Politica
Caso Censum, «una vittoria amara» per Città Civile
Vitagliano:«Mai con le opposizioni che hanno sostenuto Gemmato»
Terlizzi - venerdì 11 gennaio 2019
11.09
L'esito del processo Censum rappresenta una «vittoria amara» per Città Civile, costituitasi come parte civile nel contraddittorio e alla quale il Tribunale di Trani ha riconosciuto non solo il risarcimento dei danni ma anche il pagamento delle spese processuali da parte dei due imputati, Vito Redavid e Francesca Panzini.
Nessun clima di esultanza aleggiava nell'aria ieri sera durante la conferenza stampa indetta dal movimento civico. «La città non ha nulla da festeggiare. Ascoltare la lettura di una sentenza di condanna rappresenta un'esperienza emotivamente forte», ci tiene a precisare Vito D'amato, segretario del movimento.
«Siamo stati sbeffeggiati e derisi per aver cercato di fare luce sulla situazione delle cartelle pazze. È stato dimostrato che non siamo degli sciacalli», vogliono sottolineare gli aderenti di Città Civile per essere stati barbaramente etichettati in questo modo dalle forze di maggioranza. Il movimento rivendica, così, un ruolo di legittimazione politica per aver esercitato il proprio diritto in maniera trasparente.
Ma la vera domanda che tutti si pongono è «E ora che si fa?». Adesso si cercano risposte dal sindaco Ninni Gemmato, al quale si chiede una forte assunzione di responsabilità.
L'interdizione perpetua dai pubblici uffici di Francesca Panzini potrebbe far vacillare il primo cittadino «che ha sempre minimizzato tutta la questione, costituendosi parte civile solamente nei confronti di Redavid», sottolinea Michele Berardi, ex consigliere comunale del PD e sostenitore di Città Civile alle scorse elezioni, chiedendo che venga fatta un'operazione di verità, «Gemmato ha partecipato a numerose udienze, è stato interpellato come testimone a discarico della dirigente ed è stato presente finanche alla lettura del dispositivo».
Secondo il parere di Pasquale Vitagliano, tuttavia, il principale responsabile della vicenda Censum non è da ravvisarsi in Gemmato, bensì «in chi fa solo battaglie private, spostandosi da sinistra a destra e viceversa a seconda delle opportunità, creando un ambiente politico in cui si confondono gli interessi pubblici con quelli privati».
Velati strali sono stati, dunque, lanciati contro l'attuale consigliere del Partito Democratico Michele Grassi, che nel 2012 sottoscrisse il "Patto di responsabilità civica" sostenendo la candidatura a sindaco di Gemmato. «È arrivato il momento di dire agli elettori da che parte stare. A me non interessa fare le stesse cose con abito diverso; piuttosto m'interessa fare cose diverse anche con lo stesso abito», spiega risoluto Vitagliano che si oppone a un generico appello di unità delle opposizioni per contrastare Gemmato, «La responsabilità non è nei patti ma nelle azioni».
Nessun clima di esultanza aleggiava nell'aria ieri sera durante la conferenza stampa indetta dal movimento civico. «La città non ha nulla da festeggiare. Ascoltare la lettura di una sentenza di condanna rappresenta un'esperienza emotivamente forte», ci tiene a precisare Vito D'amato, segretario del movimento.
«Siamo stati sbeffeggiati e derisi per aver cercato di fare luce sulla situazione delle cartelle pazze. È stato dimostrato che non siamo degli sciacalli», vogliono sottolineare gli aderenti di Città Civile per essere stati barbaramente etichettati in questo modo dalle forze di maggioranza. Il movimento rivendica, così, un ruolo di legittimazione politica per aver esercitato il proprio diritto in maniera trasparente.
Ma la vera domanda che tutti si pongono è «E ora che si fa?». Adesso si cercano risposte dal sindaco Ninni Gemmato, al quale si chiede una forte assunzione di responsabilità.
L'interdizione perpetua dai pubblici uffici di Francesca Panzini potrebbe far vacillare il primo cittadino «che ha sempre minimizzato tutta la questione, costituendosi parte civile solamente nei confronti di Redavid», sottolinea Michele Berardi, ex consigliere comunale del PD e sostenitore di Città Civile alle scorse elezioni, chiedendo che venga fatta un'operazione di verità, «Gemmato ha partecipato a numerose udienze, è stato interpellato come testimone a discarico della dirigente ed è stato presente finanche alla lettura del dispositivo».
Secondo il parere di Pasquale Vitagliano, tuttavia, il principale responsabile della vicenda Censum non è da ravvisarsi in Gemmato, bensì «in chi fa solo battaglie private, spostandosi da sinistra a destra e viceversa a seconda delle opportunità, creando un ambiente politico in cui si confondono gli interessi pubblici con quelli privati».
Velati strali sono stati, dunque, lanciati contro l'attuale consigliere del Partito Democratico Michele Grassi, che nel 2012 sottoscrisse il "Patto di responsabilità civica" sostenendo la candidatura a sindaco di Gemmato. «È arrivato il momento di dire agli elettori da che parte stare. A me non interessa fare le stesse cose con abito diverso; piuttosto m'interessa fare cose diverse anche con lo stesso abito», spiega risoluto Vitagliano che si oppone a un generico appello di unità delle opposizioni per contrastare Gemmato, «La responsabilità non è nei patti ma nelle azioni».