Politica
DDL Zan: Città Civile presenta una mozione a sostegno delle comunità LGBT
Sarà discussa nel prossimo Consiglio comunale
Terlizzi - martedì 11 maggio 2021
È alquanto perentoria la posizione di Città Civile sul sostegno alla proposta di legge Zan: da un lato, a favore della libertà, dei diritti e della sicurezza, dall'altro contro ogni forma di violenza, discriminazione e minaccia.
Risale al 4 maggio la mozione presentata da Roberto Lusito, consigliere comunale di Città Civile, ai sensi dell'art. 40 del regolamento consiliare, con la quale intende impegnare l'intera amministrazione terlizzese a promuovere azioni volte alla tutela della piena libertà e della parità di condizioni delle comunità LGBT.
Il 3 agosto 2020 è stata avviata in Parlamento l'apposita discussione sul ddl, recante precisamente "Modifiche agli articoli 604 bis e 604 ter del codice penale, in materia di violenza o discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere".
«I governi hanno il dovere di salvaguardare il diritto di essere liberi dalla violenza. Ciò richiede che i Paesi adottino misure speciali di protezione nei confronti dei gruppi vulnerabili, in particolare contro i crimini motivati dall'odio», si legge nella mozione del movimento civico che sottolinea come l'Italia, ad oggi, non si sia ancora dotata di una legge che punisca l'odio e la violenza animati da omolesbobitransfobia.
«Il primo passo per raggiungere questo obiettivo riguarda l'approvazione delle leggi per il contrasto ai crimini d'odio, che consentono alle autorità di considerare circostanze aggravanti gli atti motivati da pregiudizi. Che le minoranze sessuali e di genere dovrebbero far parte dei gruppi protetti è sostenuto da tutte le istituzioni internazionali che si occupano dei diritti umani», prosegue il documento sottoscritto da Lusito.
La questione si innalza a vera e propria emergenza nazionale: si pensi che nel 2019 l'Italia si è attestata al 23° posto su ventisette Stati europei nell'ambito dell'indagine condotta da ILGA-Europe sul rispetto dei diritti umani delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersex .
Il carattere innovativo del ddl Zan è da ravvisarsi «nell'approccio integrato al fenomeno delle discriminazioni e violenze che tiene conto dell'identità sessuale della persona nelle sue varie componenti (sesso, genere, orientamento sessuale e identità di genere)», viene debitamente specificato, «e che non si limita ad un intervento di carattere penale ma che affianca ad esso strategie di prevenzione, contrasto e sostegno alle persone che subiscono discriminazione e violenza».
La mozione di Città Civile trae ispirazione anche da un'iniziativa condivisa a livello nazionale da alcuni partner della Rete RE.A.DY (Rete nazionale delle Pubbliche Amministrazioni antidiscriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere), che attualmente conta 172 partner e che è nata a Torino nell'ambito del Pride nazionale del 2006.
In tale circostanza, la città di Torino, in collaborazione con il Comune di Roma, ha riunito i rappresentanti istituzionali di dodici Pubbliche Amministrazioni italiane, con l'obiettivo di metterli in rete attraverso la condivisione di una Carta di Intenti che riconosca i diritti delle persone LGBT nei confronti del Governo centrale.
Ferma anche la linea di Daniela Zappatore, segretaria di Città Civile. «Quando si parla di libertà, di diritti, di sicurezza bisognerebbe non avere dubbi. Quando si combattono le discriminazioni, le violenze, le forme di odio spesso latenti, bisognerebbe essere uniti. Un paese civile annulla le differenze, riduce le distanze, protegge, tutela soprattutto le persone più deboli e vulnerabili».
«Mi auguro che a breve l'iter necessario per la sua approvazione si concluda. È già trascorso troppo tempo. Non se ne può perdere altro. Che sia un gran passo in avanti per instillare in ognuno la convinzione che l'altro è come me», conclude la segretaria.
Risale al 4 maggio la mozione presentata da Roberto Lusito, consigliere comunale di Città Civile, ai sensi dell'art. 40 del regolamento consiliare, con la quale intende impegnare l'intera amministrazione terlizzese a promuovere azioni volte alla tutela della piena libertà e della parità di condizioni delle comunità LGBT.
Il 3 agosto 2020 è stata avviata in Parlamento l'apposita discussione sul ddl, recante precisamente "Modifiche agli articoli 604 bis e 604 ter del codice penale, in materia di violenza o discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere".
«I governi hanno il dovere di salvaguardare il diritto di essere liberi dalla violenza. Ciò richiede che i Paesi adottino misure speciali di protezione nei confronti dei gruppi vulnerabili, in particolare contro i crimini motivati dall'odio», si legge nella mozione del movimento civico che sottolinea come l'Italia, ad oggi, non si sia ancora dotata di una legge che punisca l'odio e la violenza animati da omolesbobitransfobia.
«Il primo passo per raggiungere questo obiettivo riguarda l'approvazione delle leggi per il contrasto ai crimini d'odio, che consentono alle autorità di considerare circostanze aggravanti gli atti motivati da pregiudizi. Che le minoranze sessuali e di genere dovrebbero far parte dei gruppi protetti è sostenuto da tutte le istituzioni internazionali che si occupano dei diritti umani», prosegue il documento sottoscritto da Lusito.
La questione si innalza a vera e propria emergenza nazionale: si pensi che nel 2019 l'Italia si è attestata al 23° posto su ventisette Stati europei nell'ambito dell'indagine condotta da ILGA-Europe sul rispetto dei diritti umani delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersex .
Il carattere innovativo del ddl Zan è da ravvisarsi «nell'approccio integrato al fenomeno delle discriminazioni e violenze che tiene conto dell'identità sessuale della persona nelle sue varie componenti (sesso, genere, orientamento sessuale e identità di genere)», viene debitamente specificato, «e che non si limita ad un intervento di carattere penale ma che affianca ad esso strategie di prevenzione, contrasto e sostegno alle persone che subiscono discriminazione e violenza».
La mozione di Città Civile trae ispirazione anche da un'iniziativa condivisa a livello nazionale da alcuni partner della Rete RE.A.DY (Rete nazionale delle Pubbliche Amministrazioni antidiscriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere), che attualmente conta 172 partner e che è nata a Torino nell'ambito del Pride nazionale del 2006.
In tale circostanza, la città di Torino, in collaborazione con il Comune di Roma, ha riunito i rappresentanti istituzionali di dodici Pubbliche Amministrazioni italiane, con l'obiettivo di metterli in rete attraverso la condivisione di una Carta di Intenti che riconosca i diritti delle persone LGBT nei confronti del Governo centrale.
Ferma anche la linea di Daniela Zappatore, segretaria di Città Civile. «Quando si parla di libertà, di diritti, di sicurezza bisognerebbe non avere dubbi. Quando si combattono le discriminazioni, le violenze, le forme di odio spesso latenti, bisognerebbe essere uniti. Un paese civile annulla le differenze, riduce le distanze, protegge, tutela soprattutto le persone più deboli e vulnerabili».
«Mi auguro che a breve l'iter necessario per la sua approvazione si concluda. È già trascorso troppo tempo. Non se ne può perdere altro. Che sia un gran passo in avanti per instillare in ognuno la convinzione che l'altro è come me», conclude la segretaria.