Politica
Discarica Fer.Live: interviene il pentastellato Cristian Casili
Il vicepresidente del Consiglio Regionale chiede revisione del provvedimento autorizzativo
Terlizzi - giovedì 1 dicembre 2022
13.14
Sulla spinosa questione della discarica Fer.Live, che dovrebbe sorgere in territorio bitontino vicinissima a quello terlizzese, su sollecitazione degli attivisti del Movimento 5 Stelle di Bitonto e Terlizzi, è intervenuto Cristian Casili, vicepresidente del Consiglio regionale, il quale chiede ufficialmente la revisione del provvedimento autorizzativo rilasciato dalla Città Metropolitana di Bari.
Per i pentastellati terlizzesi, infatti, sussiste un alto grado di pericolosità in relazione all'inquinamento delle falde acquifere di quattro pozzi artesiani di Terlizzi della cooperativa irrigua Cooperagri.
Di seguito l'intervento politico di Cristian Casili.
«Siamo al fianco dei cittadini, dei comitati e del Comune di Bitonto che si stanno battendo per il No alla realizzazione della discarica proposta dalla società FER.LIVE. Già nella scorsa legislatura abbiamo interessato gli uffici regionali con una interrogazione, ora continuiamo a ribadire le nostre preoccupazioni rispetto alla localizzazione dell'impianto che rischia di mettere in pericolo la falda e di compromettere la stabilità idrogeologica della zona oltre che l'attività agricola.
Il progetto prevede l'utilizzo di una cava dismessa per il deposito di rifiuti speciali non pericolosi. La zona individuata rappresenta un'area di rilevante valore paesaggistico ed agricolo da tutelare e con particolari condizioni morfologiche, geologiche, idrogeologiche e sismiche da considerare, garantendo il rispetto di quanto previsto dalle disposizioni specifiche di natura vincolistica.
Il territorio del comune di Bitonto risulta, inoltre, già gravato dal punto di vista ambientale a causa della presenza di altri impianti inquinanti. Per queste ragioni, andrebbe attentamente rivalutata l'autorizzazione concessa, soprattutto alla luce del parere espresso dell'Autorità di Bacino distrettuale dell'Appennino Meridionale che ha evidenziato che, nelle condizioni attuali, l'intervento proposto non è conforme al Piano di Gestione Rischio Alluvioni (PGRA) vigente, relativamente al sito scelto. La Misura del PGRA, ai fini della mitigazione del rischio idraulico che interessa varie infrastrutture di trasporto di prioritaria rilevanza nel territorio comunale di Bari, individuava già dal 2015 la cava in cui dovrebbe sorgere la discarica come vasca di laminazione delle piene della vicina Lama Balice. Questo aspetto non va assolutamente sottovalutato.
Le rocce calcaree presenti nel sottosuolo della cava hanno un'elevata permeabilità che consente alle acque di precipitazione di infiltrarsi in profondità e di raggiungere la falda acquifera. È, quindi, evidente come sia alto il rischio che il materiale inquinante, trascinato dalle piogge, possa raggiungere la falda acquifera e, quindi, i pozzi artesiani presenti nell'area con il rischio di renderli inservibili con danni evidenti per l'attività agricola.
Numerosi sono i vincoli che interessano l'area in esame: relativamente al PAI la zona è posta nelle vicinanze di un reticolo idrografico, in particolare i primi 50 m della cava dal lato ovest non potrebbero essere interessati da alcun tipo di attività perché ricadono nella fascia di rispetto di 150 m dal reticolo; rispetto al PPTR si evince la presenza di due vincoli 'Lame e Gravine' e 'Fiumi e Torrenti e Acque Pubbliche' (Torrente Marisabella – Lama Balice) le cui prescrizioni e indicazioni di salvaguardia contrastano con la realizzazione di un impianto di smaltimento rifiuti.
Inoltre, per tali vincoli i criteri di localizzazione vigenti definiti dal Piano di Gestione dei Rifiuti Speciali indicano un criterio escludente per gli impianti di discarica. Tutti questi vincoli, insieme al parere dell'Autorità di Bacino, costituiscono ostacoli oggettivi alla realizzazione dell'impianto».
Per i pentastellati terlizzesi, infatti, sussiste un alto grado di pericolosità in relazione all'inquinamento delle falde acquifere di quattro pozzi artesiani di Terlizzi della cooperativa irrigua Cooperagri.
Di seguito l'intervento politico di Cristian Casili.
«Siamo al fianco dei cittadini, dei comitati e del Comune di Bitonto che si stanno battendo per il No alla realizzazione della discarica proposta dalla società FER.LIVE. Già nella scorsa legislatura abbiamo interessato gli uffici regionali con una interrogazione, ora continuiamo a ribadire le nostre preoccupazioni rispetto alla localizzazione dell'impianto che rischia di mettere in pericolo la falda e di compromettere la stabilità idrogeologica della zona oltre che l'attività agricola.
Il progetto prevede l'utilizzo di una cava dismessa per il deposito di rifiuti speciali non pericolosi. La zona individuata rappresenta un'area di rilevante valore paesaggistico ed agricolo da tutelare e con particolari condizioni morfologiche, geologiche, idrogeologiche e sismiche da considerare, garantendo il rispetto di quanto previsto dalle disposizioni specifiche di natura vincolistica.
Il territorio del comune di Bitonto risulta, inoltre, già gravato dal punto di vista ambientale a causa della presenza di altri impianti inquinanti. Per queste ragioni, andrebbe attentamente rivalutata l'autorizzazione concessa, soprattutto alla luce del parere espresso dell'Autorità di Bacino distrettuale dell'Appennino Meridionale che ha evidenziato che, nelle condizioni attuali, l'intervento proposto non è conforme al Piano di Gestione Rischio Alluvioni (PGRA) vigente, relativamente al sito scelto. La Misura del PGRA, ai fini della mitigazione del rischio idraulico che interessa varie infrastrutture di trasporto di prioritaria rilevanza nel territorio comunale di Bari, individuava già dal 2015 la cava in cui dovrebbe sorgere la discarica come vasca di laminazione delle piene della vicina Lama Balice. Questo aspetto non va assolutamente sottovalutato.
Le rocce calcaree presenti nel sottosuolo della cava hanno un'elevata permeabilità che consente alle acque di precipitazione di infiltrarsi in profondità e di raggiungere la falda acquifera. È, quindi, evidente come sia alto il rischio che il materiale inquinante, trascinato dalle piogge, possa raggiungere la falda acquifera e, quindi, i pozzi artesiani presenti nell'area con il rischio di renderli inservibili con danni evidenti per l'attività agricola.
Numerosi sono i vincoli che interessano l'area in esame: relativamente al PAI la zona è posta nelle vicinanze di un reticolo idrografico, in particolare i primi 50 m della cava dal lato ovest non potrebbero essere interessati da alcun tipo di attività perché ricadono nella fascia di rispetto di 150 m dal reticolo; rispetto al PPTR si evince la presenza di due vincoli 'Lame e Gravine' e 'Fiumi e Torrenti e Acque Pubbliche' (Torrente Marisabella – Lama Balice) le cui prescrizioni e indicazioni di salvaguardia contrastano con la realizzazione di un impianto di smaltimento rifiuti.
Inoltre, per tali vincoli i criteri di localizzazione vigenti definiti dal Piano di Gestione dei Rifiuti Speciali indicano un criterio escludente per gli impianti di discarica. Tutti questi vincoli, insieme al parere dell'Autorità di Bacino, costituiscono ostacoli oggettivi alla realizzazione dell'impianto».