Cronaca
Digeronimo a Terlizzi: «Mai abbassare la guardia sulla criminalità organizzata»
L'intervista al sostituto procuratore di Bari, ospite di Agorà
Terlizzi - lunedì 23 settembre 2024
Domenica 22 settembre, presso l'associazione Agorà, in piazza IV Novembre n. 24, si è svolto il convegno "L'esperienza di un magistrato donna" nell'ambito degli incontri di approfondimento sociale e di attualità "Un'ora con".
Dopo i saluti di Michelangelo De Chirico, sindaco di Terlizzi, Michele De Chirico, presidente Agorà, Filomena Di Rella, dirigente scolastico, ospite d'eccezione della tavola rotonda è stata Desirèe Digeronimo, sostituto procuratore presso la Procura della Repubblica di Bari.
L'abbiamo intervistata.
Chi è Desirèe Digeronimo?
Una ragazza, una donna che ha dedicato la sua vita alla famiglia e al lavoro. Il mio è un lavoro che ho svolto e svolgo con passione, amore e dedizione.
Cosa significa essere un magistrato donna?
Significa da una parte, riuscire a coniugare la famiglia con il lavoro senza pregiudicare né uno, né l'altro; dall'altra, significa svolgere un mestiere molto delicato e importante per la vita dei cittadini. Essere donna significa essere persone molto aperte, leali, non ambiziose - aspetti caratteristici della femminilità, senza dimenticare la competenza che ci mettiamo: noi studiamo tanto!
Un aneddoto che ricorda con particolare coinvolgimento nella sua esperienza lavorativa?
Un episodio che mi ha segnata è stato la confessione di Michele Portoghese, componente del commando che uccise Michele Fazio, vittima di mafia: abbiamo chiuso una pagina di ingiustizia e ne abbiamo aperta una di giustizia. Ricordo l'abbraccio con questo ragazzo, colpevole di omicidio e andato quindi sotto processo. Ricordo il dialogo con la madre del giovane Fazio, Lella, alla quale promisi che avrei messo tutta me stessa per risolvere questo caso e per dare giustizia a suo figlio. E' un avvenimento che porto ancora nel cuore.
Politica e magistratura: una convivenza impossibile?
Dipende: è possibile nella misura in cui chi fa politica non torni a fare il magistrato. Se svolgi funzioni politiche, è giusto che non torni a svolgere funzioni giudiziarie: garantire la possibilità a tutti di candidarsi è democrazia; le regole che impediscono la promiscuità devono essere altre.
Nel magistrato deve infatti prevalere un'immagine di terzietà: la moglie di Cesare dev'essere al di sopra di ogni sospetto.
Cosa pensa delle misure adottate da questo Governo per il contrasto alla criminalità, come ad esempio l'abrogazione del reato di abuso d'ufficio?
Alcune misure le condivido; altre meno. Non condivido l'eccessiva burocratizzazione dell'attività per esempio del Pubblico Ministero: misure che vogliono essere garantiste, ma che poi determinano quasi una paralisi del nostro lavoro. Questo aspetto delle riforme non lo condivido e credo che nuocerà molto. Abolizione dell'abuso d'ufficio: per come è maturata la norma nel tempo - diventata sempre più elastica e incomprensibile - alla fine forse è stato anche un bene abolirla. Nel corso del tempo, infatti, l'abuso d'ufficio ha funzionato poco, perché troppo evanescente. Sono sempre dell'idea che noi giudici dobbiamo applicare le leggi; ma le leggi le deve fare il Parlamento. Se quindi la maggioranza degli italiani - rappresentata da questo Governo - ha deciso di operare questa abolizione, ci saranno stati dei motivi di opportunità.
Un'istantanea della criminalità organizzata barese.
E' una criminalità che è un grande serbatoio di risorse, con una grande manovalanza, per cui occorre una costante attività giudiziaria repressiva e non bisogna mai superare il livello di guardia. Oggi quella che può sembrare una pax mafiosa - perché forse ci sono meno omicidi rispetto a quando me ne occupavo io - non è certo sintomatica della mancanza di fenomeni di criminalità organizzata, quanto del fatto che evidentemente i clan si sono messi d'accordo sul territorio. Al fine di non attirare l'attenzione, essi operano in silenzio. Mai abbassare la guardia perchè questi sono territori - penso al barese, come il foggiano o la Bat - fortemente infiltrati dalla criminalità organizzata.
Un sogno nel cassetto?
Non si dice! Però ce l'ho.
Dopo i saluti di Michelangelo De Chirico, sindaco di Terlizzi, Michele De Chirico, presidente Agorà, Filomena Di Rella, dirigente scolastico, ospite d'eccezione della tavola rotonda è stata Desirèe Digeronimo, sostituto procuratore presso la Procura della Repubblica di Bari.
L'abbiamo intervistata.
Chi è Desirèe Digeronimo?
Una ragazza, una donna che ha dedicato la sua vita alla famiglia e al lavoro. Il mio è un lavoro che ho svolto e svolgo con passione, amore e dedizione.
Cosa significa essere un magistrato donna?
Significa da una parte, riuscire a coniugare la famiglia con il lavoro senza pregiudicare né uno, né l'altro; dall'altra, significa svolgere un mestiere molto delicato e importante per la vita dei cittadini. Essere donna significa essere persone molto aperte, leali, non ambiziose - aspetti caratteristici della femminilità, senza dimenticare la competenza che ci mettiamo: noi studiamo tanto!
Un aneddoto che ricorda con particolare coinvolgimento nella sua esperienza lavorativa?
Un episodio che mi ha segnata è stato la confessione di Michele Portoghese, componente del commando che uccise Michele Fazio, vittima di mafia: abbiamo chiuso una pagina di ingiustizia e ne abbiamo aperta una di giustizia. Ricordo l'abbraccio con questo ragazzo, colpevole di omicidio e andato quindi sotto processo. Ricordo il dialogo con la madre del giovane Fazio, Lella, alla quale promisi che avrei messo tutta me stessa per risolvere questo caso e per dare giustizia a suo figlio. E' un avvenimento che porto ancora nel cuore.
Politica e magistratura: una convivenza impossibile?
Dipende: è possibile nella misura in cui chi fa politica non torni a fare il magistrato. Se svolgi funzioni politiche, è giusto che non torni a svolgere funzioni giudiziarie: garantire la possibilità a tutti di candidarsi è democrazia; le regole che impediscono la promiscuità devono essere altre.
Nel magistrato deve infatti prevalere un'immagine di terzietà: la moglie di Cesare dev'essere al di sopra di ogni sospetto.
Cosa pensa delle misure adottate da questo Governo per il contrasto alla criminalità, come ad esempio l'abrogazione del reato di abuso d'ufficio?
Alcune misure le condivido; altre meno. Non condivido l'eccessiva burocratizzazione dell'attività per esempio del Pubblico Ministero: misure che vogliono essere garantiste, ma che poi determinano quasi una paralisi del nostro lavoro. Questo aspetto delle riforme non lo condivido e credo che nuocerà molto. Abolizione dell'abuso d'ufficio: per come è maturata la norma nel tempo - diventata sempre più elastica e incomprensibile - alla fine forse è stato anche un bene abolirla. Nel corso del tempo, infatti, l'abuso d'ufficio ha funzionato poco, perché troppo evanescente. Sono sempre dell'idea che noi giudici dobbiamo applicare le leggi; ma le leggi le deve fare il Parlamento. Se quindi la maggioranza degli italiani - rappresentata da questo Governo - ha deciso di operare questa abolizione, ci saranno stati dei motivi di opportunità.
Un'istantanea della criminalità organizzata barese.
E' una criminalità che è un grande serbatoio di risorse, con una grande manovalanza, per cui occorre una costante attività giudiziaria repressiva e non bisogna mai superare il livello di guardia. Oggi quella che può sembrare una pax mafiosa - perché forse ci sono meno omicidi rispetto a quando me ne occupavo io - non è certo sintomatica della mancanza di fenomeni di criminalità organizzata, quanto del fatto che evidentemente i clan si sono messi d'accordo sul territorio. Al fine di non attirare l'attenzione, essi operano in silenzio. Mai abbassare la guardia perchè questi sono territori - penso al barese, come il foggiano o la Bat - fortemente infiltrati dalla criminalità organizzata.
Un sogno nel cassetto?
Non si dice! Però ce l'ho.