Il furto dell'auto, le urla di una mamma. E quelle di un bambino...
Nel mondo dei piccoli irrompono i ladri veri. Taranto: «Un trauma simile non rappresenta un pericolo per lui»
Terlizzi - martedì 13 ottobre 2020
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Il video di Terlizzi, girato nel pomeriggio di domenica scorsa, è stato poi condiviso sui social network diventando velocemente uno dei più cliccati. Una donna si è accorta di alcuni ladri in azione nel parcheggio sotto casa, in viale dei Giardini: stavano rubando, intorno alle ore 15.00, una Opel Mokka.
Ha ripreso la scena con il proprio smartphone urlando disperata: «Vi sto filmando, vi sto filmando» mentre i ladri spingevano il suv con un'Audi, allontanandosi in tutta fretta. «Le immagini sensazionali di questo video amatoriale impressionano, fanno male e suscitano rabbia» ha scritto sulla sua pagina Facebook il sindaco Ninni Gemmato. L'autovettura è stata poi ritrovata fra Bitonto e Giovinazzo: era stata già nascosta in campagna, pronta per essere cannibalizzata.
Al di là della tecnica (quella ormai nota e consolidata del furto a spinta), e della fascia oraria (nel primissimo pomeriggio), ciò che ha colpito maggiormente, oltre alle urla di una donna, è la disperazione di un bambino, verosimilmente il figlio. Che succede? Mamma è spaventata e urla. No, non è un gioco, quell'uomo vestito di nero è un ladro. E quel bambino, esposto ad un evento molto spiacevole, è quello che maggiormente ne rimane scioccato, indifeso e spaventato.
Questo deve portarci a riflettere perché ormai i bambini assistono a queste esperienze troppo spesso e ne sono traumatizzati. Nella mente dei più piccoli questi eventi fortemente sgradevoli possono segnare un trauma, la risposta è paura e terrore. Ma non è questo il caso, almeno a sentire il parere di Antonio Taranto, che a Terlizzi ci vive: medico psichiatra con perfezionamento in Psicoterapia, è direttore del Dipartimento Dipendenze Patologiche dell'Asl di Bari.
«Un trauma del genere - afferma - non rappresenta un pericolo per la salute psico-fisica del bambino e sarebbe un bel guaio se bastasse assistere ad una scena del genere per rimanere traumatizzati». Insomma il rischio che quel bambino possa rivivere l'evento nei suoi pensieri non c'è. «Cosa accadrebbe, allora, di fronte ad una bufera che fa cadere un albero oppure un'autovettura che investe un bambino? - si chiede Taranto -. Ergo, non mi preoccuperei di questo».
E allora di cosa? Il bambino che ha assistito a questo sgradevole evento non s'è sentito protetto neanche dalla mamma, che sua volta è ovviamente spaventata e urla. «Questo episodio - dice ancora Taranto - rappresenta una buona occasione per i genitori del bambino per farne una vera e propria lezione di vita in quanto alcuni determinati episodi purtroppo avvengono ed il bambino deve imparare a elaborarli e a contestualizzarli nel modo migliore possibile».
Cosa avrebbe Taranto a suo figlio? «Avrei detto che il mondo è un posto pieno di belle cose, ma accadono anche questi fatti perché quei ladri, prima di diventare delinquenti, erano bambini che non hanno avuto dei genitori come i tuoi e non hanno avuto le stesse opportunità e ora purtroppo dovranno andare in prigione e dovranno essere rieducati per recuperare ciò che non è stato fatto al tempo giusto: quindi è bene studiare e comportarsi in modo differente da loro».
I genitori, scoglio sicuro al quale approdare in caso di paura di ciò che accade nel mondo esterno, sono modelli promotori di speranza. Certo la paura resta, ma riconoscerla, è un passo per provare ad avere fiducia negli altri. I bambini hanno diritto di crescere serenamente e di credere ancora nelle favole.
Ha ripreso la scena con il proprio smartphone urlando disperata: «Vi sto filmando, vi sto filmando» mentre i ladri spingevano il suv con un'Audi, allontanandosi in tutta fretta. «Le immagini sensazionali di questo video amatoriale impressionano, fanno male e suscitano rabbia» ha scritto sulla sua pagina Facebook il sindaco Ninni Gemmato. L'autovettura è stata poi ritrovata fra Bitonto e Giovinazzo: era stata già nascosta in campagna, pronta per essere cannibalizzata.
Al di là della tecnica (quella ormai nota e consolidata del furto a spinta), e della fascia oraria (nel primissimo pomeriggio), ciò che ha colpito maggiormente, oltre alle urla di una donna, è la disperazione di un bambino, verosimilmente il figlio. Che succede? Mamma è spaventata e urla. No, non è un gioco, quell'uomo vestito di nero è un ladro. E quel bambino, esposto ad un evento molto spiacevole, è quello che maggiormente ne rimane scioccato, indifeso e spaventato.
Questo deve portarci a riflettere perché ormai i bambini assistono a queste esperienze troppo spesso e ne sono traumatizzati. Nella mente dei più piccoli questi eventi fortemente sgradevoli possono segnare un trauma, la risposta è paura e terrore. Ma non è questo il caso, almeno a sentire il parere di Antonio Taranto, che a Terlizzi ci vive: medico psichiatra con perfezionamento in Psicoterapia, è direttore del Dipartimento Dipendenze Patologiche dell'Asl di Bari.
«Un trauma del genere - afferma - non rappresenta un pericolo per la salute psico-fisica del bambino e sarebbe un bel guaio se bastasse assistere ad una scena del genere per rimanere traumatizzati». Insomma il rischio che quel bambino possa rivivere l'evento nei suoi pensieri non c'è. «Cosa accadrebbe, allora, di fronte ad una bufera che fa cadere un albero oppure un'autovettura che investe un bambino? - si chiede Taranto -. Ergo, non mi preoccuperei di questo».
E allora di cosa? Il bambino che ha assistito a questo sgradevole evento non s'è sentito protetto neanche dalla mamma, che sua volta è ovviamente spaventata e urla. «Questo episodio - dice ancora Taranto - rappresenta una buona occasione per i genitori del bambino per farne una vera e propria lezione di vita in quanto alcuni determinati episodi purtroppo avvengono ed il bambino deve imparare a elaborarli e a contestualizzarli nel modo migliore possibile».
Cosa avrebbe Taranto a suo figlio? «Avrei detto che il mondo è un posto pieno di belle cose, ma accadono anche questi fatti perché quei ladri, prima di diventare delinquenti, erano bambini che non hanno avuto dei genitori come i tuoi e non hanno avuto le stesse opportunità e ora purtroppo dovranno andare in prigione e dovranno essere rieducati per recuperare ciò che non è stato fatto al tempo giusto: quindi è bene studiare e comportarsi in modo differente da loro».
I genitori, scoglio sicuro al quale approdare in caso di paura di ciò che accade nel mondo esterno, sono modelli promotori di speranza. Certo la paura resta, ma riconoscerla, è un passo per provare ad avere fiducia negli altri. I bambini hanno diritto di crescere serenamente e di credere ancora nelle favole.