
Attualità
"Aiutatemi a ritrovare la mia vera madre"
La storia di Maria e dell'infermiera terlizzese che l'accompagnò in un orfanotrofio
Terlizzi - mercoledì 17 febbraio 2016
7.50
C'è anche un po' di Terlizzi nella storia di Maria Patruno, la donna molfettese che ha deciso di rintracciare la sua madre biologica dopo essere stata adottata diversi anni anni. E' una di quelle storie che toccano il cuore e in cui una parte la ricopre anche una infermiera di Terlizzi, Rita Tempesta, che quel lontano giorno portò la piccola Maria, oggi 51 anni, da una clinica di Bari a un orfanotrofio.
Maria di quella donna di Terlizzi non sa nulla, se non che fosse di Terlizzi. Oggi Maria ha un desiderio: rintracciare la propria mamma biologica e chissà, riuscire a farlo anche grazie a questo indizio che porta nella città dei fiori. La donna ha deciso insieme con TerlizziViva di ripercorrere le tappe della sua esistenza, raccontarci la storia della sua adozione e spiegarci questo desiderio di ritrovare l'altra madre.
"Questa storia - dice Maria, iniziando il suo racconto - ha inizio la mattina del 7 settembre 1965 nel rione San Pasquale a Bari, in una casa di cura della zona in via de Napoli. Il dottor Nicola Lisco, ostetrico, ormai deceduto, assiste al parto di una giovane donna andata da lui per partorire una bambina da 'affidare al destino'. Quella bambina ero io. Chi o cosa abbia costretto mia madre a non tenermi con sé oggi è diventato motivo della mia ricerca. Le motivazioni di quel gesto possono essere diverse, potrei immaginarle, ma potrebbero andare oltre la mia immaginazione".
"Non so cosa sia successo con precisione quella mattina. So soltanto che a portarmi in orfanotrofio fu forse l'infermiera della clinica, una certa Rita Tempesta, originaria di Terlizzi. Nell'Istituto Provinciale per l'Infanzia, dove sono stata battezzata col nome di Maria, ci sono rimasta per sette mesi fino al momento dell'adozione. Il cognome Celestini mi fu attribuito al comune dove il dottore si recò per dichiarare la mia nascita; non so se a decidere quel cognome fu lo stesso dottore o il messo comunale".
"Ho avuto la fortuna di essere adottata da una coppia di "angeli", papà Lazzaro e mamma Filomena. Ero e sono rimasta il loro orgoglio. Mi hanno cresciuta ed educata come pochi genitori sanno fare. Ho saputo sin da piccola -- continua Maria -- dell'adozione. Avevo 4 anni circa, in quell'istituto di Bari mi ci hanno pure accompagnata per visitare i luoghi dove ero stata lasciata in affido. Dopo molti anni dalla morte di papà, è stata mamma, ormai anziana, a spingermi a ricercare quella donna che lei avrebbe tanto voluto ringraziare per il semplice motivo di non aver deciso di abortire".
Ed è qui che il percorso di Maria si inceppa. "Mi ritrovo ad affrontare una legge ingiusta che nega il diritto di conoscere il nome della genitrice stessa prima che l'adottata abbia compiuto 100 anni. Ho fatto istanza al Tribunale dei minori qualche anno fa per venire a conoscenza dell' identità di chi mi ha messo al mondo: mi hanno già risposto di no".
Maria si è rivolta quindi a Molfettaviva, ai social network, alla tv. Questo è il suo appello, una richiesta di aiuto che portà con sé una storia e la speranza che essa arrivi a chi potrebbe riconoscere la sua storia. Noi glielo auguriamo di cuore. Speriamo che possa riabbracciare presto la sua mamma biologica realizzando il suo più grande desiderio. Chiediamo ai nostri lettori di condividere e diffondere il suo appello. Chiunque possa aiutare la signora può contattarci all'indirizzo info@terlizziviva.it o scrivere direttamente alla signora Maria all'indirizzo email patmiryam@alice.it.
Maria di quella donna di Terlizzi non sa nulla, se non che fosse di Terlizzi. Oggi Maria ha un desiderio: rintracciare la propria mamma biologica e chissà, riuscire a farlo anche grazie a questo indizio che porta nella città dei fiori. La donna ha deciso insieme con TerlizziViva di ripercorrere le tappe della sua esistenza, raccontarci la storia della sua adozione e spiegarci questo desiderio di ritrovare l'altra madre.
"Questa storia - dice Maria, iniziando il suo racconto - ha inizio la mattina del 7 settembre 1965 nel rione San Pasquale a Bari, in una casa di cura della zona in via de Napoli. Il dottor Nicola Lisco, ostetrico, ormai deceduto, assiste al parto di una giovane donna andata da lui per partorire una bambina da 'affidare al destino'. Quella bambina ero io. Chi o cosa abbia costretto mia madre a non tenermi con sé oggi è diventato motivo della mia ricerca. Le motivazioni di quel gesto possono essere diverse, potrei immaginarle, ma potrebbero andare oltre la mia immaginazione".
"Non so cosa sia successo con precisione quella mattina. So soltanto che a portarmi in orfanotrofio fu forse l'infermiera della clinica, una certa Rita Tempesta, originaria di Terlizzi. Nell'Istituto Provinciale per l'Infanzia, dove sono stata battezzata col nome di Maria, ci sono rimasta per sette mesi fino al momento dell'adozione. Il cognome Celestini mi fu attribuito al comune dove il dottore si recò per dichiarare la mia nascita; non so se a decidere quel cognome fu lo stesso dottore o il messo comunale".
"Ho avuto la fortuna di essere adottata da una coppia di "angeli", papà Lazzaro e mamma Filomena. Ero e sono rimasta il loro orgoglio. Mi hanno cresciuta ed educata come pochi genitori sanno fare. Ho saputo sin da piccola -- continua Maria -- dell'adozione. Avevo 4 anni circa, in quell'istituto di Bari mi ci hanno pure accompagnata per visitare i luoghi dove ero stata lasciata in affido. Dopo molti anni dalla morte di papà, è stata mamma, ormai anziana, a spingermi a ricercare quella donna che lei avrebbe tanto voluto ringraziare per il semplice motivo di non aver deciso di abortire".
Ed è qui che il percorso di Maria si inceppa. "Mi ritrovo ad affrontare una legge ingiusta che nega il diritto di conoscere il nome della genitrice stessa prima che l'adottata abbia compiuto 100 anni. Ho fatto istanza al Tribunale dei minori qualche anno fa per venire a conoscenza dell' identità di chi mi ha messo al mondo: mi hanno già risposto di no".
Maria si è rivolta quindi a Molfettaviva, ai social network, alla tv. Questo è il suo appello, una richiesta di aiuto che portà con sé una storia e la speranza che essa arrivi a chi potrebbe riconoscere la sua storia. Noi glielo auguriamo di cuore. Speriamo che possa riabbracciare presto la sua mamma biologica realizzando il suo più grande desiderio. Chiediamo ai nostri lettori di condividere e diffondere il suo appello. Chiunque possa aiutare la signora può contattarci all'indirizzo info@terlizziviva.it o scrivere direttamente alla signora Maria all'indirizzo email patmiryam@alice.it.