Attualità
8 marzo, la riflessione amara di Ninni Gemmato contro la retorica
Un post ed una foto per raccontare un sentimento diffuso
Terlizzi - martedì 8 marzo 2022
13.48
Si sta celebrando oggi in tante nazioni la Giornata Internazionale della Donna.
A Terlizzi è stato il sindaco Ninni Gemmato ad affidare alle pagine social una riflessione scarna, ma efficace, con la foto di una donna ucraina e del suo bambino in fuga dalla guerra e dalle bombe russe.
«Non è un giorno di festa, né c'è spazio per la retorica preconfezionata tipica delle celebrazioni da calendario.
Oggi il pensiero va alle donne ucraine - scrive Gemmato -, anziane o bambine, costrette all'improvviso a lasciarsi alle spalle la propria vita, la quotidianità sepolta sotto le macerie, una mano che trascina un bagaglio mentre l'altra stringe un'altra mano».
Un'angoscia condivisa da tante donne terlizzesi, da semplici cittadini e da alcune associazioni, in testa quella della Polizia di Stato, che si stanno attivando in queste ore per inviare ogni genere di conforto per queste persone e per accogliere chi arriva.
Lo abbiamo fatto di nuovo, abbiamo (perché l'opulento Occidente è correo con i suoi silenzi) lasciato sole queste anime innocenti che invece avremmo dovuto difendere, proteggere dall'aberrazione della guerra. Lo abbiamo fatto ancora, al di là della retorica trita e ritrita e ce ne vergogniamo un bel po'.
Le donne generano vita, la guerra dolori e sofferenze immani. Ma non impariamo mai abbastanza.
A Terlizzi è stato il sindaco Ninni Gemmato ad affidare alle pagine social una riflessione scarna, ma efficace, con la foto di una donna ucraina e del suo bambino in fuga dalla guerra e dalle bombe russe.
«Non è un giorno di festa, né c'è spazio per la retorica preconfezionata tipica delle celebrazioni da calendario.
Oggi il pensiero va alle donne ucraine - scrive Gemmato -, anziane o bambine, costrette all'improvviso a lasciarsi alle spalle la propria vita, la quotidianità sepolta sotto le macerie, una mano che trascina un bagaglio mentre l'altra stringe un'altra mano».
Un'angoscia condivisa da tante donne terlizzesi, da semplici cittadini e da alcune associazioni, in testa quella della Polizia di Stato, che si stanno attivando in queste ore per inviare ogni genere di conforto per queste persone e per accogliere chi arriva.
Lo abbiamo fatto di nuovo, abbiamo (perché l'opulento Occidente è correo con i suoi silenzi) lasciato sole queste anime innocenti che invece avremmo dovuto difendere, proteggere dall'aberrazione della guerra. Lo abbiamo fatto ancora, al di là della retorica trita e ritrita e ce ne vergogniamo un bel po'.
Le donne generano vita, la guerra dolori e sofferenze immani. Ma non impariamo mai abbastanza.