Politica
Il PD attacca Fratelli d'Italia sul caso Vendola
Dalla segreteria cittadina: «Non sopportano di essere stati scalzati»
Terlizzi - lunedì 21 novembre 2022
Continua a far rumore negli ambienti politici terlizzesi la vicenda dell'incompatibilità dell'ormai ex assessore Antonio Vendola con quella di dirigente del Comune di Corato.
Una querelle ancora affatto conclusa, in attesa del giudizio del Tribunale Amministrativo del Lazio, competente in materia di armonizzazione delle pronunzie sul territorio nazionale. Ma nelle ultime ore a tenere banco è stato un post in cui la sezione cittadina di Fratelli d'Italia avrebbe scritto "Fuori uno!", una posizione che non è affatto piaciuta al Partito Democratico locale.
L'ATTACCO ED IL CONTRATTACCO
Lo si evince chiaramente da una nota giuntaci in redazione dal portavoce Simone Angarano in cui si legge: «Il partito "Fratelli d'Italia" negli ultimi giorni ha pubblicato un post sui social network dal titolo: FUORI UNO! Questo rappresenta un condensato della cultura di cui quel partito è portatore...la fissazione della "eliminazione"! E dire che in campagna elettorale il sottofondo musicale altro non era che il famoso brano dei Maneskin "zitti e buoni", soffermandosi sulla parte del brano in cui dice: "siamo fuori di testa, siamo diversi da loro". Ebbene che fossero fuori di testa lo dimostrano i messaggi dal titolo inquietante che pubblicano. Mentre il PD è orgogliosamente diverso da loro!», è l'affondo senza mezzi termini.
LA RICOSTRUZIONE NORMATIVA DELLA VICENDA
«Ma entriamo nel merito - si legge ancora -. Alla legge "Severino" (legge 190/2012) che tratta il tema della prevenzione e repressione della corruzione, segui il decreto attuativo (39/2013) che affronta la materia di inconferibilità e incompatibilità di incarichi presso le pubbliche amministrazioni e presso gli enti privati in controllo pubblico, in attuazione della delega di cui all'art 1, comma 49 e 50 della stessa legge "Severino". Lo spirito della legge sarebbe quello di impedire "le prebende".
Ovvero un politico che dopo aver prestato il proprio servizio come amministratore per un partito (qualsiasi), poi, venga "sistemato" altrove con ruolo di carica dirigenziale (ovviamente la legge è molto articolata per spiegare questo semplice concetto peraltro condivisibile). Tuttavia le leggi nella loro applicazione trovano diverse interpretazioni. Infatti nel caso specifico siamo all'assu-rdo, ossia un soggetto che è già dirigente (quindi non ha bisogno di prebende) e che si rende disponibile a servire la propria città, secondo alcune valutazioni interpretative della norma non potrebbe farlo. Non è il caso di discutere qui sulle diverse interpretazioni della norma - insistono dal Partito Democratico -, ma il dato che va registrato è che l'Arch. Vendola, a proprie spese, ha intrapreso un ricorso al Tar Lazio, al fine di evidenziare "un vuoto" normativo per il proprio caso, che, aldilà del servizio alla nostra città (non una poltrona come maldestramente è stato veicolato, perché l'Arch. Vendola in quel di Corato ha il suo posto di lavoro già da qualche anno), potesse mettere in evidenza la "barba-rie" di certa politica, che non esita a mettere nel tritacarne l'onorabilità e la rispettabilità di cittadini che hanno il solo torto di voler dare una mano al benessere del paese.
Circa la legittimità degli atti di giunta - è la sottolineatura dei Dem terlizzesi -, costoro non hanno il benché minimo titolo politico e morale da sventolare, giacché di pagine "grigie" ne hanno scritte diverse nel buio di questi ultimi dieci anni. Ma noi siamo orgogliosamente diversi da loro e quindi siamo certi della trasparenza e legittimità degli atti assunti».
IL GRAZIE A VENDOLE E L'ULTIMA STILETTATA A FDI
In chiusura di comunicato, il Partito Democratico di Terlizzi esprime tutta la sua gratitudine per l'operato, seppur breve, dell'arch. Vendola in veste di assessore e lancia una nuova stoccata agli avversari di Fratelli d'Italia: «II PD sente il dovere di ringraziare l'Arch. Antonio Vendola per quanto ha potuto fare per la nostra città - si legge nella nota - e sente di chiedere scusa allo stesso e alla città intera per l'arretratezza culturale di certi partiti fermi, forse, "al secolo scorso", che proprio non sopportano di essere stati scalzati. Si erano abituati al "potere" e al "comando"! Devono farsene una ragione: siamo una Repubblica democratica da 76 anni!», è la chiosa molto dura.
Una querelle ancora affatto conclusa, in attesa del giudizio del Tribunale Amministrativo del Lazio, competente in materia di armonizzazione delle pronunzie sul territorio nazionale. Ma nelle ultime ore a tenere banco è stato un post in cui la sezione cittadina di Fratelli d'Italia avrebbe scritto "Fuori uno!", una posizione che non è affatto piaciuta al Partito Democratico locale.
L'ATTACCO ED IL CONTRATTACCO
Lo si evince chiaramente da una nota giuntaci in redazione dal portavoce Simone Angarano in cui si legge: «Il partito "Fratelli d'Italia" negli ultimi giorni ha pubblicato un post sui social network dal titolo: FUORI UNO! Questo rappresenta un condensato della cultura di cui quel partito è portatore...la fissazione della "eliminazione"! E dire che in campagna elettorale il sottofondo musicale altro non era che il famoso brano dei Maneskin "zitti e buoni", soffermandosi sulla parte del brano in cui dice: "siamo fuori di testa, siamo diversi da loro". Ebbene che fossero fuori di testa lo dimostrano i messaggi dal titolo inquietante che pubblicano. Mentre il PD è orgogliosamente diverso da loro!», è l'affondo senza mezzi termini.
LA RICOSTRUZIONE NORMATIVA DELLA VICENDA
«Ma entriamo nel merito - si legge ancora -. Alla legge "Severino" (legge 190/2012) che tratta il tema della prevenzione e repressione della corruzione, segui il decreto attuativo (39/2013) che affronta la materia di inconferibilità e incompatibilità di incarichi presso le pubbliche amministrazioni e presso gli enti privati in controllo pubblico, in attuazione della delega di cui all'art 1, comma 49 e 50 della stessa legge "Severino". Lo spirito della legge sarebbe quello di impedire "le prebende".
Ovvero un politico che dopo aver prestato il proprio servizio come amministratore per un partito (qualsiasi), poi, venga "sistemato" altrove con ruolo di carica dirigenziale (ovviamente la legge è molto articolata per spiegare questo semplice concetto peraltro condivisibile). Tuttavia le leggi nella loro applicazione trovano diverse interpretazioni. Infatti nel caso specifico siamo all'assu-rdo, ossia un soggetto che è già dirigente (quindi non ha bisogno di prebende) e che si rende disponibile a servire la propria città, secondo alcune valutazioni interpretative della norma non potrebbe farlo. Non è il caso di discutere qui sulle diverse interpretazioni della norma - insistono dal Partito Democratico -, ma il dato che va registrato è che l'Arch. Vendola, a proprie spese, ha intrapreso un ricorso al Tar Lazio, al fine di evidenziare "un vuoto" normativo per il proprio caso, che, aldilà del servizio alla nostra città (non una poltrona come maldestramente è stato veicolato, perché l'Arch. Vendola in quel di Corato ha il suo posto di lavoro già da qualche anno), potesse mettere in evidenza la "barba-rie" di certa politica, che non esita a mettere nel tritacarne l'onorabilità e la rispettabilità di cittadini che hanno il solo torto di voler dare una mano al benessere del paese.
Circa la legittimità degli atti di giunta - è la sottolineatura dei Dem terlizzesi -, costoro non hanno il benché minimo titolo politico e morale da sventolare, giacché di pagine "grigie" ne hanno scritte diverse nel buio di questi ultimi dieci anni. Ma noi siamo orgogliosamente diversi da loro e quindi siamo certi della trasparenza e legittimità degli atti assunti».
IL GRAZIE A VENDOLE E L'ULTIMA STILETTATA A FDI
In chiusura di comunicato, il Partito Democratico di Terlizzi esprime tutta la sua gratitudine per l'operato, seppur breve, dell'arch. Vendola in veste di assessore e lancia una nuova stoccata agli avversari di Fratelli d'Italia: «II PD sente il dovere di ringraziare l'Arch. Antonio Vendola per quanto ha potuto fare per la nostra città - si legge nella nota - e sente di chiedere scusa allo stesso e alla città intera per l'arretratezza culturale di certi partiti fermi, forse, "al secolo scorso", che proprio non sopportano di essere stati scalzati. Si erano abituati al "potere" e al "comando"! Devono farsene una ragione: siamo una Repubblica democratica da 76 anni!», è la chiosa molto dura.