Cronaca
Il clan Strisciuglio aveva collegamenti anche a Terlizzi
Sgominato grazie ad una operazione dei carabinieri del comando provinciale
Terlizzi - giovedì 9 luglio 2015
5.45
C'era anche Terlizzi nella sfera del clan Strisciuglio, tra i big della malavita barese capace di mettere le radici anche nelle città del circondario. La conferma arriva dai Carabinieri del Comando Provinciale di Bari che ieri hanno eseguito circa 40 arresti a carico di esponenti del clan Strisciuglio in esecuzione di ordinanze di custodia cautelare emesse dal giudice per le indagini preliminari di Bari, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Bari.
Un'operazione complessa, che ha permesso di ricostruire anni di egemonia del clan mafioso, e di dominio in settori vitali dell'economia, primo fra tutti quello edile locali. Gli imprenditori erano costretti a pagare due volte il pizzo per lavorare: sia agli Strisciuglio sia agli uomini del clan Di Cosola, duramente colpito ad aprile con i 62 arresti dell'operazione "Pilastro".
«Funzionava così - spiega Luca Natile sulla Gazzetta del Mezzogiorno -: armi, estorsione, traffico di sostanze stupefacenti e vendita al dettaglio di hashish, cocaina, eroina e marijuana erano il business della premiata ditta "Strisciuglio&Soci", clan malavitoso con rappresentanze in almeno otto quartieri di Bari». Da Carbonara e Carbonara 2 al Libertà e Bari vecchia sino alla zona nord: San Girolamo, Santo Spirito, Catino e San Pio.
Il centro erano dunque i quartieri di Bari dove l'organizzazione di Domenico Strisciuglio aveva messo radici. Ma la loro influenza era arrivata ovunque. Quelli «della Luna», secondo gli investigatori, avevano rappresentanze in ben otto comuni dell'hinterland barese (Bitonto, Conversano, Giovinazzo, Palo del Colle, Noicattaro, Triggiano, Rutigliano, Terlizzi e Molfetta), mentre di recente avrebbero annesso al loro impero anche pezzi di Adelfia, Casamassima, Capurso e Valenzano.
Un'operazione complessa, che ha permesso di ricostruire anni di egemonia del clan mafioso, e di dominio in settori vitali dell'economia, primo fra tutti quello edile locali. Gli imprenditori erano costretti a pagare due volte il pizzo per lavorare: sia agli Strisciuglio sia agli uomini del clan Di Cosola, duramente colpito ad aprile con i 62 arresti dell'operazione "Pilastro".
«Funzionava così - spiega Luca Natile sulla Gazzetta del Mezzogiorno -: armi, estorsione, traffico di sostanze stupefacenti e vendita al dettaglio di hashish, cocaina, eroina e marijuana erano il business della premiata ditta "Strisciuglio&Soci", clan malavitoso con rappresentanze in almeno otto quartieri di Bari». Da Carbonara e Carbonara 2 al Libertà e Bari vecchia sino alla zona nord: San Girolamo, Santo Spirito, Catino e San Pio.
Il centro erano dunque i quartieri di Bari dove l'organizzazione di Domenico Strisciuglio aveva messo radici. Ma la loro influenza era arrivata ovunque. Quelli «della Luna», secondo gli investigatori, avevano rappresentanze in ben otto comuni dell'hinterland barese (Bitonto, Conversano, Giovinazzo, Palo del Colle, Noicattaro, Triggiano, Rutigliano, Terlizzi e Molfetta), mentre di recente avrebbero annesso al loro impero anche pezzi di Adelfia, Casamassima, Capurso e Valenzano.