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Bomba d'acqua, il day after: cosa si può fare per prevenire?

Per il consigliere Michele Grassi all'appello mancano alcune opere di contenimento

Strade allagate, campi inondati, sottopassi impraticabili. É, in estrema sintesi, la fotografia della bomba d'acqua che ha colpito tutto il nord barese e il circondario nella giornata di sabato 16 luglio. Condizioni meteorologiche estreme, di breve durata ma di portata senza precedenti, alle quali iniziamo quasi ad abituarci, e che sempre più spesso mandono in tilt il traffico e non solo.

Nella vicina Molfetta, tanto per fare l'esempio, più eclatante, si è verificata una vera e propria alluvione della zona artigianale-industriale - l'acqua che scendeva da Corato, Ruvo e anche in parte da Terlizzi si è concentrata proprio in quell'area a causa della conformazione geologica delle lame - circostanza che ha addirittura causato l'evacuazione e la chiusura del centro commerciale Mongolfiera oltre ad altre attività economiche.

Cosa fare allora? Se lo chiede la politica con il consigliere comunale Pd Michele Grassi il quale suggerisce di riprendere in mano uno strumento dell'Autorità di Bacino: «Quando si mettono in pericolo vite umane e si hanno danni ad immobili industriali, macchinari, abitazioni - scrive Grassi - iniziamo a pensare che il PAI (Piano di assetto idrogeologico) forse è una cosa seria, da aggiornare, da non nascondere nei cassetti comunali, da monitorare, da finanziare".
In realtà Terlizzi si è dimostrata lungimirante rispetto ad altre città. Sono di fatto terminati i lavori per i lavori di mitigazione di Lama Bonasiere, il canalone di oltre trecento metri e largo venti, realizzato proprio per contenere e far defluire con criterio le acque meteoriche. Non solo. Un anno fa l'amministrazione comunale, su impulso del consigliere Nino Allegretti, effettuò una sorta di manutenzione-ispezione a due grandi invasi situati in località Fondo Rotondo e in Favale, due grandi bacini di contenimento realizzati nel 2013 e destinati proprio alla raccolta delle acque piovane convogliate attraverso la rete pluviale cittadina.

Ora, la domanda è: possono bastare queste opere a contenere il rischio? La risposta di Grassi è che "mancherebbero almeno altri due invasi : uno per la lama Lioy e l'altro nella zona Chicoli. Così come mancherebbe il maxi invaso a sinistra del cimitero, già finanziata dal Commissario del Governo per le Acque".
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