Uno smartphone
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Cronaca

13enne violentato a Terlizzi, la famiglia: «Fermate la diffusione del video»

Il legale Giuseppe Arzillo annuncia azioni legali: «Diffondere il filmato è un reato: denunceremo»

Il video di una violenza consumata in un comune del nord barese, Terlizzi, acquisito e poi secretato dal Tribunale per i Minorenni di Bari, a giugno scorso, è stato diffuso sui social quattro mesi più tardi. Della clip, di 12 secondi, oltre alle immagini molto crude e al pianto della vittima, un 13enne, si vede poco.

«La diffusione di quel video da parte di chicchessia - fa sapere l'avvocato della vittima, Giuseppe Arzillo - oltre a rendere la vicenda ancora più dolorosa per tutti i soggetti coinvolti, costituisce un grave illecito penalmente rilevante e perseguibile». Il fatto, avvenuto in un casolare in campagna, vede coinvolti quattro ragazzi, tutti minorenni, che si conoscevano tra loro: due di questi avrebbero ripreso con uno smartphone il momento in cui un altro compagno - il più grande - avrebbe compiuto la violenza, «contro la volontà della vittima».

Con quest'accusa i Carabinieri hanno messo sotto torchio il gruppo di minorenni: ad un 16enne, il più grande di loro, presunto autore della violenza, è stato notificato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari (le parti sono in attesa della fissazione dell'udienza preliminare), mentre altri due 13enni, considerata la minore età, non sono imputabili.

Quel video, che sta circolando sulle chat delle più comuni applicazioni di messaggistica istantanea è diventato virale e l'avvocato della vittima, Arzillo, annuncia azioni legali: «Si tratta di una vicenda allarmante - fa sapere - che, oltre a richiamare l'attenzione sul sempre più preoccupante diffondersi di fenomeni di bullismo tra i più giovani, sta gravemente turbando l'equilibrio e la serenità della vittima e del suo nucleo familiare».

Arzillo «confida nella magistratura, già investita del caso, affinché l'autore o gli autori di questo grave fatto vengano individuati e perseguiti. Bisogna, tuttavia, segnalare che la diffusione di quel video da parte di chicchessia, oltre a rendere la vicenda ancora più dolorosa per tutti i soggetti coinvolti, costituisce un grave illecito penalmente rilevante e perseguibile».

Rischiano conseguenze penali tutti coloro che, condividendolo o inoltrandolo sulle chat, hanno contribuito a far diventare il video virale. Anche qui la legge è chiara: può finire nei guai con la giustizia anche chi, una volta visto o ricevuto il materiale intimo, commette il reato di condivisione non consensuale che viene ritenuta una condotta agevolatoria nei confronti di chi ha commesso il reato.

Proprio per questo l'avvocato ha annunciato il deposito, «nelle prossime ore», di «un esposto alla Procura competente, onde porre freno all'incontrollata condivisione delle immagini e denunciare chiunque le diffonda attraverso qualsiasi canale. Confidiamo nel buon senso di tutti e nel giusto supporto da parte delle istituzioni, affinché - è la chiosa finale - vengano contenute e arginate le già gravi conseguenze che questa triste vicenda sta avendo per la giovane vittima e per i suoi familiari».

L'avvocato del 16enne, invece, Michele De Nicolo, pur riconoscendo che «l'autore materiale del fatto è il mio assistito», lo ritiene «una vittima, un'altra vittima» perché «in casi come questo - ha detto - bisogna conoscere il contesto e il retroterra in cui è avvenuto il fatto».

Di «atto deplorevole che può rovinare per sempre la vita di chi subisce una simile violenza» ha parlato invece Vincenzo Gesualdo, presidente dell'Ordine delle psicologhe e degli psicologi di Puglia. Una duplice violenza quella inflitta al minore che adesso, a distanza di mesi dall'accaduto, sembra non avere fine: nelle ultime ore il filmato della violenza sta rimbalzando da telefono a telefono rendendo infinto e incancellabile il dolore.

Per il presidente degli psicologi pugliesi si tratta di un vero e proprio atto di violenta sottomissione che non ha niente a che vedere con la sfera sessuale: «La violenza carnale è un orrore che lascia ferite profonde e difficilmente curabili ma il sesso è solo un mezzo, il fine è il dominio dell'altro. Quando parliamo di violenza sessuale entriamo in un ambito estremamente complesso dal punto di vista psicologico e traumatico, sia per chi agisce sia per chi subisce». I giovani hanno cercato di costruirsi una identità negli ultimi due anni dentro le mura di una casa.

«Adesso desiderano essere visti, bramano una conferma da parte del branco che si costruisce perché non c'è una figura di riferimento adulta. L'altro, il diverso, non esiste più, le relazioni paritarie non esistono più» continua Gesualdo. «Esiste solo l'Io e l'attivazione di comportamenti che ne confermino la supremazia, a sostegno di una società abitata da chi ha la gestione e da chi deve essere gestito».
  • Giuseppe Arzillo
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