Attualità
Festa della Liberazione a Terlizzi - Le FOTO
Ieri le celebrazioni alla presenza delle rappresentanze dell'ANPI e delle associazioni d'Armi
Terlizzi - venerdì 26 aprile 2024
Terlizzi non dimentica e guarda al passato per imparare ad agire in futuro.
La Festa della Liberazione dal nazifascismo è stata celebrata degnamente nella città dei fiori con un corteo mattutino partito da piazza IV Novembre e direttosi in piazza Cavour, dove è stata deposta una corona ai piedi del monumento ai Caduti.
Insieme alle istituzioni cittadine, alla politica di maggioranza e di opposizione, anche la locale sezione dell'ANPI che tramanda di generazione in generazione i valori della Resistenza.
Inevitabili e centrali gli omaggi ai martiri delle Fosse Ardeatine, don Pietro Pappagallo ed il professor Giacchino Gesmundo, ancora oggi vivido esempio di amore per la libertà, figli prediletti di una Terlizzi che non li ha dimenticati.
Sotto il nostro articolo, il discorso completo del sindaco Michelangelo De Chirico tenuto in piazza IV Novembre e le foto che raccontano in immagini una giornata che resta centrale nel calendario di tutti i terlizzesi che amano la democrazia e ripudiano i totalitarismi.
IL DISCORSO DEL SINDACO DE CHIRICO
«Carissimi concittadini e concittadine, autorità civili e militari, forze dell'ordine, rappresentanti e componenti delle associazioni combattentistiche, partigiane e d'arma, buona Festa di Liberazione!
Il 25 aprile rappresenta per tutti noi una data importante, simbolo di rinascita, di affermazione dei valori di libertà, di riscatto morale e civile. Un anniversario significativo nella storia italiana perché commemora la Liberazione dell'Italia, che avviene con la fine dell'occupazione nazista e la caduta del fascismo.
Una data che ricorda l'impegno di tanti uomini e donne che contribuirono alla liberazione e alla costruzione della pace e del bene comune che ancora oggi guidano la nostra comunità.
Festeggiare il 25 aprile significa celebrare non soltanto la fine della guerra e dell'oppressione nazifascista, ma anche riconoscere il valore e l'importanza del movimento partigiano.
La Festa del 25 aprile, infatti, è conosciuta anche come anniversario della Resistenza, festività dedicata al valore dei partigiani di ogni fronte che contribuirono alla liberazione del Paese.
Inizialmente composta da poche migliaia di uomini, la Resistenza assunse consistenza grazie alla vasta partecipazione di operai, contadini e giovani. Secondo alcune fonti ammontavano intorno a 25.000 persone.
Le donne, spesso dimenticate nelle narrazioni storiche tradizionali, hanno contribuito in modo significativo al movimento di resistenza, non solo sul fronte domestico, ma anche come combattenti attive, staffette e supporto logistico e informativo.
Le donne facevano propaganda antifascista, recuperavano beni di prima necessità per i compagni combattenti, erano impegnate in operazioni militari ma anche nel mantenimento delle comunicazioni.
All'interno delle fabbriche avevano preso il posto degli uomini e da qui organizzavano manifestazioni e scioperi contro il fascismo. Facevano parte di organizzazioni come il GAP (Gruppi di Azione Patriottica), SAP (Squadre di Azione Patriottica) e fondarono i Gruppi a difesa della donna.
Tra le donne che si sono distinte per la loro attività ricordiamo Tina Anselmi, Carla Capponi o Nilde Iotti, che sarà anche la prima donna Presidente della Camera dei Deputati.
Il 25 aprile è per tutti noi il giorno della Liberazione, ma anche il simbolo della ricostruzione di un Paese che ha saputo alzare la testa, ripartire e ricreare fiducia.
Oggi il compito delle Istituzioni è ancora lo stesso: quello di ricostruire e ricreare nei cittadini la fiducia nello Stato.
"Se volete andare in pellegrinaggio, nel luogo dove è nata la nostra Costituzione – dichiarò Pietro Calamandrei nel 1955, parlando ad un gruppo di giovani a Milano - andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano, per riscattare la libertà e la dignità: andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione".
Parole attualissime che ci fanno comprendere quanto sangue è stato versato per costruire la pace e la democrazia, che oggi dobbiamo difendere con tutte le nostre forze.
Una data, quella del 25 aprile, che ci auguriamo non sia solo memoria storica, ma un'occasione per riflettere sulla necessità di fermare tutti i conflitti, un'occasione per dire no a tutte le guerre. Celebriamo la liberazione, i diritti e l'eguaglianza ma soprattutto la pace.
La lotta di liberazione riscattò il paese e lo fece padrone del proprio destino. Un destino di libertà, sancito dalla Costituzione.
La Costituzione che, ai nostri occhi e fuori da ogni retorica, è la Costituzione più bella del mondo. Scritta dai padri costituenti, rappresenta ancor oggi la linea di demarcazione della nostra libertà, dei nostri diritti fondamentali.
Nel pieno della tragedia della guerra e tra le macerie i padri costituenti disegnarono la nuova Italia di diritti e di solidarietà.
Desidero sottolineare che onorano la Resistenza e l'Italia che da essa è nata, quanti compiono il loro dovere favorendo la coesione sociale su cui si regge la nostra comunità nazionale.
Rendono onore alla Resistenza gli operatori sanitari che ogni giorno non si risparmiano per difendere la salute di tutti. Le rendono onore le donne e gli uomini che con il loro lavoro e il loro spirito di iniziativa e d'impresa rendono competitiva e solida l'economia italiana.
Le rendono onore quanti non si sottraggono a concorrere alle spese pubbliche secondo la propria capacità contributiva.
Le rendono onore tutti i volontari che spendono parte importante del proprio tempo per aiutare chi ne ha bisogno. Ed ancora, i giovani che, nel rispetto degli altri si impegnano per la difesa dell'ambiente.
Le rendono onore tutti coloro che adempiono, con coscienza, al proprio dovere e pensano al futuro delle nuove generazioni.
Non c'è una famiglia che non abbia memoria di un bisnonno, di un nonno, di un congiunto, di un amico, un conoscente, caduto in guerra e senta il bisogno di costruire un mondo in cui regni la pace.
Oggi, cari concittadini, questo anniversario assume un significato particolare: di nuovo in Europa c'è una guerra che provoca massacri, bombardamenti sulla popolazione civile, violenza sulle donne, fame, lutti, profughi, devastazioni di intere città.
Io credo che la guerra sia il male assoluto e credo che solo la pace può assicurare un futuro alle prossime generazioni, così come la pace ha reso possibile la ricostruzione e, aggiungo, il benessere del nostro paese.
Non si tratta solo di dire no alla guerra, ma di ricostruire la capacità nostra e delle Istituzioni di perseguire con le azioni quotidiane la pace.
In un mondo dove appare tutto difficile, dobbiamo ridare valore alla pace in ogni momento, in ogni luogo, in ogni situazione.
Saranno i nostri gesti e le nostre pratiche quotidiane a rendere credibile e dunque contagiosa la nostra proposta e la nostra volontà di ricostruire una vera, autentica, politica di pace, fondata sul ripudio della guerra.
Grazie a tutte le persone che questa mattina hanno voluto essere presenti per ricordare i sacrifici di chi ci ha preceduto per affermare i principi di democrazia, giustizia e libertà.
A noi il compito di custodirli e ricordarli ogni giorno.
In particolare è un dovere morale per noi terlizzesi esaltare il ricordo di don Pietro Pappagallo e del prof. Gioacchino Gesmundo che hanno amato il prossimo, messo a repentaglio la loro vita per aiutare soldati, partigiani, alleati, ebrei, perseguitati dal regime, dato ascolto alla propria coscienza e non aver girato il capo dall'altra parte di fronte alle atrocità della guerra.
E noi, amministratori locali, in questa ottica di pace, liberiamoci … liberiamoci dai condizionamenti della politica gridata, dalla politica faziosa.
Liberiamoci dal pregiudizio che ostacola la crescita sociale e non favorisce la collaborazione costruttiva tra forze politiche nella complicata missione di guardare essenzialmente al bene comune. Liberiamoci dai modi incivili che gettano fango non solo sulle Istituzioni, ma anche sulle persone.
Liberiamoci dai muri ideologici che ci fanno perdere di vista che siamo tutti cittadini della stessa città e proviamo … proviamo a costruire finestre di dialogo impostate sul rispetto reciproco e al raggiungimento dei soli obiettivi comuni, ringraziando chi è stato a servizio della collettività, aiutando chi lo è oggi … e preparando chi lo sarà in futuro.
Vi lascio con una riflessione di Papa Giovanni Paolo II che faccio mia:
"La pace richiede quattro condizioni essenziali: verità, giustizia, amore e libertà".
Buon 25 Aprile. Buona Festa di Liberazione»
La Festa della Liberazione dal nazifascismo è stata celebrata degnamente nella città dei fiori con un corteo mattutino partito da piazza IV Novembre e direttosi in piazza Cavour, dove è stata deposta una corona ai piedi del monumento ai Caduti.
Insieme alle istituzioni cittadine, alla politica di maggioranza e di opposizione, anche la locale sezione dell'ANPI che tramanda di generazione in generazione i valori della Resistenza.
Inevitabili e centrali gli omaggi ai martiri delle Fosse Ardeatine, don Pietro Pappagallo ed il professor Giacchino Gesmundo, ancora oggi vivido esempio di amore per la libertà, figli prediletti di una Terlizzi che non li ha dimenticati.
Sotto il nostro articolo, il discorso completo del sindaco Michelangelo De Chirico tenuto in piazza IV Novembre e le foto che raccontano in immagini una giornata che resta centrale nel calendario di tutti i terlizzesi che amano la democrazia e ripudiano i totalitarismi.
IL DISCORSO DEL SINDACO DE CHIRICO
«Carissimi concittadini e concittadine, autorità civili e militari, forze dell'ordine, rappresentanti e componenti delle associazioni combattentistiche, partigiane e d'arma, buona Festa di Liberazione!
Il 25 aprile rappresenta per tutti noi una data importante, simbolo di rinascita, di affermazione dei valori di libertà, di riscatto morale e civile. Un anniversario significativo nella storia italiana perché commemora la Liberazione dell'Italia, che avviene con la fine dell'occupazione nazista e la caduta del fascismo.
Una data che ricorda l'impegno di tanti uomini e donne che contribuirono alla liberazione e alla costruzione della pace e del bene comune che ancora oggi guidano la nostra comunità.
Festeggiare il 25 aprile significa celebrare non soltanto la fine della guerra e dell'oppressione nazifascista, ma anche riconoscere il valore e l'importanza del movimento partigiano.
La Festa del 25 aprile, infatti, è conosciuta anche come anniversario della Resistenza, festività dedicata al valore dei partigiani di ogni fronte che contribuirono alla liberazione del Paese.
Inizialmente composta da poche migliaia di uomini, la Resistenza assunse consistenza grazie alla vasta partecipazione di operai, contadini e giovani. Secondo alcune fonti ammontavano intorno a 25.000 persone.
Le donne, spesso dimenticate nelle narrazioni storiche tradizionali, hanno contribuito in modo significativo al movimento di resistenza, non solo sul fronte domestico, ma anche come combattenti attive, staffette e supporto logistico e informativo.
Le donne facevano propaganda antifascista, recuperavano beni di prima necessità per i compagni combattenti, erano impegnate in operazioni militari ma anche nel mantenimento delle comunicazioni.
All'interno delle fabbriche avevano preso il posto degli uomini e da qui organizzavano manifestazioni e scioperi contro il fascismo. Facevano parte di organizzazioni come il GAP (Gruppi di Azione Patriottica), SAP (Squadre di Azione Patriottica) e fondarono i Gruppi a difesa della donna.
Tra le donne che si sono distinte per la loro attività ricordiamo Tina Anselmi, Carla Capponi o Nilde Iotti, che sarà anche la prima donna Presidente della Camera dei Deputati.
Il 25 aprile è per tutti noi il giorno della Liberazione, ma anche il simbolo della ricostruzione di un Paese che ha saputo alzare la testa, ripartire e ricreare fiducia.
Oggi il compito delle Istituzioni è ancora lo stesso: quello di ricostruire e ricreare nei cittadini la fiducia nello Stato.
"Se volete andare in pellegrinaggio, nel luogo dove è nata la nostra Costituzione – dichiarò Pietro Calamandrei nel 1955, parlando ad un gruppo di giovani a Milano - andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano, per riscattare la libertà e la dignità: andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione".
Parole attualissime che ci fanno comprendere quanto sangue è stato versato per costruire la pace e la democrazia, che oggi dobbiamo difendere con tutte le nostre forze.
Una data, quella del 25 aprile, che ci auguriamo non sia solo memoria storica, ma un'occasione per riflettere sulla necessità di fermare tutti i conflitti, un'occasione per dire no a tutte le guerre. Celebriamo la liberazione, i diritti e l'eguaglianza ma soprattutto la pace.
La lotta di liberazione riscattò il paese e lo fece padrone del proprio destino. Un destino di libertà, sancito dalla Costituzione.
La Costituzione che, ai nostri occhi e fuori da ogni retorica, è la Costituzione più bella del mondo. Scritta dai padri costituenti, rappresenta ancor oggi la linea di demarcazione della nostra libertà, dei nostri diritti fondamentali.
Nel pieno della tragedia della guerra e tra le macerie i padri costituenti disegnarono la nuova Italia di diritti e di solidarietà.
Desidero sottolineare che onorano la Resistenza e l'Italia che da essa è nata, quanti compiono il loro dovere favorendo la coesione sociale su cui si regge la nostra comunità nazionale.
Rendono onore alla Resistenza gli operatori sanitari che ogni giorno non si risparmiano per difendere la salute di tutti. Le rendono onore le donne e gli uomini che con il loro lavoro e il loro spirito di iniziativa e d'impresa rendono competitiva e solida l'economia italiana.
Le rendono onore quanti non si sottraggono a concorrere alle spese pubbliche secondo la propria capacità contributiva.
Le rendono onore tutti i volontari che spendono parte importante del proprio tempo per aiutare chi ne ha bisogno. Ed ancora, i giovani che, nel rispetto degli altri si impegnano per la difesa dell'ambiente.
Le rendono onore tutti coloro che adempiono, con coscienza, al proprio dovere e pensano al futuro delle nuove generazioni.
Non c'è una famiglia che non abbia memoria di un bisnonno, di un nonno, di un congiunto, di un amico, un conoscente, caduto in guerra e senta il bisogno di costruire un mondo in cui regni la pace.
Oggi, cari concittadini, questo anniversario assume un significato particolare: di nuovo in Europa c'è una guerra che provoca massacri, bombardamenti sulla popolazione civile, violenza sulle donne, fame, lutti, profughi, devastazioni di intere città.
Io credo che la guerra sia il male assoluto e credo che solo la pace può assicurare un futuro alle prossime generazioni, così come la pace ha reso possibile la ricostruzione e, aggiungo, il benessere del nostro paese.
Non si tratta solo di dire no alla guerra, ma di ricostruire la capacità nostra e delle Istituzioni di perseguire con le azioni quotidiane la pace.
In un mondo dove appare tutto difficile, dobbiamo ridare valore alla pace in ogni momento, in ogni luogo, in ogni situazione.
Saranno i nostri gesti e le nostre pratiche quotidiane a rendere credibile e dunque contagiosa la nostra proposta e la nostra volontà di ricostruire una vera, autentica, politica di pace, fondata sul ripudio della guerra.
Grazie a tutte le persone che questa mattina hanno voluto essere presenti per ricordare i sacrifici di chi ci ha preceduto per affermare i principi di democrazia, giustizia e libertà.
A noi il compito di custodirli e ricordarli ogni giorno.
In particolare è un dovere morale per noi terlizzesi esaltare il ricordo di don Pietro Pappagallo e del prof. Gioacchino Gesmundo che hanno amato il prossimo, messo a repentaglio la loro vita per aiutare soldati, partigiani, alleati, ebrei, perseguitati dal regime, dato ascolto alla propria coscienza e non aver girato il capo dall'altra parte di fronte alle atrocità della guerra.
E noi, amministratori locali, in questa ottica di pace, liberiamoci … liberiamoci dai condizionamenti della politica gridata, dalla politica faziosa.
Liberiamoci dal pregiudizio che ostacola la crescita sociale e non favorisce la collaborazione costruttiva tra forze politiche nella complicata missione di guardare essenzialmente al bene comune. Liberiamoci dai modi incivili che gettano fango non solo sulle Istituzioni, ma anche sulle persone.
Liberiamoci dai muri ideologici che ci fanno perdere di vista che siamo tutti cittadini della stessa città e proviamo … proviamo a costruire finestre di dialogo impostate sul rispetto reciproco e al raggiungimento dei soli obiettivi comuni, ringraziando chi è stato a servizio della collettività, aiutando chi lo è oggi … e preparando chi lo sarà in futuro.
Vi lascio con una riflessione di Papa Giovanni Paolo II che faccio mia:
"La pace richiede quattro condizioni essenziali: verità, giustizia, amore e libertà".
Buon 25 Aprile. Buona Festa di Liberazione»