Volpe a Roma davanti alla targa commemorativa
Volpe a Roma davanti alla targa commemorativa
Attualità

Commemorazione martiri Fosse Ardeatine a Roma: Terlizzi ringrazia l'Anpi Esquilino Monti

Il 29 gennaio un rituale che accende i riflettori su una delle più grandi tragedie nazionali. Ma quest'anno il sindaco non poteva esserci

Il ricordo che si fa pietra su cui costruire un oggi ed un domani diverso. A questo serve l'annuale commemorazione dei 335 martiri delle Fosse Ardeatine, civili e militari italiani trucidati dai nazisti il 24 marzo 1944 come rappresaglia per l'attentato partigiano di via Rasella, compiuto il 23 marzo da membri dei GAP romani, in cui erano rimasti uccisi 33 soldati del reggimento "Bozen" appartenente alla Ordnungspolizei, la polizia tedesca.
Come ogni anno, nella Giornata della Memoria, il 29 gennaio, l'Anpi Esquilino Monti di Roma ha invitato rappresentanti dell'amministrazione comunale terlizzese a commemorare don Pietro Pappagallo ed il professor Gioacchino Gesmundo. Nelle passate edizioni era stato il consigliere Giuseppe Volpe a cucire rapporti con l'associazionismo capitolino e lo scorso anno era stato davvero toccante il viaggio si scolaresche e del sindaco Michelangelo De Chirico a Roma. Un viaggio nell'abisso dell'orrore da cui imparare per risalire e dire "mai più", urlarlo anche davanti alle giovani generazioni.
Quest'anno non è stato possibile raggiungere la capitale per impegni, ma dall'amministrazione comunale è giunta il 29 gennaio una nota con cui si ringrazia l'Anpi Esquilino Monti e si chiarisce cosa non ha permesso una presenza terlizzese. Di seguito la nota integrale inviataci dal Comune di Terlizzi e letta il 29 gennaio durante la commemorazione da parte delle forze antifasciste romane.

«L'Amministrazione comunale di Terlizzi, città natale dei Martiri Ardeatini prof. Gioacchino Gesmundo e don Pietro Pappagallo, ringrazia la Sezione Anpi Esquilino Monti Celio "Don Pietro Pappagallo" per l'invito a partecipare alle celebrazioni organizzate a Roma per l'81° anniversario dell'arresto che ricorre il 29 gennaio 2025.

Importanti impegni istituzionali e lavorativi quest'anno non consentono al Sindaco ing. Michelangelo De Chirico e al consigliere Giuseppe Volpe che dal 2016 ha sempre preso parte a questo appuntamento, di essere fisicamente a Roma, ma si assicura la propria partecipazione con il cuore e con lo spirito.

Come dimenticare quel 29 gennaio del 1944 quando sei uomini armati irruppero nella casa di Don Pietro Pappagallo e cominciarono a perquisire l'abitazione?
Come dimenticare l'impegno di Don Pietro che forniva documenti falsi a tanti uomini e donne per sfuggire alla cattura dei nazifascisti?
Elenco che non fu trovato perché incollato dietro una fotografia della mamma defunta.

Come dimenticare il prof. Gioacchino Gesmundo catturato nel pomeriggio dello stesso giorno?
La sua abitazione era, di fatto, la sede de l'Unità clandestina (edizione romana), motivo per cui per lui la sentenza di morte era già stata emessa.
Nella sua casa oltre ai libri e al materiale editoriale, i nazifascisti trovarono alcuni chiodi a tre punte usati dai partigiani per le azioni di sabotaggio contro i mezzi tedeschi.

La tentazione a cui tutti noi oggi siamo esposti è quella della dimenticanza. A volte si dimentica perché è più comodo, ma senza memoria non si cresce. Senza memoria non è possibile sapere da dove si proviene, verso dove si è diretti e a che punto del cammino ci si trova.

L'esperienza terribile della guerra, la deportazione, lo sterminio di milioni di persone innocenti: donne, uomini e bambini ha lasciato il segno nell'esistenza di chi ha sofferto quell'inferno e nelle generazioni che hanno vissuto e vivono nel dolore per quanto accaduto.
Perché parlare, commemorare, rivivere la storia attraverso il racconto dei sopravvissuti? Perché è l'unico strumento a nostra disposizione per conoscere ed evitare gli errori del passato.
E la sensazione, vedendo le terribili immagini che ci giungono dalla Striscia di Gaza e dalla Cisgiordania, è che non abbiamo imparato nulla da quegli orrori.

E' un dovere morale, per noi terlizzesi, non lasciar morire il ricordo, fortemente legato a don Pietro Pappagallo ed al prof. Gesmundo, colpevoli di aver amato il prossimo, colpevoli di aver messo a repentaglio la loro vita per aiutare gli altri, colpevoli di aver dato ascolto alla propria coscienza e non aver girato il capo dall'altra parte di fronte alle atrocità che si consumavano quotidianamente nei confronti di uomini, donne e bambini.
Con il loro sacrificio ci hanno lasciato un modello da seguire intriso di sangue in difesa della libertà, quella libertà di cui oggi noi tutti godiamo.

La pace e la libertà non sono scontate.
Se guardiamo ai diversi teatri di guerra presenti oggi nel mondo, comprendiamo che alcuni governi fanno ricorso alle armi per affermare la propria supremazia a danno di bambini, donne e uomini innocenti che, oggi come ieri, perdono la vita in quella che invece doveva essere una normale giornata trascorsa a lavoro, a scuola, a casa.

Ancora grazie alla Sezione Anpi Esquilino Monti Celio "Don Pietro Pappagallo" per il suo impegno affinché noi tutti non dimentichiamo ciò che è stato e lavoriamo insieme per costruire un mondo di giustizia.
Perché non ci può essere pace senza giustizia sociale».
  • fosse ardeatine
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