Cronaca
Good Morning Terlizzi... la guerra è finita
Baldassarre contro Dello Russo, ecco come è andata
Terlizzi - lunedì 17 agosto 2015
10.54
Good Morning Terlizzi, la guerra è finita.
A distanza di qualche giorno dal blitz dei carabinieri che ha portato in manette ben sette persone per i fatti collegati alla sparatoria di Viale dei Garofani, Terlizzi può tirare un sospiro di sollievo. Le indagini coordinate dal comandante Cap. Vito Ingrosso del nucleo operativo della compagnia di Molfetta fanno emergere uno spaccato della malavita locale circoscritto a due sole famiglie, ma comunque inquietante.
Baldassarre contro i Dello Russo, è l'annosa storia di due famiglie affiliate ai clan del barese che da anni si fronteggiano in una vera e propria guerra per il controllo del territorio. Due famiglie da sempre contro, pronte a farsi male ad ogni costo, mai dimentiche di quel 2004 anno in cui Baldassarre Gioacchino crivellò di colpi l'altro boss rivale Giovanni Dello Russo detto "Il Malandrino".
Quello che emerge dalle indagini dei carabinieri è una storia incredibile fatta di odio, pallottole e sangue. Una rivalità mai sopita, covata sotto la cenere e culminata nel duello di fuoco inscenato lo scorso 10 giugno nel pieno centro della città. Protagonisti sono padri e figli delle due famiglie, armati fino ai denti come nei celebri film dei gangster, pronti ad uccidere e a farsi uccidere, persino incuranti del fatto che ci fossero attorno donne e bambini.
GIOACCHINO BALDASSARRE DOVEVA MORIRE
I fatti più recenti hanno inizio ad aprile scorso. I carabinieri in borghese del Tenente Paolo Milici, comandante della locale tenenza dei carabinieri, intercettano un'auto di grossa cilindrata con tre albanesi a bordo. Li tengono d'occhio per giorni, seguono i loro spostamenti. Viene disposta un'intercettazione ambientale. Gli albanesi parlano di Gioacchino Baldassarre, l'omicida del 2004, l'uomo che dopo aver scontato la pena in carcere si reca ogni giorno nella caserma dei carabinieri per l'obbligo di firma.
Baldassarre deve morire. Gli albanesi hanno deciso che deve essere ammazzato proprio mentre si reca a firmare. Seguono la loro vittima designata, perlustrano la zona dove deve avvenire l'attentato a colpi di pistola e kalashnikov. Non si preoccupano del fatto che insieme a Gioacchino ci siano anche la compagna e una bambina di dieci anni. Baldassarre deve morire e sono pronti a tutto, persino a correre il rischio di colpire due persone innocenti.
Ma i carabinieri ascoltano tutto: il 15 aprile capiscono che sarà proprio quello il fatidico giorno "X" e con un blitz fermano in tempo i killer: gli albanesi tentano addirittura di sparare ai carabinieri, poi fuggono, due di loro vengono catturati a arrestati, un terzo fa perdere le tracce.
CLIMA DI ODIO E UN DUELLO A COLPI DI KALASHNIKOV
Da quel momento è probabile che Gioacchino Baldassarre capisca di essere nel mirino e perda ogni controllo. La situazione precipita, l'odio decennale nei confronti dei Dello Russo si alimenta e si esaspera ancora di più. Il resto lo fanno le continue minacce incrociate e le scaramucce che attraversano le generazioni e vedono coinvolti anche i figli più piccoli.
E' in questo clima di tensione che matura la sparatoria del 10 giugno scorso in via dei Garofoli, anche questa volta tra donne e bambini.
I Baldassarre decidono di farla finita. Una volta per tutte. Ed e così che il padre cinquantasettenne Giuseppe Baldassarre insieme ai tre figli maschi Gioacchino, Vincenzo e Michele si mettono in macchina e vanno a fare la guerra.
Sono le 21, è una bella serata di mezza estate. Tra viale Roma e via della Mimose c'è gente a passeggio, ci sono bambini che festeggiano nelle pizzerie. In una di queste vie i Baldassarre scorgono il rivale Roberto dello Russo in compagnia dei suoi uomini e di alcuni parenti. Si fanno coraggio, accarezzano il kalashnikov e la revolver 357 magnum. Sono pronti a far fuoco. Sono pronti a tutto.
A bordo dell'Alfa Romeo passano e spassano dal luogo dove si trova Roberto dello Russo, mettono a punto il piano: decidono che Giuseppe e Michele Baldassarre resteranno in auto pronti a scappare, mentre Gioacchino e Vincenzo usciranno dall'auto per colpire dello Russo alle spalle. Ma non fanno bene i conti con l'astuzia del loro rivale.
Roberto Dello Russo, infatti, si accorge degli strani movimenti, nota l'auto grigia che sta girando in zona, intuisce quello che sta per succedere e non si lascia sorprendere. Avverte gli altri e va a prendere le armi.
E' roba di attimi. Scoppia il finimondo. Le due bande si sparano a viso aperto. Roberto dello Russo viene ferito di striscio al torace, ma continua a sparare. La gente attorno urla, fugge, si ripara come può dentro bar e pizzerie. Un proiettile manda in frantumi il vetro di un'automobile parcheggiata nelle vicinanze, un altro ferisce alla gamba Angela Altamura una donna che si trovava da quelle parti per accompagnare in una pizzeria i bambini della scuola di danza.
Assomiglia alla scena di un film, ma è tutto vero. La magnum in mano a uno dei Baldassarre si inceppa, i due attentatori scappano a piedi, mentre l'Alfa Romeo si rimette in moto sgommando. L'auto riesce a fare solo pochi metri. Dello Russo, ferito di striscio, la raggiunge armato. Nell'abitacolo ci sono Giuseppe e Michele Baldassarre a mani alzate in segno di resa: siamo disarmati, dicono. Secondo la ricostruzione fatta dai carabinieri, Dello Russo si avvicina ai due, pronuncia qualche parola, e decide di graziarli. Spara alle gambe ad entrambi.
DELLO RUSSO PRONTO A PARTIRE PER SHARM EL SHEIK
Per giorni Roberto Dello Russo si rende irreperibile. I carabinieri vogliono sottoporlo alla prova dello stub, ma le indagini lampo completate in meno di un mese hanno già fatto luce su come sono andate le cose.
Quando qualche notte fa Dello Russo si è rifatto vivo, i carabinieri sono andati a prelevarlo. L'uomo aveva sul costato una cicatrice da arma da fuoco ancora fresca. Non solo. Con sé anche un biglietto aereo per Sharm el Sheik e due grosse valige già caricate in auto.
Ora i magistrati della Procura della Repubblica di Trani procederanno con gli interrogatori di garanzia. Nel frattempo Terlizzi ringrazia le forze dell'ordine e torna a respirare. La guerra è finita.
A distanza di qualche giorno dal blitz dei carabinieri che ha portato in manette ben sette persone per i fatti collegati alla sparatoria di Viale dei Garofani, Terlizzi può tirare un sospiro di sollievo. Le indagini coordinate dal comandante Cap. Vito Ingrosso del nucleo operativo della compagnia di Molfetta fanno emergere uno spaccato della malavita locale circoscritto a due sole famiglie, ma comunque inquietante.
Baldassarre contro i Dello Russo, è l'annosa storia di due famiglie affiliate ai clan del barese che da anni si fronteggiano in una vera e propria guerra per il controllo del territorio. Due famiglie da sempre contro, pronte a farsi male ad ogni costo, mai dimentiche di quel 2004 anno in cui Baldassarre Gioacchino crivellò di colpi l'altro boss rivale Giovanni Dello Russo detto "Il Malandrino".
Quello che emerge dalle indagini dei carabinieri è una storia incredibile fatta di odio, pallottole e sangue. Una rivalità mai sopita, covata sotto la cenere e culminata nel duello di fuoco inscenato lo scorso 10 giugno nel pieno centro della città. Protagonisti sono padri e figli delle due famiglie, armati fino ai denti come nei celebri film dei gangster, pronti ad uccidere e a farsi uccidere, persino incuranti del fatto che ci fossero attorno donne e bambini.
GIOACCHINO BALDASSARRE DOVEVA MORIRE
I fatti più recenti hanno inizio ad aprile scorso. I carabinieri in borghese del Tenente Paolo Milici, comandante della locale tenenza dei carabinieri, intercettano un'auto di grossa cilindrata con tre albanesi a bordo. Li tengono d'occhio per giorni, seguono i loro spostamenti. Viene disposta un'intercettazione ambientale. Gli albanesi parlano di Gioacchino Baldassarre, l'omicida del 2004, l'uomo che dopo aver scontato la pena in carcere si reca ogni giorno nella caserma dei carabinieri per l'obbligo di firma.
Baldassarre deve morire. Gli albanesi hanno deciso che deve essere ammazzato proprio mentre si reca a firmare. Seguono la loro vittima designata, perlustrano la zona dove deve avvenire l'attentato a colpi di pistola e kalashnikov. Non si preoccupano del fatto che insieme a Gioacchino ci siano anche la compagna e una bambina di dieci anni. Baldassarre deve morire e sono pronti a tutto, persino a correre il rischio di colpire due persone innocenti.
Ma i carabinieri ascoltano tutto: il 15 aprile capiscono che sarà proprio quello il fatidico giorno "X" e con un blitz fermano in tempo i killer: gli albanesi tentano addirittura di sparare ai carabinieri, poi fuggono, due di loro vengono catturati a arrestati, un terzo fa perdere le tracce.
CLIMA DI ODIO E UN DUELLO A COLPI DI KALASHNIKOV
Da quel momento è probabile che Gioacchino Baldassarre capisca di essere nel mirino e perda ogni controllo. La situazione precipita, l'odio decennale nei confronti dei Dello Russo si alimenta e si esaspera ancora di più. Il resto lo fanno le continue minacce incrociate e le scaramucce che attraversano le generazioni e vedono coinvolti anche i figli più piccoli.
E' in questo clima di tensione che matura la sparatoria del 10 giugno scorso in via dei Garofoli, anche questa volta tra donne e bambini.
I Baldassarre decidono di farla finita. Una volta per tutte. Ed e così che il padre cinquantasettenne Giuseppe Baldassarre insieme ai tre figli maschi Gioacchino, Vincenzo e Michele si mettono in macchina e vanno a fare la guerra.
Sono le 21, è una bella serata di mezza estate. Tra viale Roma e via della Mimose c'è gente a passeggio, ci sono bambini che festeggiano nelle pizzerie. In una di queste vie i Baldassarre scorgono il rivale Roberto dello Russo in compagnia dei suoi uomini e di alcuni parenti. Si fanno coraggio, accarezzano il kalashnikov e la revolver 357 magnum. Sono pronti a far fuoco. Sono pronti a tutto.
A bordo dell'Alfa Romeo passano e spassano dal luogo dove si trova Roberto dello Russo, mettono a punto il piano: decidono che Giuseppe e Michele Baldassarre resteranno in auto pronti a scappare, mentre Gioacchino e Vincenzo usciranno dall'auto per colpire dello Russo alle spalle. Ma non fanno bene i conti con l'astuzia del loro rivale.
Roberto Dello Russo, infatti, si accorge degli strani movimenti, nota l'auto grigia che sta girando in zona, intuisce quello che sta per succedere e non si lascia sorprendere. Avverte gli altri e va a prendere le armi.
E' roba di attimi. Scoppia il finimondo. Le due bande si sparano a viso aperto. Roberto dello Russo viene ferito di striscio al torace, ma continua a sparare. La gente attorno urla, fugge, si ripara come può dentro bar e pizzerie. Un proiettile manda in frantumi il vetro di un'automobile parcheggiata nelle vicinanze, un altro ferisce alla gamba Angela Altamura una donna che si trovava da quelle parti per accompagnare in una pizzeria i bambini della scuola di danza.
Assomiglia alla scena di un film, ma è tutto vero. La magnum in mano a uno dei Baldassarre si inceppa, i due attentatori scappano a piedi, mentre l'Alfa Romeo si rimette in moto sgommando. L'auto riesce a fare solo pochi metri. Dello Russo, ferito di striscio, la raggiunge armato. Nell'abitacolo ci sono Giuseppe e Michele Baldassarre a mani alzate in segno di resa: siamo disarmati, dicono. Secondo la ricostruzione fatta dai carabinieri, Dello Russo si avvicina ai due, pronuncia qualche parola, e decide di graziarli. Spara alle gambe ad entrambi.
DELLO RUSSO PRONTO A PARTIRE PER SHARM EL SHEIK
Per giorni Roberto Dello Russo si rende irreperibile. I carabinieri vogliono sottoporlo alla prova dello stub, ma le indagini lampo completate in meno di un mese hanno già fatto luce su come sono andate le cose.
Quando qualche notte fa Dello Russo si è rifatto vivo, i carabinieri sono andati a prelevarlo. L'uomo aveva sul costato una cicatrice da arma da fuoco ancora fresca. Non solo. Con sé anche un biglietto aereo per Sharm el Sheik e due grosse valige già caricate in auto.
Ora i magistrati della Procura della Repubblica di Trani procederanno con gli interrogatori di garanzia. Nel frattempo Terlizzi ringrazia le forze dell'ordine e torna a respirare. La guerra è finita.