Attualità
Fallimento Mercatone Uno: quali sono i diritti dei clienti traditi?
Il parere di Antonio Calvani, dell'Unione Nazionale Consumatori: «È necessario che venga inviata una lettera di diffida e messa in mora»
Terlizzi - domenica 2 giugno 2019
Il fallimento di Mercatone Uno rappresenta certamente un dramma innanzitutto per i 1.800 lavoratori che, da un giorno all'altro, si sono trovati senza occupazione.
Ma ad essere molto preoccupati per questa improvvisa chiusura sono anche centinaia di consumatori che, in perfetta e assoluta buona fede, ignorando la grave situazione debitoria dell'azienda, hanno acquistato in questi mesi mobili, cucine e complementi di arredo, versando anche cospicui anticipi o sottoscrivendo appositi finanziamenti, con il rischio concreto, oggi, di non vedersi mai consegnati i beni comprati e di doverci anche rimettere dei soldi.
Per questo, in queste ore, l'Unione Nazionale Consumatori ha chiesto al Ministro dello Sviluppo Economico, Luigi di Maio, l'apertura di un apposito tavolo per discutere dell'istituzione di un eventuale fondo per il ristoro dei consumatori danneggiati.
Ma cosa possono fare, oggi, i consumatori che si trovino in queste condizioni?
«Innanzitutto - afferma l'avvocato Antonio Calvani dell'Unione Nazionale Consumatori di Molfetta - è necessario che venga inviata una lettera di diffida e messa in mora a Mercatone Uno, chiedendo che l'azienda adempia alla sua obbligazione, pur sapendo che oggi è materialmente impossibile che questo avvenga, visto l'intervenuto fallimento. Tuttavia questo adempimento è di fondamentale importanza per poter, poi, porre in essere le successive iniziative».
I consumatori coinvolti, quindi, per ottenere indietro i soldi già versati, dovranno tempestivamente insinuare il loro credito nello stato passivo, nell'ambito della procedura fallimentare che si è aperta dinnanzi al Tribunale di Milano a seguito della dichiarazione di insolvenza.
Una volta determinate complessivamente le passività, poi, sulla base delle risorse che si renderanno disponibili, sarà approvato un piano di riparto in modo da distribuire tra tutti i creditori ammessi al passivo le risorse ricavate dai beni e dalle attività dell'azienda fallita.
Si tratta di una procedura lunga e complessa che, purtroppo, può anche portare ad ottenere risultati modesti in ragione del fatto che i crediti dei consumatori/acquirenti sono "chirografari" e cioè non privilegiati (a differenza dei crediti vantati dai lavoratori o, eventualmente, dal fisco). Uno spiraglio più significativo si apre per quei consumatori che hanno acquistato beni a rate da Mercatone Uno, attraverso la sottoscrizione di una apposita finanziaria.
«In questo caso infatti - conferma l'avvocato Calvani - in presenza dell'inadempimento da parte del fornitore (e cioè di mancata consegna, da parte di Mercatone Uno, di quanto comprato) l'acquirente può richiedere e ottenere la risoluzione del contratto di finanziamento con la restituzione di quanto già versato».
Altra possibilità si profila per chi abbia acquistando in negozio con carta di credito: in tale circostanza conviene rivolgersi alla banca emittente della carta utilizzata, per richiedere informazioni in merito alla possibilità di attivare il charge-back contestando il pagamento e chiedendo il rimborso direttamente al circuito di appartenenza della carta di credito (il consiglio è quello di inviare questa richiesta in copia anche all'Unione Nazionale Consumatori: sos@consumatori.it).
Per supportare i consumatori in questa delicata fase, gli sportelli dell'Unione Nazionale Consumatori sono a disposizione per fornire la necessaria assistenza.
Ma ad essere molto preoccupati per questa improvvisa chiusura sono anche centinaia di consumatori che, in perfetta e assoluta buona fede, ignorando la grave situazione debitoria dell'azienda, hanno acquistato in questi mesi mobili, cucine e complementi di arredo, versando anche cospicui anticipi o sottoscrivendo appositi finanziamenti, con il rischio concreto, oggi, di non vedersi mai consegnati i beni comprati e di doverci anche rimettere dei soldi.
Per questo, in queste ore, l'Unione Nazionale Consumatori ha chiesto al Ministro dello Sviluppo Economico, Luigi di Maio, l'apertura di un apposito tavolo per discutere dell'istituzione di un eventuale fondo per il ristoro dei consumatori danneggiati.
Ma cosa possono fare, oggi, i consumatori che si trovino in queste condizioni?
«Innanzitutto - afferma l'avvocato Antonio Calvani dell'Unione Nazionale Consumatori di Molfetta - è necessario che venga inviata una lettera di diffida e messa in mora a Mercatone Uno, chiedendo che l'azienda adempia alla sua obbligazione, pur sapendo che oggi è materialmente impossibile che questo avvenga, visto l'intervenuto fallimento. Tuttavia questo adempimento è di fondamentale importanza per poter, poi, porre in essere le successive iniziative».
I consumatori coinvolti, quindi, per ottenere indietro i soldi già versati, dovranno tempestivamente insinuare il loro credito nello stato passivo, nell'ambito della procedura fallimentare che si è aperta dinnanzi al Tribunale di Milano a seguito della dichiarazione di insolvenza.
Una volta determinate complessivamente le passività, poi, sulla base delle risorse che si renderanno disponibili, sarà approvato un piano di riparto in modo da distribuire tra tutti i creditori ammessi al passivo le risorse ricavate dai beni e dalle attività dell'azienda fallita.
Si tratta di una procedura lunga e complessa che, purtroppo, può anche portare ad ottenere risultati modesti in ragione del fatto che i crediti dei consumatori/acquirenti sono "chirografari" e cioè non privilegiati (a differenza dei crediti vantati dai lavoratori o, eventualmente, dal fisco). Uno spiraglio più significativo si apre per quei consumatori che hanno acquistato beni a rate da Mercatone Uno, attraverso la sottoscrizione di una apposita finanziaria.
«In questo caso infatti - conferma l'avvocato Calvani - in presenza dell'inadempimento da parte del fornitore (e cioè di mancata consegna, da parte di Mercatone Uno, di quanto comprato) l'acquirente può richiedere e ottenere la risoluzione del contratto di finanziamento con la restituzione di quanto già versato».
Altra possibilità si profila per chi abbia acquistando in negozio con carta di credito: in tale circostanza conviene rivolgersi alla banca emittente della carta utilizzata, per richiedere informazioni in merito alla possibilità di attivare il charge-back contestando il pagamento e chiedendo il rimborso direttamente al circuito di appartenenza della carta di credito (il consiglio è quello di inviare questa richiesta in copia anche all'Unione Nazionale Consumatori: sos@consumatori.it).
Per supportare i consumatori in questa delicata fase, gli sportelli dell'Unione Nazionale Consumatori sono a disposizione per fornire la necessaria assistenza.