
Attualità
Cittadinanza come «password»: Moro e D'Ambrosio ospiti nella seconda serata del Festival per la Legalità
Lunedì prossimo ultimo appuntamento della kermesse con Paolo Borrometi
Terlizzi - sabato 11 luglio 2020
Cittadinanza come «password» per guardare ai fenomeni sociali. È questo il nocciolo del dibattito affrontato giovedì scorso, 9 luglio, nella sede virtuale del secondo appuntamento del Festival per la Legalità insieme agli ospiti d'onore, Giovanni Moro e Rocco D'Ambrosio.
La cittadinanza «democratica» è un tema nevralgico per il movimento civico di "Città Civile", presente sul territorio terlizzese da ormai sedici anni. Attraverso di essa si realizza il benessere della comunità, sebbene sia una parola che viene spesso abusata e solo alcuni ne colgano il vero valore concettuale.
La realtà piombata addosso con la pandemia da Coronavirus ha generato una diffusa paura del futuro, dalla quale è scaturito «un abbandono dell'io verso il percorso del noi». La stragrande maggioranza degli italiani ha, infatti, seguito pedissequamente le regole imposte, sebbene nella difficile gestione dell'emergenza sanitaria si possano, ad oggi, rilevare non poche falle, come quella legata alle modalità di comunicazione nella divulgazione dei quotidiani bollettini epidemiologici.
Si è assistito inoltre, secondo il sociologo Giovanni Moro, a «un'amministrativizzazione della cittadinanza» in cui, cioè, gli atti di governi sono stati predisposti seguendo una logica amministrativa.
Eppure la cittadinanza non può essere valutata solo nella sua accezione prettamente giuridica, trattandosi di un istituto dinamico in continua evoluzione, dal momento che «si definisce, si costruisce e si modifica» non solo mediante le norme della Carta Costituzionale, ma anche tramite le decisioni dei giudici, gli atti dell'amministrazione e, soprattutto, le pratiche svolte dai singoli all'interno della comunità.
Mutamenti storici e sociali hanno messo in discussione le colonne montanti della cittadinanza «canonica», ovvero il senso di appartenenza allo Stato, la correlazione di diritti e doveri, nonché la partecipazione alla vita del Paese. Tant'è che le metamorfosi dei tempi odierni conducono a parlare più propriamente in termini pluralistici. «Cittadinanze e non più cittadinanza»: per citare solo un esempio, alla cittadinanza nazionale si affianca quella europea.
Il lockdown degli scorsi mesi ha comportato «una privazione dei luoghi, come se fossero stati strappati e non ancora del tutto restituiti», osserva Rocco D'Ambrosio, politologo dell'Università Gregoriana. Un segno profondo che ha accentuato una «fragilità non solo degli spazi fisici ma anche delle relazioni che per alcuni versi si sono svuotati».
Al momento attuale è piuttosto complicato definire quali potrebbero essere i prossimi scenari della cittadinanza, visto che la crisi sanitaria ha colpito purtroppo le tasche di moltissimi italiani. Certo è che bisogna rimanere in ascolto e «possedere gli strumenti adeguati per osservare gli ulteriori processi di trasformazione che ne potrebbero derivare».
Ultimo appuntamento del Festival per la Legalità lunedì prossimo, 13 luglio, in cui interverrà Paolo Borrometi, giornalista e scrittore di origini siciliane che ha condotto importanti inchieste contro diversi business effettuati dalla mafia.
La cittadinanza «democratica» è un tema nevralgico per il movimento civico di "Città Civile", presente sul territorio terlizzese da ormai sedici anni. Attraverso di essa si realizza il benessere della comunità, sebbene sia una parola che viene spesso abusata e solo alcuni ne colgano il vero valore concettuale.
La realtà piombata addosso con la pandemia da Coronavirus ha generato una diffusa paura del futuro, dalla quale è scaturito «un abbandono dell'io verso il percorso del noi». La stragrande maggioranza degli italiani ha, infatti, seguito pedissequamente le regole imposte, sebbene nella difficile gestione dell'emergenza sanitaria si possano, ad oggi, rilevare non poche falle, come quella legata alle modalità di comunicazione nella divulgazione dei quotidiani bollettini epidemiologici.
Si è assistito inoltre, secondo il sociologo Giovanni Moro, a «un'amministrativizzazione della cittadinanza» in cui, cioè, gli atti di governi sono stati predisposti seguendo una logica amministrativa.
Eppure la cittadinanza non può essere valutata solo nella sua accezione prettamente giuridica, trattandosi di un istituto dinamico in continua evoluzione, dal momento che «si definisce, si costruisce e si modifica» non solo mediante le norme della Carta Costituzionale, ma anche tramite le decisioni dei giudici, gli atti dell'amministrazione e, soprattutto, le pratiche svolte dai singoli all'interno della comunità.
Mutamenti storici e sociali hanno messo in discussione le colonne montanti della cittadinanza «canonica», ovvero il senso di appartenenza allo Stato, la correlazione di diritti e doveri, nonché la partecipazione alla vita del Paese. Tant'è che le metamorfosi dei tempi odierni conducono a parlare più propriamente in termini pluralistici. «Cittadinanze e non più cittadinanza»: per citare solo un esempio, alla cittadinanza nazionale si affianca quella europea.
Il lockdown degli scorsi mesi ha comportato «una privazione dei luoghi, come se fossero stati strappati e non ancora del tutto restituiti», osserva Rocco D'Ambrosio, politologo dell'Università Gregoriana. Un segno profondo che ha accentuato una «fragilità non solo degli spazi fisici ma anche delle relazioni che per alcuni versi si sono svuotati».
Al momento attuale è piuttosto complicato definire quali potrebbero essere i prossimi scenari della cittadinanza, visto che la crisi sanitaria ha colpito purtroppo le tasche di moltissimi italiani. Certo è che bisogna rimanere in ascolto e «possedere gli strumenti adeguati per osservare gli ulteriori processi di trasformazione che ne potrebbero derivare».
Ultimo appuntamento del Festival per la Legalità lunedì prossimo, 13 luglio, in cui interverrà Paolo Borrometi, giornalista e scrittore di origini siciliane che ha condotto importanti inchieste contro diversi business effettuati dalla mafia.