
Attualità
Caos all'ospedale di Terlizzi: pazienti "accampati" in stanze improvvisate
Massimo Mincuzzi della Fials: "Situazione grave che aumenta il rischio clinico"
Terlizzi - martedì 31 maggio 2016
8.27
La sospensione temporanea dei ricoveri nell'unità operativa di Medicina nell'ospedale di Corato comincia a mostrare i primi effetti. Al "Sarcone" di Terlizzi ieri era "tutto esaurito", per così dire. A partire dalla notte tra domenica e lunedì , infatti, nel presidio ospedaliero della città dei fiori si sono concentrati tutti i ricoveri (di Medicina) del circondario. All'improvviso lo stesso personale che lavora ogni giorno con un massimo di 12 pazienti, se ne è visti arrivare quasi il doppio. Dieci in più rispetto alla normale capienza. Due infermieri e un ausiliario alle prese con difficoltà logistiche di ogni tipo. A denunciare questa situazione è stato il segretario generale del sindacato Fials, Massimo Mincuzzi che ha chiesto e ottenuto ieri sera un incontro con il direttore generale Asl Vito Montanaro. Ad occuparsi della vicenda anche la Gazzetta del Mezzogiorno che stamattina ha pubblicato le sconcertanti immagini del reparto di Medicina dell'ospedale di Terlizzi.
Per poter ospitare i pazienti aggiuntivi sono stati disposti letti aggiuntivi all'interno di stanze omologate per soli due pazienti. I letti "bis" si sono trovati distanti daglie erogatori per l'ossigeno, senza campanello per il richiamo degli infermieri e senza armardietto. Altri pazienti sono stati trasferiti in stanze normalmente utilizzate come uffici, mentre uno addirittura - riferisce Massimo Mincuzzi, segretario generale del sindacato Fials - è stato dirottato in un reparto diverso, quello della riabilitazione cardiologica. «Sono condizioni non adeguate che possono anche aggravare il rischio clinico del pazientei» spiega ancora Mincuzzi. La Fials è critica anche rispetto alla decisione dell'Asl di «chiudere» l'unità di Chirurgia a Terlizzi per trasferirla a Corato: «La verità è che Montanaro, anticipando il piano di riordino della rete ospedaliera, oggetto di grandi perplessità e non ancora approvato da parte del Ministero della Salute, intende penalizzare ancora una volta l'ospedale di Terlizzi iniziando a smantellarlo».
«È stato il caos» racconta Francesco Barione, infermiere dirigente sindacale Fials di Terlizzi. Il reparto era completamente saturo: tre posti letto laddove normalmente ve ne sono soltanto due col risultato che i «letti bis», quelli aggiuntivi, sono stati disposti in aree non attrezzate per la degenza. I sanitari hanno avuto difficoltà persino negli spostamenti e non hanno potuto nemmeno utilizzare i cosiddetti sollevatori quando hanno provveduto all'igiene dei pazienti. «Non è facile lavorare in queste condizioni soprattutto quando a tutto questo si aggiunge l'incertezza sul futuro del nostro lavoro» si lamenta Barione.
Per poter ospitare i pazienti aggiuntivi sono stati disposti letti aggiuntivi all'interno di stanze omologate per soli due pazienti. I letti "bis" si sono trovati distanti daglie erogatori per l'ossigeno, senza campanello per il richiamo degli infermieri e senza armardietto. Altri pazienti sono stati trasferiti in stanze normalmente utilizzate come uffici, mentre uno addirittura - riferisce Massimo Mincuzzi, segretario generale del sindacato Fials - è stato dirottato in un reparto diverso, quello della riabilitazione cardiologica. «Sono condizioni non adeguate che possono anche aggravare il rischio clinico del pazientei» spiega ancora Mincuzzi. La Fials è critica anche rispetto alla decisione dell'Asl di «chiudere» l'unità di Chirurgia a Terlizzi per trasferirla a Corato: «La verità è che Montanaro, anticipando il piano di riordino della rete ospedaliera, oggetto di grandi perplessità e non ancora approvato da parte del Ministero della Salute, intende penalizzare ancora una volta l'ospedale di Terlizzi iniziando a smantellarlo».
«È stato il caos» racconta Francesco Barione, infermiere dirigente sindacale Fials di Terlizzi. Il reparto era completamente saturo: tre posti letto laddove normalmente ve ne sono soltanto due col risultato che i «letti bis», quelli aggiuntivi, sono stati disposti in aree non attrezzate per la degenza. I sanitari hanno avuto difficoltà persino negli spostamenti e non hanno potuto nemmeno utilizzare i cosiddetti sollevatori quando hanno provveduto all'igiene dei pazienti. «Non è facile lavorare in queste condizioni soprattutto quando a tutto questo si aggiunge l'incertezza sul futuro del nostro lavoro» si lamenta Barione.