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Gli zombie sono tra di noi?

Le relazioni ai tempi di Facebook e WhatsApp: una riflessione dell'Azione Cattolica

"Comunicare è… non perdere il senso dell'umanità, la soglia del limite, il buon senso del tempo". E' questo uno dei temi della campagna di sensibilizzazione promossa dall'Azione Cattolica diocesana per una comunicazione responsabile "CollegaMenti, rel@zioni oltre le connessioni". L'immagine del manifesto scelto raffigura un uomo concentrato davanti a un pc mentre si trova su una gondola a forma di "F" di Facebook nel bel mezzo di un paesaggio suggestivo come quello della laguna veneziana.

Un'immagine che racconta bene come la tecnologia e le nuove forme di comunicazione oggi rischiano di dirottare l'attenzione delle persone verso altre dimensioni irreali, distraendole dalle cose importanti. Al punto da creare degli zombie. Gli zombie sono in mezzo a noi. Gli zombie forse siamo noi stessi. «Gli zombie esistono e camminano in mezzo a noi, talvolta si concentrano in uno stesso luogo» si legge in un articolo dell'ufficio comunicazione del'Azione Cattolica dedicato proprio al tema della comunicazione responsabile.

«Con ciò non si vogliono demonizzare i social network, tutt'altro» sostiene l'AC. In fondo, anche un gruppo Whatsapp può rappresentare «un modo economico e semplice per intensificare le relazioni, tenerle vive tra un incontro e l'altro. Anche il "banale" messaggino di auguri su Facebook, trito e ritrito, in fondo non è altro che l'erede dei vecchi biglietti di auguri e dei telegrammi che ormai nessuno usa più. L'importante non è, evidentemente, il mezzo. Ma che la comunicazione sia a sostegno della relazione, e che non la sostituisca, che una vasta rete di interessi virtuali non copra una certa povertà di relazioni, di reale coinvolgimento.»

Sembra, dunque, una questione di misura. Quella misura che per alcuni sembra oltrepassata quando in un'aula di una scuola incontri tutti gli studenti "persi" nel display di uno smartphone; quando persino durante la prima comunione in chiesa il primo pensiero è quello del selfie; quando il pranzo si svolge con il tablet tra le mani.

E voi che ne pensate?
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