La politica è troppo distante dai cittadini, questo dicono gli ultimi risultati elettorali
Il vero dato politico riguarda la scarsissima affluenza alle urne
Terlizzi - mercoledì 3 giugno 2015
12.18
Centrosinistra 49,65%, centrodestra 32,27%, grillini 16,11%. Questa è la fotografia politica di Terlizzi, scattata dall'alto, all'indomani delle elezioni regionali regionali 2015. Cifre che di certo non fanno esultare la maggioranza di centrodestra a trazione Gemmato, maggioranza che proprio mentre si trova al giro di boa del percorso amministrativo esce abbastanza incerottata dalle urne del 31 maggio.
Le elezioni regionali non sono mica le amministrative, si dirà. Vero. Ma è altrettanto innegabile che rappresentano un test elettorale molto vicino a quello che tra due anni metterà di nuovo alla prova Ninni Gemmato alla ricerca di una eventuale riconferma. Tant'è che il basso profilo scelto dai fratelli Gemmato come reazione ai dati elettorali, paradossalmente finisce per far trapelare un sentimento di sconfitta.
Non è un segreto che queste elezioni regionali cadano proprio nel momento più difficile per il sindaco e per tutta la coalizione di centrodestra: lo scontro con le opposizioni in consiglio comunale assomiglia sempre più a quello di un'aula di tribunale e rallenta l'azione amministrativa; in tribunale - quello vero - è iniziato il processo sul caso Censum; lo scandalo legato all'ex concessionaria dei tributi, con tutto lo strascico di polemiche, continua a monopolizzare l'attenzione dei media e mette in ombra quello che anche di buono si sta facendo (la riqualificazione di Largo Cirillo oggettivamente è un buon risultato, così come anche i progressi nella raccolta differenziata, il nuovo polo liceale, lo sblocco dell'urbanistica); nel frattempo la coalizione di "responsabilità civica" del 2012 ha perso pezzi passati dall'altra parte della trincea.
Si capisce, dunque, perché in questo scenario da guerriglia quei 1.100 voti ottenuti in città da Marcello Gemmato, cannibalizzando il resto del centrodestra locale (Forza Italia ne è uscito con uno striminzito 5%) e a conclusione di una campagna elettorale molto, come dire, mediatica, spinta (a nostro parere legittimamente) da inaugurazioni di piazze e marchingegni vari, be' in effetti quei voti alla fine risultano oggettivamente pochini e amplificano l'allarme. Per dire, se quelle 1.100 preferenze fossero un metro di misura, allora tanto di cappello all'altro terlizzese, Francesco de Nicolo (Emiliano sindaco di Puglia), un quasi sconosciuto per il grande pubblico che, da solo, con la sua candidatura di servizio, silenziosa e poco pubblicizzata, ha preso ben 282 voti.
Sul fronte opposto, il Partito Democratico (Pd + liste di Michele Emiliano) dimostra di essere in buona salute confermando sostanzialmente lo zoccolo duro del suo elettorato. Tuttavia, è una buona salute che scoppia solo quando si vota per le Europee o per le Regionali. Al contrario, quando lo zoom punta su Terlizzi è inevitabile che gli antichi rancori e le divisioni interne si vedano ancora tutte. Nè al momento riusciamo a intravedere una vision politico-pogrammatica ben definita o uno slancio propositivo in questo cocktail di partiti e movimenti che è il centrosinistra terlizzese: l'unico ingrediente che al momento tiene insieme le varie anime dell'opposizione (dentro e fuori il consiglio comunale) è quel forte sapore giustizialista, quell'indice puntato a oltranza contro una dirigente comunale, la pretesa di sostituirsi alla giustizia e la scelta di essere presenti a tutti i costi nelle aule dei tribunali piuttosto che nelle aule della politica.
La politica è altro. E i cittadini chiedono altro alla politica. Il padre di famiglia, l'imprenditore, il vecchietto in pensione, la massaia, i giovani, pretendono soluzioni concrete per lo sviluppo, per l'economia, per il commercio, per la vivibilità, per le piccole cose di ogni giorno. E questo i politici pare non l'abbiano ancora capito del tutto. La scarsa affluenza al voto è figlia di questo malinteso. Il vero dato politico di queste elezioni riguarda proprio la scarsissima affluenza alle urne, una profonda disaffezione alla politica che bussa alla porta di chi ha ruoli di governo e allo stesso tempo annulla nel fronte opposto ogni parvenza di vittoria. Insomma, a Terlizzi non ha vinto nessuno. Ed è da questo "anno zero" che centrodestra e centrosinistra dovranno ricominciare.
Cosimo de Gioia
Le elezioni regionali non sono mica le amministrative, si dirà. Vero. Ma è altrettanto innegabile che rappresentano un test elettorale molto vicino a quello che tra due anni metterà di nuovo alla prova Ninni Gemmato alla ricerca di una eventuale riconferma. Tant'è che il basso profilo scelto dai fratelli Gemmato come reazione ai dati elettorali, paradossalmente finisce per far trapelare un sentimento di sconfitta.
Non è un segreto che queste elezioni regionali cadano proprio nel momento più difficile per il sindaco e per tutta la coalizione di centrodestra: lo scontro con le opposizioni in consiglio comunale assomiglia sempre più a quello di un'aula di tribunale e rallenta l'azione amministrativa; in tribunale - quello vero - è iniziato il processo sul caso Censum; lo scandalo legato all'ex concessionaria dei tributi, con tutto lo strascico di polemiche, continua a monopolizzare l'attenzione dei media e mette in ombra quello che anche di buono si sta facendo (la riqualificazione di Largo Cirillo oggettivamente è un buon risultato, così come anche i progressi nella raccolta differenziata, il nuovo polo liceale, lo sblocco dell'urbanistica); nel frattempo la coalizione di "responsabilità civica" del 2012 ha perso pezzi passati dall'altra parte della trincea.
Si capisce, dunque, perché in questo scenario da guerriglia quei 1.100 voti ottenuti in città da Marcello Gemmato, cannibalizzando il resto del centrodestra locale (Forza Italia ne è uscito con uno striminzito 5%) e a conclusione di una campagna elettorale molto, come dire, mediatica, spinta (a nostro parere legittimamente) da inaugurazioni di piazze e marchingegni vari, be' in effetti quei voti alla fine risultano oggettivamente pochini e amplificano l'allarme. Per dire, se quelle 1.100 preferenze fossero un metro di misura, allora tanto di cappello all'altro terlizzese, Francesco de Nicolo (Emiliano sindaco di Puglia), un quasi sconosciuto per il grande pubblico che, da solo, con la sua candidatura di servizio, silenziosa e poco pubblicizzata, ha preso ben 282 voti.
Sul fronte opposto, il Partito Democratico (Pd + liste di Michele Emiliano) dimostra di essere in buona salute confermando sostanzialmente lo zoccolo duro del suo elettorato. Tuttavia, è una buona salute che scoppia solo quando si vota per le Europee o per le Regionali. Al contrario, quando lo zoom punta su Terlizzi è inevitabile che gli antichi rancori e le divisioni interne si vedano ancora tutte. Nè al momento riusciamo a intravedere una vision politico-pogrammatica ben definita o uno slancio propositivo in questo cocktail di partiti e movimenti che è il centrosinistra terlizzese: l'unico ingrediente che al momento tiene insieme le varie anime dell'opposizione (dentro e fuori il consiglio comunale) è quel forte sapore giustizialista, quell'indice puntato a oltranza contro una dirigente comunale, la pretesa di sostituirsi alla giustizia e la scelta di essere presenti a tutti i costi nelle aule dei tribunali piuttosto che nelle aule della politica.
La politica è altro. E i cittadini chiedono altro alla politica. Il padre di famiglia, l'imprenditore, il vecchietto in pensione, la massaia, i giovani, pretendono soluzioni concrete per lo sviluppo, per l'economia, per il commercio, per la vivibilità, per le piccole cose di ogni giorno. E questo i politici pare non l'abbiano ancora capito del tutto. La scarsa affluenza al voto è figlia di questo malinteso. Il vero dato politico di queste elezioni riguarda proprio la scarsissima affluenza alle urne, una profonda disaffezione alla politica che bussa alla porta di chi ha ruoli di governo e allo stesso tempo annulla nel fronte opposto ogni parvenza di vittoria. Insomma, a Terlizzi non ha vinto nessuno. Ed è da questo "anno zero" che centrodestra e centrosinistra dovranno ricominciare.
Cosimo de Gioia