Territorio
I social network e i rapporti virtuali tra le persone
Una riflessione dell'Azione Cattolica Diocesana
Terlizzi - mercoledì 25 marzo 2015
7.26
Prosegue la campagna di sensibilizzazione dell'Azione Cattolica diocesana che ha avviato una riflessione sui fenomeni collegati all'utilizzo dei social network, con l'intento di proporre un uso più consapevole degli stessi.
In questo secondo manifesto - dal titolo "Trasformare spazi virtuali in intrecci di sguardi e di storie" - si vogliono puntare i riflettori sulla distanza che l'uso sconsiderato ed eccessivo di tali strumenti può determinare tra l'esperienza diretta e concreta della quotidianità e la realtà virtuale.
Vedere il mondo attraverso la mediazione di questi strumenti, comunicare con gli altri attraverso la tastiera di un tablet o dello smartphone, impedisce l'accesso agli aspetti più diretti e profondi della relazione umana.
La profondità di una relazione, infatti, va cercata e costruita attraverso la condivisione di esperienze dirette: non ci può essere amicizia senza sguardi d'intesa, pacche sulla spalla, sorrisi di accoglienza. Non ci può essere ascolto senza silenzi condivisi, lacrime asciugate, abbracci di comprensione. Non ci può essere coraggio nell'esprimere un'idea prescindendo dal guardare l'altro negli occhi. Il timore di una risposta differente dalle nostre aspettative non può rinchiuderci in stanze di solitudini.
L'idea di perdere il contatto reale e fisico con l'altro dovrebbe spaventarci, perché rischia di diventare un precursore di assenze ingiustificate dal mondo, nell'illusione di essere sempre "in linea" con qualcuno, senza essere in rapporto, intimamente profondo, con alcuno.
Non ci si può accontentare di vedere la realtà in un video o in una foto, postate da chissà chi, ma si deve sentire l'urgenza di raccoglierla con i nostri occhi, di toccarla con le nostre mani, di sentirla vibrare nel nostro cuore.
L'uso di questi nuovi mezzi di comunicazione non può rinchiuderci in stanze illuminate, ma senza calore. Non può e non deve toglierci il gusto di andare incontro all'altro nelle strade, nelle piazze, negli oratori delle nostre città. La gioia dello stare insieme ci dia il desiderio di camminare per "spalancare la finestra del futuro progettando insieme, osando insieme" (don Tonino Bello, da La Lampara) e tenendoci per mano e guardandoci negli occhi, non verificando semplicemente di essere "in linea".
Chiara De Palo
In questo secondo manifesto - dal titolo "Trasformare spazi virtuali in intrecci di sguardi e di storie" - si vogliono puntare i riflettori sulla distanza che l'uso sconsiderato ed eccessivo di tali strumenti può determinare tra l'esperienza diretta e concreta della quotidianità e la realtà virtuale.
Vedere il mondo attraverso la mediazione di questi strumenti, comunicare con gli altri attraverso la tastiera di un tablet o dello smartphone, impedisce l'accesso agli aspetti più diretti e profondi della relazione umana.
La profondità di una relazione, infatti, va cercata e costruita attraverso la condivisione di esperienze dirette: non ci può essere amicizia senza sguardi d'intesa, pacche sulla spalla, sorrisi di accoglienza. Non ci può essere ascolto senza silenzi condivisi, lacrime asciugate, abbracci di comprensione. Non ci può essere coraggio nell'esprimere un'idea prescindendo dal guardare l'altro negli occhi. Il timore di una risposta differente dalle nostre aspettative non può rinchiuderci in stanze di solitudini.
L'idea di perdere il contatto reale e fisico con l'altro dovrebbe spaventarci, perché rischia di diventare un precursore di assenze ingiustificate dal mondo, nell'illusione di essere sempre "in linea" con qualcuno, senza essere in rapporto, intimamente profondo, con alcuno.
Non ci si può accontentare di vedere la realtà in un video o in una foto, postate da chissà chi, ma si deve sentire l'urgenza di raccoglierla con i nostri occhi, di toccarla con le nostre mani, di sentirla vibrare nel nostro cuore.
L'uso di questi nuovi mezzi di comunicazione non può rinchiuderci in stanze illuminate, ma senza calore. Non può e non deve toglierci il gusto di andare incontro all'altro nelle strade, nelle piazze, negli oratori delle nostre città. La gioia dello stare insieme ci dia il desiderio di camminare per "spalancare la finestra del futuro progettando insieme, osando insieme" (don Tonino Bello, da La Lampara) e tenendoci per mano e guardandoci negli occhi, non verificando semplicemente di essere "in linea".
Chiara De Palo