Caro Gero Grassi ti scriviamo... la lettera aperta di Città Civile
Una mossa politica che potrebbe riaprire un dialogo tra le due anime della sinistra
In particolare Città Civile invita Gero Grassi a una "riflessione", a una rilettura dei fatti storici avvenuti negli ultimi anni affinché quella parte importante del Pd rappresentata appunto da Grassi possa "trarne le conseguenze". Quali siano, o quali dovrebbero essere, queste conseguenze la lettera non lo dice, sebbene sotto sotto si intuisce la voglia di dare vita a una nuova fase politica. A un dialogo, quantomeno.
Il peccato originale additato all'ex onorevole è sempre quello di aver sostenuto il governo cittadino di Ninni Gemmato, un governo di "estrema destra" come fanno notare da Città Civile, attraverso la figura di Michele Grassi. Da qui - è questa la tesi - deriverebbero tutte le incomprensioni scaturite all'interno di un'area politica incapace di impedire la rielezione dello stesso Ninni Gemmato e, storia recente, l'elezione di un onorevole di centrodestra Marcello Gemmato. Come a dire: hai visto cosa hai combinato? Ora ammetti i tuoi errori e poi magari rivediamoci e parliamone. Chissà se Gero risponderà. Intanto, alcuni uomini a lui vicini hanno già replicato facendo notare come Città Civile si riconosca nella figura di Pasquale Vitagliano anch'egli con precedenti all'interno del centrodestra.
Vi riproponiamo la lettera nella sua versione integrale.
Caro Gero Grassi,
le elezioni politiche sono ormai concluse, un nuovo Parlamento e un nuovo Governo si apprestano a guidare la nostra sventurata Italia con l'auspicio che l'avvenire possa risultare foriero di buone novità per noi tutti rispetto a un passato a tratti sciagurato.
Le scriviamo ora, in qualità di giovani militanti di Città Civile, affinché il nostro pensiero non possa risultare intriso di propaganda elettorale. È tempo, però, di condividere insieme un'analisi politica sincera che possa fare chiarezza tra le nubi che adombrano troppo spesso, purtroppo, anche l'agire politico.
La nostra memoria storica, infatti, uguale a quella di tanti altri concittadini attenti, ci induce a riflettere ancora oggi sulle dubbie e biasimevoli scelte condotte negli ultimi anni a livello locale in prossimità delle elezioni amministrative: il refrain si rispecchia nelle azioni di una parte del centrosinistra che ha sostenuto per due volte consecutive una compagine di destra. Si badi bene, non semplicemente di centrodestra, ma di estrema destra.
Ripercorrendo le tappe percorse, nel 2012 i suoi supporter spesero parole di giubilo per Ninni Gemmato, del partito Fratelli d'Italia, sino a determinarne la vittoria a sindaco. Sebbene facesse formalmente parte del Partito Democratico, lei aveva comunque scelto di sostenere, in maniera nemmeno troppo velata, la lista della coalizione "Terlizzi si fa in quattro" in cui era candidato suo fratello Michele Grassi, poi divenuto presidente del consiglio comunale per un intero quinquennio. Questo cambio di casacca creò scalpore tra i terlizzesi più avveduti e il trasformismo fece da padrone in quella particolare campagna elettorale.
Dopo qualche anno, però, in vista delle nuove elezioni, lo stesso Michele Grassi insieme ai suoi discepoli riprese a corteggiare il PD.
Come se non bastasse, tuttavia, a giugno dello scorso anno, lo stesso Ninni Gemmato vede riconfermarsi il suo mandato di primo cittadino nonostante il quinquennio trascorso non fosse stato gestito all'insegna della totale trasparenza.È già riscontrato che una fetta del Partito Democratico ci abbia messo il suo zampino, venendo meno ai valori fondanti la sua etica e voltando le spalle alla Comunità Civica che concorreva al ballottaggio contro la destra. Un dispetto che è costato caro all'intera comunità, ma non a suo fratello che da consigliere comunale del Pd è riuscito a sedere orgoglioso sul suo scranno, lieto di rappresentare un simbolo ancora una volta raggirato e offeso.
L'eredità che lei lascia a Terlizzi dopo tre lunghissime legislature da onorevole è proprio questa: un sindaco e un onorevole di Fratelli d'Italia, un posticino per suo fratello e lei? Lei è rimasto fuori.
In un manifesto mostra tutta la sua amarezza per essere stato escluso dalla competizione di queste politiche. Ha addirittura sperato che chi l' «ha sacrificato, sulla logica del proprio particolare», facendole «pagare i risultati raggiunti per la verità su Aldo Moro, abbia un giorno a ravvedere i propri errori». Eppure tre legislature sono tante, deve esserne grato piuttosto! Ha anche avuto la fortuna di essere divenuto deputato «senza aver chiesto il voto a qualche ombra», come lei stesso disse in un'intervista a una testata locale mesi fa.
Per il bene della nostra Città, e nel rispetto dei tanti giovani impegnati in politica, auspichiamo che lei e quanti la sostengono sappiano trarne le conseguenze. Solo da qui si potrà ripartire.
Giovani Città Civile