Scuola e Lavoro
Giornata della Memoria, Rossella D'Abramo racconta il dramma ebraico ai bimbi terlizzesi
Un percorso per i più piccoli per provare a pensare all'Olocausto con una chiave di lettura differente
Terlizzi - sabato 1 febbraio 2020
Provare a spiegare a bimbi della scuola primaria cosa può essere stato l'Olocausto di ebrei, sinti, rom, caminanti, omosessuali e minoranze etniche. Provare a farlo con un linguaggio che non li turbasse, ma che al contempo li rendesse consapevoli di quanto è stato vissuto oltre 70 anni fa da molti loro coetanei.
Così Rossella D'Ambramo, laureata in Scienze Filosofiche, ha inteso celebrare la Giornata della Memoria lo scorso 27 gennaio, insieme ai bimbi della classe V D della scuola "don Pietro Pappagallo" (non esattamente una intestazione banale) ed all'insegnante Annamaria D'Abramo.
«Ho desiderato mettere le mie competenze a disposizione dei bambini di classe V sez D della scuola elementare Don Pietro Pappagallo di Terlizzi - ci ha spiegato - e adottando un linguaggio semplice, delicato ed efficace ho parlato loro dell'evento cruciale della storia del Novecento, che ha scosso e segnato profondamente le coscienze umane: l'Olocausto. Dai bambini ho ricevuto un riscontro davvero positivo. Erano attenti e compartecipi durante l'ascolto. Ho raccontato come si fossero sentiti i bambini della loro età, strappati ad una vita serena, separati dai genitori e dai quali non sono più riusciti a ricevere un ultimo bacio, magari proprio quello della buonanotte che serviva a tranquillizzarli. Bambini cresciuti troppo in fretta (chi è sopravvissuto a quel dramma immane), da non ricordare di aver davvero avuto un'infanzia. Qualcosa poteva essere fatto - ha osservato la D'Abramo -, doveva essere fatto, ma nessuno è intervenuto. Così, ci abbiamo pensato noi».
È stato quindi creato un grande cartellone dal titolo "Ri-costruire il passato per cambiare il futuro" ed il cancello di Auschwitz che il 27 gennaio del 1945 è stato ripensato. Se solo si fosse aperto prima, quel maledetto cancello, in molti altri sarebbero usciti vivi da quell'inferno.
«Il cartellone - ha spiegato ancora la dottoressa in Scienze Filosofiche - ha quindi ritratto mani che hanno implorato aiuto, afferrate da una grande mano disegnata dai bambini, simbolo di una umanità che non abbandona i suoi figli». La storia, quella drammatica, atroce, legata all'Olocausto, è stata così compresa e ripensata, con un finale differente, non per far sfuggire i piccoli alunni dalla realtà, ma per trasmettere loro un messaggio importante: le mani tese verso il prossimo, il non girarsi dall'altra parte, aiuterebbero, anche oggi, a far sì che tante tragedie non si verifichino.
Su Amazon è disponibile anche il libro di Rossella D'Abramo dal titolo "Il senso di colpa", che cerca di analizzare quei fatti dalla prospettiva di vista dei carnefici.
Così Rossella D'Ambramo, laureata in Scienze Filosofiche, ha inteso celebrare la Giornata della Memoria lo scorso 27 gennaio, insieme ai bimbi della classe V D della scuola "don Pietro Pappagallo" (non esattamente una intestazione banale) ed all'insegnante Annamaria D'Abramo.
«Ho desiderato mettere le mie competenze a disposizione dei bambini di classe V sez D della scuola elementare Don Pietro Pappagallo di Terlizzi - ci ha spiegato - e adottando un linguaggio semplice, delicato ed efficace ho parlato loro dell'evento cruciale della storia del Novecento, che ha scosso e segnato profondamente le coscienze umane: l'Olocausto. Dai bambini ho ricevuto un riscontro davvero positivo. Erano attenti e compartecipi durante l'ascolto. Ho raccontato come si fossero sentiti i bambini della loro età, strappati ad una vita serena, separati dai genitori e dai quali non sono più riusciti a ricevere un ultimo bacio, magari proprio quello della buonanotte che serviva a tranquillizzarli. Bambini cresciuti troppo in fretta (chi è sopravvissuto a quel dramma immane), da non ricordare di aver davvero avuto un'infanzia. Qualcosa poteva essere fatto - ha osservato la D'Abramo -, doveva essere fatto, ma nessuno è intervenuto. Così, ci abbiamo pensato noi».
È stato quindi creato un grande cartellone dal titolo "Ri-costruire il passato per cambiare il futuro" ed il cancello di Auschwitz che il 27 gennaio del 1945 è stato ripensato. Se solo si fosse aperto prima, quel maledetto cancello, in molti altri sarebbero usciti vivi da quell'inferno.
«Il cartellone - ha spiegato ancora la dottoressa in Scienze Filosofiche - ha quindi ritratto mani che hanno implorato aiuto, afferrate da una grande mano disegnata dai bambini, simbolo di una umanità che non abbandona i suoi figli». La storia, quella drammatica, atroce, legata all'Olocausto, è stata così compresa e ripensata, con un finale differente, non per far sfuggire i piccoli alunni dalla realtà, ma per trasmettere loro un messaggio importante: le mani tese verso il prossimo, il non girarsi dall'altra parte, aiuterebbero, anche oggi, a far sì che tante tragedie non si verifichino.
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