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Attualità
Don Paolo, una missione tra le tribù in guerra
La presenza di diverse etnie è un problema reale e serio: la gente si identifica più con la propria tribù che con la fede che professa
Terlizzi - lunedì 21 settembre 2015
E' tutto pronto per la partenza alla volta del Kenya di Don Paolo Malerba. Fino al 6 settembre parroco della chiesa di S. Maria di Sovereto, che ha accolto non senza rammarico la sua decisione di essere missionario in Africa, adesso don Paolo è prete donato al mondo, all'Africa.
Don Paolo nei prossimi giorni sarà tra i 291.166 keniani diffusi sui 78.078 kmq di Marsabit, quasi un quarto dell'Italia.
La contea è situata in una zona semidesertica nel nord –est del Kenya; l'80% della sua popolazione è composto da pastori nomadi che praticano un'agricoltura di sussistenza (fagioli, grano, frutta), e che si dedicano essenzialmente all'allevamento di pecore, manzi e cammelli; solo una percentuale minima è impiegata nelle miniere di sale, di gemme e pietre preziose o è dedita alla pesca. I villaggi sono situati in prossimità dei corsi d'acqua.
Il livello di povertà è al 9%, la scarsa disponibilità di acqua, il clima eccessivamente arido, i conflitti continui tre le varie tribù e non ultima l'assenza di precise disposizioni governative, fanno di questa regione una tra le più povere del paese. L'istruzione è limitata alle 128 scuole elementari e alle 19 scuole secondarie. Il rapporto medico-paziente è di 1 a 63.800. Il cattolicesimo è praticato da 25.000 persone, su 12 parrocchie divise in 4 zone e si estende in una pianura tra i 300 e i 1.800 metri sul livello del mare. In un contesto caratterizzato da uno sviluppo molto lento e da continui conflitti tribali, la missione della diocesi è determinante per avviare un approccio di evangelizzazione improntato ad insegnare a vivere una vita di pace e a fornire una formazione olistica basata sulla fede e sulla promozione umana.
La presenza infatti di diverse etnie è un problema reale e serio. La gente si identifica più con la propria tribù che con la fede che professa. È quindi prioritario stabilire un percorso che abbia lo scopo di accogliere i popoli sotto l'egida di una fede comune e suscitare il sentimento di orgoglio e di appartenenza alla grande famiglia cristiana, soprattutto in un momento in cui un'intensa strategia di islamizzazione sta guadagnando terreno nella regione. Andando in Africa don Paolo sarà impegnato per almeno due anni nella mansione di economo della diocesi, questo vuol dire che avrà la responsabilità di gestire il funzionamento di ospedali e scuole (con classi di circa 100 ragazzi), ma non mancherà di girare per le dodici parrocchie.
Don Paolo nei prossimi giorni sarà tra i 291.166 keniani diffusi sui 78.078 kmq di Marsabit, quasi un quarto dell'Italia.
La contea è situata in una zona semidesertica nel nord –est del Kenya; l'80% della sua popolazione è composto da pastori nomadi che praticano un'agricoltura di sussistenza (fagioli, grano, frutta), e che si dedicano essenzialmente all'allevamento di pecore, manzi e cammelli; solo una percentuale minima è impiegata nelle miniere di sale, di gemme e pietre preziose o è dedita alla pesca. I villaggi sono situati in prossimità dei corsi d'acqua.
Il livello di povertà è al 9%, la scarsa disponibilità di acqua, il clima eccessivamente arido, i conflitti continui tre le varie tribù e non ultima l'assenza di precise disposizioni governative, fanno di questa regione una tra le più povere del paese. L'istruzione è limitata alle 128 scuole elementari e alle 19 scuole secondarie. Il rapporto medico-paziente è di 1 a 63.800. Il cattolicesimo è praticato da 25.000 persone, su 12 parrocchie divise in 4 zone e si estende in una pianura tra i 300 e i 1.800 metri sul livello del mare. In un contesto caratterizzato da uno sviluppo molto lento e da continui conflitti tribali, la missione della diocesi è determinante per avviare un approccio di evangelizzazione improntato ad insegnare a vivere una vita di pace e a fornire una formazione olistica basata sulla fede e sulla promozione umana.
La presenza infatti di diverse etnie è un problema reale e serio. La gente si identifica più con la propria tribù che con la fede che professa. È quindi prioritario stabilire un percorso che abbia lo scopo di accogliere i popoli sotto l'egida di una fede comune e suscitare il sentimento di orgoglio e di appartenenza alla grande famiglia cristiana, soprattutto in un momento in cui un'intensa strategia di islamizzazione sta guadagnando terreno nella regione. Andando in Africa don Paolo sarà impegnato per almeno due anni nella mansione di economo della diocesi, questo vuol dire che avrà la responsabilità di gestire il funzionamento di ospedali e scuole (con classi di circa 100 ragazzi), ma non mancherà di girare per le dodici parrocchie.