveglianza controllabile a distanza.
Una villa, nella quale Grosso non si faceva mancare mobili d'epoca e tecnologia Wi-Fi all'avanguardia, con all'ingresso due leoni in pietra, quasi a simboleggiare la sua posizione di dominio, soprattutto negli ambienti criminali di Molfetta e di Terlizzi. Non solo: circolava in città con auto di grossa cilindrata, spendeva soldi a destra e a manca e il suo tenore di vita, fino a dicembre dello scorso anno, quando il suo patrimonio fu sequestrato, era assolutamente sproporzionato rispetto al reddito dichiarato.
Ma i militari della Guardia di Finanza agli ordini del tenente Giuseppe Parisi, hanno indagato nella sua vita sin dal mese di giugno del 2014 e a dicembre dello scorso anno misero i sigilli al forziere del "re della contraffazione e della ricettazione". Sotto chiave finirono anche un terreno agricolo, 3 auto (due intestate alla moglie e una al nipote), 4 conti bancari e altri beni, tra cui un'area fitness ed un ludica, trovati all'interno della villa.
Adesso i beni confiscati potranno essere destinati ad un uso sociale, Corte di Cassazione permettendo.
I giudici del capoluogo, infatti, rigettando la richiesta presentata dai legali di parte, hanno confermato la confisca di beni, mobili ed immobili, per un valore complessivo di circa un milione di euro disposta nel novembre scorso dalla sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Trani che aveva accolto la proposta del procuratore aggiunto Francesco Giannella, in seguito alle indagini della Guardia di Finanza della Tenenza di Molfetta.
Ufficialmente, infatti, l'uomo, nel cui curriculum si annoverano numerose condanne, tanto da essere ritenuto socialmente pericoloso perché sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di dimora nel comune di residenza e condannato con sentenze definitive per aver acquisto di cose di sospetta provenienza, commercio di prodotti con segni falsi e ricettazione, e la moglie di 36 anni non avevano redditi, ma vivevano nel lusso.
Grosso, infatti, sempre secondo le indagini delle Fiamme Gialle, negli ultimi 17 anni avrebbe dichiarato al fisco un reddito annuo pari a meno di 1.500 euro (circa 100 euro al mese). Nei fatti, però, viveva a Terlizzi in una maxi-villa, ristrutturata in un discutibile stile palladiano, dotata persino di un centro fitness e trasformata in un autentico bunker con un sofisticato impianto di videosorveglianza controllabile a distanza.
Una villa, nella quale Grosso non si faceva mancare mobili d'epoca e tecnologia Wi-Fi all'avanguardia, con all'ingresso due leoni in pietra, quasi a simboleggiare la sua posizione di dominio, soprattutto negli ambienti criminali di Molfetta e di Terlizzi. Non solo: circolava in città con auto di grossa cilindrata, spendeva soldi a destra e a manca e il suo tenore di vita, fino a dicembre dello scorso anno, quando il suo patrimonio fu sequestrato, era assolutamente sproporzionato rispetto al reddito dichiarato.
Ma i militari della Guardia di Finanza agli ordini del tenente Giuseppe Parisi, hanno indagato nella sua vita sin dal mese di giugno del 2014 e a dicembre dello scorso anno misero i sigilli al forziere del "re della contraffazione e della ricettazione". Sotto chiave finirono anche un terreno agricolo, 3 auto (due intestate alla moglie e una al nipote), 4 conti bancari e altri beni, tra cui un'area fitness ed un ludica, trovati all'interno della villa.
Adesso i beni confiscati potranno essere destinati ad un uso sociale, Corte di Cassazione permettendo.