Cronaca
Clan Capriati: la Dda chiede condanne fino a 26 anni
Le indagini hanno interessato i membri del clan, operante in posizione dominante anche a Terlizzi
Terlizzi - mercoledì 12 dicembre 2018
7.39
Condanne a pene comprese tra i 26 anni e i 16 mesi di reclusione sono state chieste dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari per 24 imputati, ritenuti affiliati al clan Capriati di Bari, arrestati il 19 aprile scorso perché accusati a vario titolo di associazione mafiosa, traffico e spaccio di droga, porto e detenzione di armi da guerra ed estorsioni, reati aggravati dal metodo mafioso, e furti, truffa e induzione indebita a dare o promettere utilità.
Le richieste di condanna sono state formulate dal pubblico ministero Fabio Buquicchio nel processo con rito abbreviato che si sta celebrando nell'aula bunker di Bitonto dinanzi al giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Bari Antonella Cafagna. Stando alle indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, il clan aveva assunto di fatto il controllo del servizio di assistenza e viabilità all'interno del porto di Bari.
Gli inquirenti hanno accertato anche che il gruppo criminale avrebbe obbligato i commercianti del mercato di Santa Scolastica e gli ambulanti della festa patronale di San Nicola del 2015 ad acquistare merce da fornitori amici utilizzando la forza di intimidazione del "brand Capriati", oltre ad occuparsi delle attività tipiche della criminalità organizzata: traffico di armi e droga, furti e rapine.
Secondo la Dda ai vertici del gruppo mafioso c'erano i fratelli Filippo e Pietro Capriati, nipoti dello storico capo clan Tonino. Per Pietro Capriati e per il coimputato Gaetano Lorusso l'accusa ha chiesto la condanna più alta, a 26 anni di reclusione. Per Filippo la richiesta di condanna sarà formulata nella prossima udienza del 14 gennaio perché solo oggi l'imputato ha scelto di essere processato con il rito abbreviato.
Nel dettaglio, la Procura ha chiesto 24 anni di reclusione per Michele Arciuli, 22 anni per Pasquale Panza, 18 anni per Salvatore D'Alterio, 8 anni per Matteo Borgia e 6 per Saverio Pappagallo. Condanne al di sotto dei 5 anni richieste per tutti gli altri. Per altri 13 imputati, tra i quali Sabino Capriati, prosegue l'udienza preliminare per il rinvio a giudizio.
Le indagini, condotte dalla Sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile, hanno interessato i membri del clan Capriati, operante in posizione dominante nella città vecchia, nei quartieri Murat e Carrassi e in alcuni comuni del nord barese, tra Bitonto, Molfetta, Giovinazzo e Terlizzi, diretta dal pregiudicato Filippo Capriati.
Nel procedimento sono costituiti parti civili l'Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale, il Ministero dell'Interno, l'Agenzia delle Entrate, la cooperativa Ariete e l'associazione Antiracket Puglia.
Le richieste di condanna sono state formulate dal pubblico ministero Fabio Buquicchio nel processo con rito abbreviato che si sta celebrando nell'aula bunker di Bitonto dinanzi al giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Bari Antonella Cafagna. Stando alle indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, il clan aveva assunto di fatto il controllo del servizio di assistenza e viabilità all'interno del porto di Bari.
Gli inquirenti hanno accertato anche che il gruppo criminale avrebbe obbligato i commercianti del mercato di Santa Scolastica e gli ambulanti della festa patronale di San Nicola del 2015 ad acquistare merce da fornitori amici utilizzando la forza di intimidazione del "brand Capriati", oltre ad occuparsi delle attività tipiche della criminalità organizzata: traffico di armi e droga, furti e rapine.
Secondo la Dda ai vertici del gruppo mafioso c'erano i fratelli Filippo e Pietro Capriati, nipoti dello storico capo clan Tonino. Per Pietro Capriati e per il coimputato Gaetano Lorusso l'accusa ha chiesto la condanna più alta, a 26 anni di reclusione. Per Filippo la richiesta di condanna sarà formulata nella prossima udienza del 14 gennaio perché solo oggi l'imputato ha scelto di essere processato con il rito abbreviato.
Nel dettaglio, la Procura ha chiesto 24 anni di reclusione per Michele Arciuli, 22 anni per Pasquale Panza, 18 anni per Salvatore D'Alterio, 8 anni per Matteo Borgia e 6 per Saverio Pappagallo. Condanne al di sotto dei 5 anni richieste per tutti gli altri. Per altri 13 imputati, tra i quali Sabino Capriati, prosegue l'udienza preliminare per il rinvio a giudizio.
Le indagini, condotte dalla Sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile, hanno interessato i membri del clan Capriati, operante in posizione dominante nella città vecchia, nei quartieri Murat e Carrassi e in alcuni comuni del nord barese, tra Bitonto, Molfetta, Giovinazzo e Terlizzi, diretta dal pregiudicato Filippo Capriati.
Nel procedimento sono costituiti parti civili l'Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale, il Ministero dell'Interno, l'Agenzia delle Entrate, la cooperativa Ariete e l'associazione Antiracket Puglia.