Cronaca
«I Dello Russo per colmare il vuoto di potere dei Baldassarre»
Secondo l'Antimafia le recenti condanne possono segnare l'avvicendamento tra i due clan
Terlizzi - venerdì 20 luglio 2018
0.45
12 sodalizi criminali distinti, alcuni dei quali con molte articolazioni all'interno, tentacoli che stringono i quartieri della città di Bari tra affari e traffici illeciti. Gruppi in contrasto tra loro, ma con la tendenza, sempre più diffusa, ad espandersi sul territorio extra-cittadino.
È quanto emerge dalla relazione del secondo semestre 2017 redatta dalla Direzione Investigativa Antimafia sullo stato della malavita in Italia, con un capitolo dedicato alla Puglia e all'area barese dove «le recenti sentenze di condanna potrebbero lasciare spazi alle mire espansionistiche dei clan o di gruppi autoctoni a questi collegati, per il controllo delle attività criminali».
È il caso di Terlizzi, «ove la recente condanna inflitta al capo del gruppo Baldassare ed ai suoi sodali di quella realtà criminale (sentenza n. 1520/2017 emessa il 30 giugno 2017 dal giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Bari) - si legge a pagina 182 -, ha decretato la fine di quella realtà criminale, lasciando un vuoto nel controllo delle piazze di spaccio, che potrebbe essere ben presto colmato dall'antagonista ed egemone clan Dello Russo».
«Le consolidate peculiarità della criminalità organizzata barese - è spiegato - hanno trovato puntuali riscontri nelle più importanti attività investigative concluse e nelle sentenze pronunciate nel semestre, dalla cui analisi è emersa la capacità dei sodalizi, seppur frammentati, di insinuarsi nei gangli vitali del tessuto sociale e produttivo, dando corpo ad un importante volume di affari in diversi settori, senza per questo rinunciare al ricorso alle armi per dirimere conflitti».
Nel corposo dossier, infatti, viene sottolineata la tendenza dei gruppi criminosi, «sempre più diffusa, ad espandersi sul territorio extra-cittadino, tanto da acquisire una "dimensione metropolitana-provinciale" che consente di esportare nell'hinterland le strategie già sperimentate con successo nel capoluogo, potendo contare sulla presenza, nei comuni della provincia, di numerosi gruppi criminali autoctoni, disposti a stringere alleanze operative».
«La contiguità dell'area urbana con quella metropolitana - si legge a pagina 182 - continua a favorire l'interazione criminale tra il capoluogo e la provincia. Ciò comporta, talvolta anche in piccoli comuni, la coabitazione di clan che possono definirsi storicamente "egemoni" con frange di altri aggregati (comprese poco rilevanti strutture criminali straniere), in ragione di una "spartizione" delle aree di influenza stabilita sulla base di "rapporti di forza"».
«Deve considerarsi anche che, nel semestre in esame - viene rimarcato - numerose operazioni di polizia giudiziaria e l'esecuzione di alcune sentenze di condanna hanno decimato gli organici dei gruppi criminali operativi nell'hinterland barese, favorendo ulteriormente l'espandersi, su quei territori, del potere dei clan del capoluogo, ovvero l'affiliazione di consorterie autoctone agli storici gruppi cittadini».
A Terlizzi, ad esempio, la recente condanna inflitta al capo del gruppo Baldassarre ed ai suoi sodali di quella realtà criminale, scaturito dall'indagine "Gran Bazar" (operazione del 16 marzo 2016), che ha riguardato 20 pregiudicati responsabili, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti del tipo hashish, marijuana, cocaina e eroina, poi spacciata anche a Terlizzi, potrebbe segnare una nuova era.
«La recente condanna inflitta al capo del gruppo Baldassarre ed ai suoi sodali di quella realtà criminale - si legge a pagina 184 - ha lasciato un vuoto nel controllo delle piazze di spaccio, che potrebbe essere ben presto colmato dall'antagonista ed egemone clan Dello Russo», affiliato ai Ficco.
È quanto emerge dalla relazione del secondo semestre 2017 redatta dalla Direzione Investigativa Antimafia sullo stato della malavita in Italia, con un capitolo dedicato alla Puglia e all'area barese dove «le recenti sentenze di condanna potrebbero lasciare spazi alle mire espansionistiche dei clan o di gruppi autoctoni a questi collegati, per il controllo delle attività criminali».
È il caso di Terlizzi, «ove la recente condanna inflitta al capo del gruppo Baldassare ed ai suoi sodali di quella realtà criminale (sentenza n. 1520/2017 emessa il 30 giugno 2017 dal giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Bari) - si legge a pagina 182 -, ha decretato la fine di quella realtà criminale, lasciando un vuoto nel controllo delle piazze di spaccio, che potrebbe essere ben presto colmato dall'antagonista ed egemone clan Dello Russo».
«Le consolidate peculiarità della criminalità organizzata barese - è spiegato - hanno trovato puntuali riscontri nelle più importanti attività investigative concluse e nelle sentenze pronunciate nel semestre, dalla cui analisi è emersa la capacità dei sodalizi, seppur frammentati, di insinuarsi nei gangli vitali del tessuto sociale e produttivo, dando corpo ad un importante volume di affari in diversi settori, senza per questo rinunciare al ricorso alle armi per dirimere conflitti».
Nel corposo dossier, infatti, viene sottolineata la tendenza dei gruppi criminosi, «sempre più diffusa, ad espandersi sul territorio extra-cittadino, tanto da acquisire una "dimensione metropolitana-provinciale" che consente di esportare nell'hinterland le strategie già sperimentate con successo nel capoluogo, potendo contare sulla presenza, nei comuni della provincia, di numerosi gruppi criminali autoctoni, disposti a stringere alleanze operative».
«La contiguità dell'area urbana con quella metropolitana - si legge a pagina 182 - continua a favorire l'interazione criminale tra il capoluogo e la provincia. Ciò comporta, talvolta anche in piccoli comuni, la coabitazione di clan che possono definirsi storicamente "egemoni" con frange di altri aggregati (comprese poco rilevanti strutture criminali straniere), in ragione di una "spartizione" delle aree di influenza stabilita sulla base di "rapporti di forza"».
«Deve considerarsi anche che, nel semestre in esame - viene rimarcato - numerose operazioni di polizia giudiziaria e l'esecuzione di alcune sentenze di condanna hanno decimato gli organici dei gruppi criminali operativi nell'hinterland barese, favorendo ulteriormente l'espandersi, su quei territori, del potere dei clan del capoluogo, ovvero l'affiliazione di consorterie autoctone agli storici gruppi cittadini».
A Terlizzi, ad esempio, la recente condanna inflitta al capo del gruppo Baldassarre ed ai suoi sodali di quella realtà criminale, scaturito dall'indagine "Gran Bazar" (operazione del 16 marzo 2016), che ha riguardato 20 pregiudicati responsabili, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti del tipo hashish, marijuana, cocaina e eroina, poi spacciata anche a Terlizzi, potrebbe segnare una nuova era.
«La recente condanna inflitta al capo del gruppo Baldassarre ed ai suoi sodali di quella realtà criminale - si legge a pagina 184 - ha lasciato un vuoto nel controllo delle piazze di spaccio, che potrebbe essere ben presto colmato dall'antagonista ed egemone clan Dello Russo», affiliato ai Ficco.