Cronaca
I fratelli Baldassarre al centro dello spaccio di droga anche a Monte Sant'Angelo
Operazione dei Carabinieri di Barletta: nelle indagini anche i due fratelli terlizzesi
Terlizzi - lunedì 22 gennaio 2018
11.38
Sono coinvolti anche i fratelli Gioacchino e Vincenzo Baldassarre nell'indagine dei Carabinieri della Compagnia di Barletta che questa mattina ha portato a due ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di Matteo Colafrancesco 39enne di Monte Sant'Angelo, sottocapo di prima classe della Marina Militare e Giuseppe Colafrancesco, 49enne, censurato, domiciliato a Rutigliano.
Entrambi sono ritenuti responsabili, unitamente ad altri soggetti indagati, dei reati di concorso in detenzione e spaccio di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente del tipo marijuana, reati commessi a Trani e a Monte Sant'Angelo, Manfredonia e Brindisi da aprile a novembre 2013. E concorso in estorsione aggravata dal metodo mafioso commessa a Trani dal maggio 2014 a settembre 2016.
La misura restrittiva in carcere, disposta dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, compendia le risultanze investigative relative ad un importante traffico di sostanze stupefacenti del tipo marijuana, posto in essere dai fratelli Colafrancesco portato avanti dal 2013 al 2016.
Ancora, nel provvedimento viene dettagliatamente illustrata la manovra estorsiva condotta dai due fratelli in pregiudizio di un loro acquirente, Luigi Colangelo, il quale non aveva ottemperato al pagamento di una consistente partita di droga. Quest'ultimo, unitamente ai due fratelli di Terlizzi, Gioacchino e Vincenzo Baldassarre, faceva parte di un autonomo sodalizio criminale dedito all'attività di narcotraffico nel comune di Monte Sant'Angelo.
A fondamento dell'impianto accusatorio vi sono le dichiarazioni di più collaboratori di giustizia. La stessa vittima delle pretese estorsive e suo padre, con le loro propalazioni, corroboravano ampiamente il quadro indiziario complessivo.
Le indagini condotte dall'Aliquota Operativa della Compagnia Carabinieri di Barletta hanno riscontrato, mediante attività di intercettazione, l'esecuzione di pedinamenti e di videoriprese, le dichiarazioni dei citati collaboratori, consentendo di documentare come i Colafrancesco, i quali in area garganica vantano qualificate reciprocità con esponenti della locale criminalità organizzata, avessero a più riprese rifornito il sodalizio criminale del Colangelo e dei fratelli Baldassarre, con ripetute cessioni di rilevanti partite di marijuana, quantificabili complessivamente in circa 2.300 chilogrammi.
Proprio il mancato, completo pagamento di una di queste partite di droga da parte del Colangelo, causato dalla detenzione del medesimo, aveva indotto i fratelli Colafrancesco a minacciare reiteratamente di morte, con il ricorso ad una fraseologia tipica dei componenti delle organizzazioni mafiose, il padre del predetto Colangelo.
Emblematiche erano alcune auto-eloquenti affermazioni del tipo: «Dalle nostre parti uccidiamo per una mucca figurati per i soldi» o ancora «Ma lo sai come funziona? Non te lo voglio manco dire hai capito? Non te lo voglio manco dire che sono cose brutte». Tanto al chiaro fine di indurre l'anziano genitore del debitore insolvente ad onorare il consistente debito contratto. L'indagine coinvolge altre cinque persone rimaste indagate in stato di libertà.
A formalità di rito ultimate Matteo Colafrancesco è stato associato alla casa circondariale militare di Santa Maria Capua Vetere ed il fratello Giuseppe alla casa circondariale di Bari.
Entrambi sono ritenuti responsabili, unitamente ad altri soggetti indagati, dei reati di concorso in detenzione e spaccio di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente del tipo marijuana, reati commessi a Trani e a Monte Sant'Angelo, Manfredonia e Brindisi da aprile a novembre 2013. E concorso in estorsione aggravata dal metodo mafioso commessa a Trani dal maggio 2014 a settembre 2016.
La misura restrittiva in carcere, disposta dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, compendia le risultanze investigative relative ad un importante traffico di sostanze stupefacenti del tipo marijuana, posto in essere dai fratelli Colafrancesco portato avanti dal 2013 al 2016.
Ancora, nel provvedimento viene dettagliatamente illustrata la manovra estorsiva condotta dai due fratelli in pregiudizio di un loro acquirente, Luigi Colangelo, il quale non aveva ottemperato al pagamento di una consistente partita di droga. Quest'ultimo, unitamente ai due fratelli di Terlizzi, Gioacchino e Vincenzo Baldassarre, faceva parte di un autonomo sodalizio criminale dedito all'attività di narcotraffico nel comune di Monte Sant'Angelo.
A fondamento dell'impianto accusatorio vi sono le dichiarazioni di più collaboratori di giustizia. La stessa vittima delle pretese estorsive e suo padre, con le loro propalazioni, corroboravano ampiamente il quadro indiziario complessivo.
Le indagini condotte dall'Aliquota Operativa della Compagnia Carabinieri di Barletta hanno riscontrato, mediante attività di intercettazione, l'esecuzione di pedinamenti e di videoriprese, le dichiarazioni dei citati collaboratori, consentendo di documentare come i Colafrancesco, i quali in area garganica vantano qualificate reciprocità con esponenti della locale criminalità organizzata, avessero a più riprese rifornito il sodalizio criminale del Colangelo e dei fratelli Baldassarre, con ripetute cessioni di rilevanti partite di marijuana, quantificabili complessivamente in circa 2.300 chilogrammi.
Proprio il mancato, completo pagamento di una di queste partite di droga da parte del Colangelo, causato dalla detenzione del medesimo, aveva indotto i fratelli Colafrancesco a minacciare reiteratamente di morte, con il ricorso ad una fraseologia tipica dei componenti delle organizzazioni mafiose, il padre del predetto Colangelo.
Emblematiche erano alcune auto-eloquenti affermazioni del tipo: «Dalle nostre parti uccidiamo per una mucca figurati per i soldi» o ancora «Ma lo sai come funziona? Non te lo voglio manco dire hai capito? Non te lo voglio manco dire che sono cose brutte». Tanto al chiaro fine di indurre l'anziano genitore del debitore insolvente ad onorare il consistente debito contratto. L'indagine coinvolge altre cinque persone rimaste indagate in stato di libertà.
A formalità di rito ultimate Matteo Colafrancesco è stato associato alla casa circondariale militare di Santa Maria Capua Vetere ed il fratello Giuseppe alla casa circondariale di Bari.