Politica
Centrale biogas: i pro e i contro emersi durante l'evento di Città Civile e La Corrente
Antitetiche le opinioni degli esperti
Terlizzi - domenica 11 aprile 2021
12.27
Due posizioni antitetiche ma interessanti sull'opportunità o meno di installare una centrale biogas in agro terlizzese sono emerse nel corso del dibattito di venerdì scorso, 9 aprile, al quale hanno preso parte sette relatori d'eccezione, diversamente qualificati, i quali hanno illustrato i benefici e i rischi che ne possono scaturire.
Molto soddisfatti sono i movimenti politici che hanno organizzato l'incontro, Città Civile e La Corrente: la diversità di visioni degli ospiti ha consentito di sopperire a quella assenza di informazioni e di partecipazione che è stata contestata all'amministrazione comunale.
Un ricco webinar, dunque, che ha tentato di fare luce in un paio d'ore su di una materia alquanto complessa. Il biogas è un combustibile naturale, principalmente costituito da metano e in minor parte da anidride carbonica, che si ottiene tramite digestione anaerobica. Si tratta di un processo biochimico che avviene in natura tutte le volte che si ha una disponibilità di carbonio organico in condizioni di assenza di ossigeno.
Di seguito riportiamo brevemente le argomentazioni, attorno alle quali si è polarizzata la discussione, a favore o contro la costruzione dell'impianto, composto da un digestore interrato, da parte della Sorgenia Bio Power S.r.l. in contrada Pozzo Crocicchio, poco distante dalla via Appia Traiana.
LA TESI A SFAVORE DEL BIOGAS
Uno dei maggiori critici sul biogas è Massimo Blonda, biologo e ricercatore del CNR.
I criteri di valutazione
L'esperto ha spiegato che per valutare se la produzione di metano è annoverabile nella bioeconomia sostenibile e circolare, sono stati applicati tre criteri di valutazione: la rinnovabilità, la sostenibilità e la resilienza.
Non ci sono dubbi sul fatto che il biogas sia rinnovabile, perché la biomassa di partenza si rinnova costantemente; tuttavia l'essere rinnovabile non significa automaticamente che sia sostenibile, perché ciò dipende dalle quantità di materia organica che vengono utilizzate e da cosa viene fuori dal sistema. Il parametro della resilienza viene riferito rispetto ai cambiamenti climatici.
Nei processi anaerobici si registrano sempre le perdite di metano, le quali si aggiungono alle perdite in metano naturali, come quelle degli allevamenti o quelle degli strati profondi dei sedimenti. Il metano è da 18 a 36 volte più clima alterante della stessa anidride carbonica.
Per quanto, poi, concerne l'utilizzazione energetica del metano, l'unica finalità si traduce nel suo impiego attraverso la combustione.
Infine, la gestione del metano richiedo lo stoccaggio e, cioè, l'utilizzo di contenitori di metano che si rivelano comunque impattanti.
Il digestato
Nel fare un paragone tra il compostaggio e la digestione anaerobica, si nota che nella digestione anaerobica la massa di carbonio che entra si ripartisce per un terzo in sostanza organica solida, che sarebbe il digestato, rispetto a due terzi che vengono emessi come metano.
Il che vuol dire che l'anaerobico è un processo prevalentemente di tipo energetico; e laddove riguarda rifiuti, non si tratta di un recupero di materia o comunque non prioritariamente, bensì di un recupero di energia.
Nel caso specifico della sansa e delle acque di vegetazione, queste sono sostanze che anche dal punto di vista giuridico sono riutilizzabili immediatamente.
Il digestato invece, se proviene da scarti urbani, è un rifiuto a sua volta, deve essere trattato ulteriormente per poter essere utilizzato: non ha la qualità del compost, perché più povero in sostanza organica e soprattutto contiene in maniera concentrata tutti gli elementi inquinanti che erano nella materia originaria. Il digestato ha un concentrato, per esempio, di metalli che non sono stati trasferiti in atmosfera.
Ammesso, inoltre, che il digestato specifico non sia qualificato come rifiuto, bensì come fanghi urbani, per poterlo utilizzare occorrerebbe procedere con l'analisi del suolo e del digestato stesso, complicando così la procedura.
La riflessione di Blonda
«L'anaerobico è un processo difficile, ve lo posso garantire. Richiede una gestione molto attenta, ma se l'obiettivo è produrre metano, di quello che accade nel digestore, il gestore se ne può anche disinteressare», sono gli avvertimenti di Blonda, «Se andiamo a fare i bilanci economici anche dei gestori degli impianti, ci accorgiamo che l'utile è prevalentemente quello proveniente dai contributi per l'anaerobioco. Questo mi fa dire che se non esistesse quella droga del contributo statale all'anaerobico, nessuno si azzarderebbe a costruire, a gestire impianti anaerobici: è un sistema drogato, assolutamente drogato, non positivo dal punto di vista ecologico, dal punto di vista climatico, dal punto di vista ambientale».
LA TESI A FAVORE DEL BIOGAS
Diversamente, l'agronomo Francesco Guastamacchia e Pasquale Saldarelli, altro ricercatore CNR, hanno manifestato positive aperture al biogas, auspicando, dunque, che la centrale di Sorgenia possa vedere quanto prima la luce, così da contribuire a diminuire l'utilizzo dei combustibili fossili.
Entrambi, però, riconoscono che si rende necessario prestare attenzione ad alcune criticità constatate, quale il mancato coinvolgimento della cittadinanza e l'ubicazione in prossimità di un patrimonio storico e culturale non di poco conto.
La normazione
Gli aspetti tecnici, sostengono in particolar modo Guastamacchia e Saldarelli, sono normati a livello nazionale ed europeo. Inoltre, nel corso della Conferenza di servizi tenutasi a marzo scorso, non è stata mossa alcuna critica alla tecnologia che sarà utilizzata.
La sansa
La sansa da impiegare all'interno della centrale non può avere altro uso rispetto a quello del rifiuto, perché è ottenuta da un impianto di estrazione dell'olio dalle olive che è a due fasi. I sansifici, dunque, non possono lavorare alla stessa maniera la sansa alimentare e quella da biogas. A ciò si aggiunge che gli impianti di estrazione a due fasi sono molto rappresentati a livello di territorio comunale e anche nazionale.
Inoltre, i quantitativi di sansa o di materiale organico da lavorare nella eventuale centrale di Sorgenia saranno inferiori alle centomila tonnellate: sicuramente anche per Terlizzi questo è un quantitativo sostenibile.
Sebbene l'olivicoltura terlizzese non sia in grado di coprire completamente la capacità produttiva di questo impianto, può fare però riferimento anche ai comuni limitrofi.
Quali sostanze all'interno del digestore
Una domanda ricorrente è se nella potenziale centrale sarà immessa per la maggior parte solo sansa o se possano finirci dentro anche altre sostanze, dal momento che la raccolta delle olive occupa circa quattro mesi.
Ebbene, si dice, sono circa otto i mesi in cui l'impianto sarà sicuramente attivo, poiché dalla fase della raccolta all'ultima sansa che viene immessa trascorrono già cinque mesi ai quali vanno aggiunti altri mesi per il completamento del processo produttivo del metano. Così si ridurrebbe fortemente la possibilità di impiego di fanghi reflui.
Molto soddisfatti sono i movimenti politici che hanno organizzato l'incontro, Città Civile e La Corrente: la diversità di visioni degli ospiti ha consentito di sopperire a quella assenza di informazioni e di partecipazione che è stata contestata all'amministrazione comunale.
Un ricco webinar, dunque, che ha tentato di fare luce in un paio d'ore su di una materia alquanto complessa. Il biogas è un combustibile naturale, principalmente costituito da metano e in minor parte da anidride carbonica, che si ottiene tramite digestione anaerobica. Si tratta di un processo biochimico che avviene in natura tutte le volte che si ha una disponibilità di carbonio organico in condizioni di assenza di ossigeno.
Di seguito riportiamo brevemente le argomentazioni, attorno alle quali si è polarizzata la discussione, a favore o contro la costruzione dell'impianto, composto da un digestore interrato, da parte della Sorgenia Bio Power S.r.l. in contrada Pozzo Crocicchio, poco distante dalla via Appia Traiana.
LA TESI A SFAVORE DEL BIOGAS
Uno dei maggiori critici sul biogas è Massimo Blonda, biologo e ricercatore del CNR.
I criteri di valutazione
L'esperto ha spiegato che per valutare se la produzione di metano è annoverabile nella bioeconomia sostenibile e circolare, sono stati applicati tre criteri di valutazione: la rinnovabilità, la sostenibilità e la resilienza.
Non ci sono dubbi sul fatto che il biogas sia rinnovabile, perché la biomassa di partenza si rinnova costantemente; tuttavia l'essere rinnovabile non significa automaticamente che sia sostenibile, perché ciò dipende dalle quantità di materia organica che vengono utilizzate e da cosa viene fuori dal sistema. Il parametro della resilienza viene riferito rispetto ai cambiamenti climatici.
Nei processi anaerobici si registrano sempre le perdite di metano, le quali si aggiungono alle perdite in metano naturali, come quelle degli allevamenti o quelle degli strati profondi dei sedimenti. Il metano è da 18 a 36 volte più clima alterante della stessa anidride carbonica.
Per quanto, poi, concerne l'utilizzazione energetica del metano, l'unica finalità si traduce nel suo impiego attraverso la combustione.
Infine, la gestione del metano richiedo lo stoccaggio e, cioè, l'utilizzo di contenitori di metano che si rivelano comunque impattanti.
Il digestato
Nel fare un paragone tra il compostaggio e la digestione anaerobica, si nota che nella digestione anaerobica la massa di carbonio che entra si ripartisce per un terzo in sostanza organica solida, che sarebbe il digestato, rispetto a due terzi che vengono emessi come metano.
Il che vuol dire che l'anaerobico è un processo prevalentemente di tipo energetico; e laddove riguarda rifiuti, non si tratta di un recupero di materia o comunque non prioritariamente, bensì di un recupero di energia.
Nel caso specifico della sansa e delle acque di vegetazione, queste sono sostanze che anche dal punto di vista giuridico sono riutilizzabili immediatamente.
Il digestato invece, se proviene da scarti urbani, è un rifiuto a sua volta, deve essere trattato ulteriormente per poter essere utilizzato: non ha la qualità del compost, perché più povero in sostanza organica e soprattutto contiene in maniera concentrata tutti gli elementi inquinanti che erano nella materia originaria. Il digestato ha un concentrato, per esempio, di metalli che non sono stati trasferiti in atmosfera.
Ammesso, inoltre, che il digestato specifico non sia qualificato come rifiuto, bensì come fanghi urbani, per poterlo utilizzare occorrerebbe procedere con l'analisi del suolo e del digestato stesso, complicando così la procedura.
La riflessione di Blonda
«L'anaerobico è un processo difficile, ve lo posso garantire. Richiede una gestione molto attenta, ma se l'obiettivo è produrre metano, di quello che accade nel digestore, il gestore se ne può anche disinteressare», sono gli avvertimenti di Blonda, «Se andiamo a fare i bilanci economici anche dei gestori degli impianti, ci accorgiamo che l'utile è prevalentemente quello proveniente dai contributi per l'anaerobioco. Questo mi fa dire che se non esistesse quella droga del contributo statale all'anaerobico, nessuno si azzarderebbe a costruire, a gestire impianti anaerobici: è un sistema drogato, assolutamente drogato, non positivo dal punto di vista ecologico, dal punto di vista climatico, dal punto di vista ambientale».
LA TESI A FAVORE DEL BIOGAS
Diversamente, l'agronomo Francesco Guastamacchia e Pasquale Saldarelli, altro ricercatore CNR, hanno manifestato positive aperture al biogas, auspicando, dunque, che la centrale di Sorgenia possa vedere quanto prima la luce, così da contribuire a diminuire l'utilizzo dei combustibili fossili.
Entrambi, però, riconoscono che si rende necessario prestare attenzione ad alcune criticità constatate, quale il mancato coinvolgimento della cittadinanza e l'ubicazione in prossimità di un patrimonio storico e culturale non di poco conto.
La normazione
Gli aspetti tecnici, sostengono in particolar modo Guastamacchia e Saldarelli, sono normati a livello nazionale ed europeo. Inoltre, nel corso della Conferenza di servizi tenutasi a marzo scorso, non è stata mossa alcuna critica alla tecnologia che sarà utilizzata.
La sansa
La sansa da impiegare all'interno della centrale non può avere altro uso rispetto a quello del rifiuto, perché è ottenuta da un impianto di estrazione dell'olio dalle olive che è a due fasi. I sansifici, dunque, non possono lavorare alla stessa maniera la sansa alimentare e quella da biogas. A ciò si aggiunge che gli impianti di estrazione a due fasi sono molto rappresentati a livello di territorio comunale e anche nazionale.
Inoltre, i quantitativi di sansa o di materiale organico da lavorare nella eventuale centrale di Sorgenia saranno inferiori alle centomila tonnellate: sicuramente anche per Terlizzi questo è un quantitativo sostenibile.
Sebbene l'olivicoltura terlizzese non sia in grado di coprire completamente la capacità produttiva di questo impianto, può fare però riferimento anche ai comuni limitrofi.
Quali sostanze all'interno del digestore
Una domanda ricorrente è se nella potenziale centrale sarà immessa per la maggior parte solo sansa o se possano finirci dentro anche altre sostanze, dal momento che la raccolta delle olive occupa circa quattro mesi.
Ebbene, si dice, sono circa otto i mesi in cui l'impianto sarà sicuramente attivo, poiché dalla fase della raccolta all'ultima sansa che viene immessa trascorrono già cinque mesi ai quali vanno aggiunti altri mesi per il completamento del processo produttivo del metano. Così si ridurrebbe fortemente la possibilità di impiego di fanghi reflui.