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Attualità

Anche a Terlizzi episodi di cyberbullismo

Il professore Antonio La Scala ospite al centro parrocchiale "Sacro Cuore"

«Anche Terlizzi è dilaniata dal cyberbullismo», osserva con amarezza Edgardo Bisceglia, responsabile Caritas del nostro paese, nell'illustrare una piaga sociale che si è evoluta rispetto al bullismo convenzionale, facendosi strada attraverso i mezzi di comunicazione con l'avanzamento delle nuove tecnologie. «Purtroppo si tratta di un fenomeno includente: nessuno è escluso. Il cyberbullismo tante volte è invisibile: si presume di agire in anonimato servendosi della posta elettronica, della messaggistica istantanea, dei blog, degli sms, degli mms o dell'uso di siti web con contenuti offensivi per effettuare azioni di bullismo», ha commentato Edgardo nell'incontro formativo di due giorni fa, "Minori in rete: cyberbullismo, adescamento e scomparsa", svoltosi nell'auditorium del centro parrocchiale "Sacro Cuore".

«È recente il caso di minori terlizzesi, ora all'attenzione del Tribunale per i minorenni di Bari, resisi responsabili di aver creato un gruppo Whatsapp finalizzato allo "spamming", ovvero all'invio massiccio e indiscriminato di frasi e fotografie denigratorie e derisorie rivolte ad un altro minore, succube della beffa crudele», racconta Edgardo ai tanti bambini, adolescenti e adulti presenti. A differenza del bullismo che si fonda sulla violenza e si manifesta attraverso una forma di prepotenza intenzionale, di tipo fisico e sociale, che crea di conseguenza un'asimmetria di potere tra l'aggressore, facilmente identificabile, e la vittima, il cyberbullismo invece si traduce nella possibilità di diffondere informazioni o video con l'intento di molestare, danneggiare e umiliare la dignità di un'altra persona.

«Il bullismo nel linguaggio comune viene inteso banalmente come lo sfottò. Il termine è assente nel codice penale, perché esso può estrinsecarsi, a seconda delle condotte poste in essere, in diversi reati, quali ad esempio, la diffamazione, le lesioni personali, gli atti persecutori», spiega Antonio Maria La Scala, avvocato penalista, professore universitario, nonché presidente nazionale dell'Associazione Penelope Italia Onlus, che si occupa delle famiglie e dei parenti delle persone scomparse. La Scala lancia un monito ai genitori e agli insegnanti che hanno il dovere morale di conoscere le password dei loro figli per controllare le loro attività in rete: nel bullismo tradizionale, le vittime una volta rientrate nel proprio luogo di abitazione erano al sicuro, in quanto era la loro casa a proteggerle; il fenomeno del cyberbullismo, invece, si genera attraverso gli strumenti elettronici, che permettono ai bulli di infiltrarsi nelle case delle vittime, di materializzarsi in ogni momento della loro vita, perseguitandole in modo continuativo.

Particolarmente delicato è il tema degli adescamenti online, i cui numeri sono in tragico aumento. «La maggior parte dei maniaci veste in giacca e cravatta, gli stranieri rappresentano una percentuale più bassa. Sono sempre più rari i casi di adescamenti per strada; oggi dopo aver chattato in rete con un minore, il maniaco, sempre più spesso sotto mentite spoglie, chiede il numero di cellulare con la scusa di fare una ricarica telefonica. Così acquisisce non solo il recapito di telefono ma può risalire all'indirizzo dell'abitazione. Consumato l'abuso sessuale, quasi certamente il minore scompare, tolto di mezzo dal suo predatore» chiarisce La Scala, ospite frequente della nota trasmissione televisiva "Chi l'ha visto?".

Ancora, il professore La Scala fa cenno ad un altro fenomeno in rapida espansione, ovvero quello del "sexting" che consiste nell'invio di testi o immagini sessualmente esplicite tramite Internet o telefono cellulare. Sempre più ragazze adolescenti si fotografano in atteggiamenti provocatori, completamente svestite o seminude per accattivarsi il consenso del mondo maschile. «Mettere il like o condividere il materiale si configura come reato e, a seconda dei casi concreti, può inscriversi nella cornice della diffamazione o della diffusione di materiale pedopornografico».

«Denunciate sempre, non appena venite a conoscenza del fatto. Basta ad avere paura, non subirete ritorsioni», questo l'invito accorato rivolto agli adulti al fine di sensibilizzare le coscienze e prevenire ulteriori scomparse di vittime innocenti. Per il prezioso contributo offerto, Maria Tempesta, presidente dell'associazione Olimpia Sacro Cuore, ha consegnato all'avvocato La Scala la targhetta di ringraziamento per la partecipazione nella nostra Terlizzi.
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