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Vita di città
Francesco Angarano, il nonnino terlizzese che ha compiuto 100 anni
Il suo commento: «Il segreto per un'esistenza così lunga? Il modo di vivere»
Terlizzi - mercoledì 5 febbraio 2020
Lo scorso 23 gennaio, il terlizzese Francesco Angarano ha festeggiato i cento anni. La redazione di TerlizziViva gli ha chiesto di raccontare la sua storia e lui è stato ben lieto di aprirsi a noi.
Classe 1920, il nostro concittadino è nato a Terlizzi e ha sempre vissuto qui. Ultimo di quattro figli, è cresciuto in una famiglia semplice.
Suo padre, infatti, era un trainiere: conduceva, cioè, il traino che veniva adibito al trasporto di merci e persone. Sin dalla tenera età, Francesco seguì le orme del babbo così da imparare il mestiere e tralasciare, però, gli studi.
Chiamato ad arruolarsi per la seconda guerra mondiale, un problema di salute non solo gli impedì la partenza ma gli evitò una tragica scomparsa. Tempo dopo, infatti, si venne a sapere che la nave sulla quale sarebbe dovuto salire, fu bombardata tanto che non ci furono superstiti.
Nel 1952 contrasse matrimonio, un'unione che è durata ben sessantatré anni. Da questa è nato un solo figlio che gli ha donato una bella discendenza, tre nipoti e due pronipoti.
«I primi tempi della vita matrimoniale non sono stati affatto semplici: il lavoro da trainiere, pesante e rischioso, mi teneva per giorni lontano dalla mia famiglia», ricorda Francesco. La situazione è andata migliorando quando i camion presero il posto dei traini. Francesco fu costretto a reinventarsi: si diede all'agricoltura, attività che imparò piano piano.
«Il segreto per un'esistenza così lunga? Il modo di vivere», rivela l'arzillo nonnino. Non potendo contare più sui muli come mezzo di trasporto e non sapendo andare in bicicletta, raggiungeva a piedi la campagna. Respirava aria pulita da mattina a sera, mangiava cibo genuino. Non ha mai fumato o bevuto alcolici.
«L'unico vizio è stato e continua a essere un buon bicchiere di vino di Troia a tavola», la sua conclusione semplice ma sincera come il suo sorriso.
Classe 1920, il nostro concittadino è nato a Terlizzi e ha sempre vissuto qui. Ultimo di quattro figli, è cresciuto in una famiglia semplice.
Suo padre, infatti, era un trainiere: conduceva, cioè, il traino che veniva adibito al trasporto di merci e persone. Sin dalla tenera età, Francesco seguì le orme del babbo così da imparare il mestiere e tralasciare, però, gli studi.
Chiamato ad arruolarsi per la seconda guerra mondiale, un problema di salute non solo gli impedì la partenza ma gli evitò una tragica scomparsa. Tempo dopo, infatti, si venne a sapere che la nave sulla quale sarebbe dovuto salire, fu bombardata tanto che non ci furono superstiti.
Nel 1952 contrasse matrimonio, un'unione che è durata ben sessantatré anni. Da questa è nato un solo figlio che gli ha donato una bella discendenza, tre nipoti e due pronipoti.
«I primi tempi della vita matrimoniale non sono stati affatto semplici: il lavoro da trainiere, pesante e rischioso, mi teneva per giorni lontano dalla mia famiglia», ricorda Francesco. La situazione è andata migliorando quando i camion presero il posto dei traini. Francesco fu costretto a reinventarsi: si diede all'agricoltura, attività che imparò piano piano.
«Il segreto per un'esistenza così lunga? Il modo di vivere», rivela l'arzillo nonnino. Non potendo contare più sui muli come mezzo di trasporto e non sapendo andare in bicicletta, raggiungeva a piedi la campagna. Respirava aria pulita da mattina a sera, mangiava cibo genuino. Non ha mai fumato o bevuto alcolici.
«L'unico vizio è stato e continua a essere un buon bicchiere di vino di Troia a tavola», la sua conclusione semplice ma sincera come il suo sorriso.