
Attualità
Addio ospedale: ma cosa succederà concretamente?
Ecco le conseguenze presumibili dopo il piano di Michele Emiliano
Terlizzi - martedì 1 marzo 2016
7.46
Addio ospedale "Michele Sarcone". Da presidio ospedaliero di base a presidio territoriale, questo è quanto stabilisce il piano di riordino della Regione. In parole semplici l'ospedale di Terlizzi non è più un ospedale. Ma che significa concretamente? Non significa certo che l'ospedale da domani chiuderà i battenti e resterà vuoto, questo è ovvio e si sapeva già. Concretamente gli effetti del piano si vedranno sulle emergenze che non potranno più essere gestite in questa struttura. Innanzitutto il pronto soccorso non sarà più h24 ma lavorerà soltanto in alcune fasce orarie della giornata, come normali uffici pubblici. Quella di Terlizzi, dunque, non sarà più una struttura per i cosiddetti pazienti "acuti", quelli in condizioni di emergenza.
«La preoccupazione non è per noi operatori che potremo essere trasferiti da una struttura ospedaliera all'altra — spiega Francesco Barione, infermiere al pronto soccorso e dirigente Fials — l'ansia è per quello che accadrà all'utenza, a quei pazienti che dopo questo piano non potranno ricevere un adeguato servizio e se la prenderanno con noi lavoratori. Oggi il pronto soccorso di Terlizzi gestisce una media di 50 accessi al giorno che da domani si andranno a riversare sul pronto di soccorso di Molfetta che però già gestisce intorno ai 100 accessi giornalieri e che non è adeguato per ospitarne altri. A Molfetta — continua Barione — non ci sono spazi adeguati, la "camera calda" non è idonea per ricevere due ambulanze contemporaneamente e sono insufficienti gli spazi per l'osservazione breve».
Francesco Troso, dirigente del reparto di Cardiologia a Terlizzi: «Quello che cambia è che i pazienti con un dolore toracico di notte non potranno più rivolgersi al pronto soccorso di Terlizzi. Per il resto, la struttura ospedaliera manterrà la cardiologia e pneumologia con un'impronta riabilitativa, mentre la medicina diventa una lungodegenza. Sarebbe invece grave la perdita anche del reparto di radiologia». Resta da capire che fine faranno alcuni reparti di eccellenza come l'Oculistica e la Chirurgia Plastica.
«La preoccupazione non è per noi operatori che potremo essere trasferiti da una struttura ospedaliera all'altra — spiega Francesco Barione, infermiere al pronto soccorso e dirigente Fials — l'ansia è per quello che accadrà all'utenza, a quei pazienti che dopo questo piano non potranno ricevere un adeguato servizio e se la prenderanno con noi lavoratori. Oggi il pronto soccorso di Terlizzi gestisce una media di 50 accessi al giorno che da domani si andranno a riversare sul pronto di soccorso di Molfetta che però già gestisce intorno ai 100 accessi giornalieri e che non è adeguato per ospitarne altri. A Molfetta — continua Barione — non ci sono spazi adeguati, la "camera calda" non è idonea per ricevere due ambulanze contemporaneamente e sono insufficienti gli spazi per l'osservazione breve».
Francesco Troso, dirigente del reparto di Cardiologia a Terlizzi: «Quello che cambia è che i pazienti con un dolore toracico di notte non potranno più rivolgersi al pronto soccorso di Terlizzi. Per il resto, la struttura ospedaliera manterrà la cardiologia e pneumologia con un'impronta riabilitativa, mentre la medicina diventa una lungodegenza. Sarebbe invece grave la perdita anche del reparto di radiologia». Resta da capire che fine faranno alcuni reparti di eccellenza come l'Oculistica e la Chirurgia Plastica.