Politica
Impianto biogas, interviene il Gruppo Consiliare del PD di Terlizzi
Michele Grassi e Michelangelo De Chirico offrono una lettura dell'intera vicenda
Terlizzi - venerdì 30 aprile 2021
Comunicato Stampa
Il dibattito sull'impianto a biomasse di Sorgenia che dovrebbe sorgere nell'agro terlizzese è più vivo che mai.
Questa volta è il Gruppo Consiliare del Partito Democratico, nelle persone di Michele Grassi e Michelangelo De Chirico, ad offrire nuovi spunti di riflessione sulla vicenda. Di seguito la loro nota che pubblichiamo integralmente come contributo alla discussione che sta coinvolgendo nelle ultime settimane non solo la politica cittadina, ma anche associazioni ambientaliste e di categoria dei produttori di olio.
«La realizzazione di un impianto di gestione dei rifiuti, che trasformi un problema in una risorsa, è una soluzione certamente auspicabile ed in linea con l'auspicio di promuovere una vera e concreta economia circolare.
Quando poi l'impianto è progettato per essere al servizio di una particolare categoria di imprese, come quella agricola, da sempre vessata dai costi di gestione dei propri scarti, non si può che guardare con grande attenzione e favore.
Il tutto, però, a patto che siano tutelati alcuni diritti fondamentali e irrinunciabili e che mostri chiaramente accordi certi:
a) l'impianto deve essere sicuro, dal punto di vista ambientale e della sicurezza dei lavoratori;
b) l'impianto deve garantire il conferimento degli scarti di produzione alla filiera agricola e agro-industriale senza costi;
c) la fase di gestione dell'approvvigionamento degli scarti di produzione e della successiva valorizzazione non deve creare rischi all'ambiente ed alla salute del territorio circostante e dei suoi abitanti;
d) siano certi i quantitativi e le composizioni degli scarti della valorizzazione e il loro successivo conferimento sia individuato con estrema veridicità;
e) sia noto, fin d'ora, il piano di dismissione dell'impianto e della restituzione dell'area alla fine della durata di vita utile.
Nel caso della proposta della Società BioPower srl, acquisita in Regione Puglia il 3 giugno 2020, il progetto di costruzione ed esercizio di un impianto di digestione anaerobica di gas naturale liquefatto di origine biologica (bioGNL) avente capacità pari a 500 Smc/h equivalenti, alimentata da sottoprodotti di origine agricola in filiera corta, prevista in agro di Terlizzi, non sembra soddisfare appieno i requisiti di certezza e di garanzia e pertanto non consentono una seppur positiva valutazione della proposta.
E' da evidenziare come sia immediatamente da non condividere l'idea di trasportare a mezzo di autocisterne il biogas prodotto, in quanto ciò sarebbe un aggravio di inquinamento da traffico veicolare pesante, sicuramente non accettabile per un territorio a vocazione agricola.
Altra premessa che evidenziamo è che gli enti partecipanti direttamente alla Conferenza di Servizi sono stati esclusivamente 2 (su 38 invitati), nonostante la Regione Puglia avesse garantito la partecipazione da remoto, alla luce del periodo di pandemia. Riteniamo, infatti, che di fronte ad un progetto che avrebbe un enorme impatto sul modello organizzativo della economia agricola del territorio oltre che sulle matrici ambientali, sarebbe stato opportuno non limitarsi ad un semplice parere scritto, ma partecipare attivamente alla sessione virtuale della Conferenza di Servizi, anche per ottenere chiarimenti necessari, fermo restando che al consesso si sarebbero potuti invitare anche ulteriori enti, quali ad esempio: l'Assessorato all'Agricoltura della Regione Puglia, l'Ager Puglia, il Comune di Ruvo di Puglia, le associazioni ambientaliste, i Comuni della Città Metropolitana di Bari maggiormente interessati da progetti di impianti analoghi. Evidentemente è mancata la fase di pubblicizzazione della iniziativa e quindi della trasparenza, sicuramente entrambe necessarie al fine di coinvolgere gli attori del territorio.
È inutile ribadire che il Comune di Terlizzi, per il tramite del Dirigente dell' UTC/SUAP, è stato uno dei due soli enti che ha partecipato alla Conferenza di Servizi, affrontando – anche validamente - la situazione interlocutoria; menzione a parte necessita rilevare: il Comune di Terlizzi non ha affatto coinvolto (per la verità neanche informato) il Consiglio Comunale in ordine al progetto di costruzione dell'impianto a biomasse; purtuttavia, il T.U.E.L. prevede che l'organo dell'ente locale deputato ad agire, in quanto di esclusiva prerogativa lacompetenza della programmazione dell'assetto del territorio, è la massima assise cittadina.
Ora ci soffermiamo anche su ulteriori due aspetti, che riteniamo essere principali :
a) impatto sui modelli organizzativi delle imprese agricole
b) impatto ambientale
Sul primo aspetto la documentazione in atti non consente di dare alcuna valutazione e - per la verità - non comprendiamo come mai questioni rilevanti non siano state richieste e verificate da alcun ufficio della Regione Puglia e soprattutto dagli stakeholders delle organizzazioni sindacali agricole.
A titolo esemplificativo, non comprendiamo quali e quante garanzie offre il progetto della Sorgenia BioPower srl in ordine :
a) ai rapporti economici con gli imprenditori agricoli, in tema di conferimento degli scarti agricoli e della gestione degli stessi (attrezzature, costi amministrativi, etc);
b) alla filiera corta per l'approvvigionamento degli scarti agricoli degli imprenditori agricoli;
c) agli incentivi, anche sul biogas, agli imprenditori agricoli (che aderiscono alla progetto);
d) alla modalità di adesione degli imprenditori agricoli al modello di gestione di filiera corta, nonche' alla durata dei reciproci impegni.
Ma gli aspetti che più ci preoccupano sono quelli ambientali.
Illuminante è il parere dell'organismo competente della Regione Puglia : l' ARPA, che ha rilasciato, in Conferenza di Servizi, un documento scritto che mostra tutta la negatività, motivandola in tal modo :
dalla documentazione presentata non si evincono informazioni utili a stabilire la sussistenza di una filiera "corta". In particolare la Società non fornisce alcuna informazione sugli eventuali fornitori dei sottoprodotti.
Già questa censura sarebbe sufficiente per porsi diversi dubbi sulla opportunità di procedere con l'esame del progetto, ma il parere elenca una lunga serie di motivazioni che inducono l'ARPA ad emettere parere negativo:
non è data, altresì, alcuna motivazione sulla ubicazione dell'impianto in area agricola, atteso che lo stesso comma 7 dell'art. 4 del Regolamento Regionale 14 luglio 2008 n. 12 indica come prioritario il riutilizzo di siti industriali già esistenti e che il comma 6 dello stesso articolo richiede di garantire la minimizzazione dei costi di trasporto dell'energia e dell'impatto ambientale delle nuove infrastrutture di collegamento dell'impianto proposto alle reti esistenti.
nel sito individuato non sono presenti reti di distribuzione del gas metano prodotto (trasporto tramite autobotti), non vi è una idonea rete di distribuzione di energia elettrica per l'alimentazione dell'impianto; peraltro, diversi Consiglieri Comunali di Terlizzi, con nota datata 1 marzo 2021, hanno comunicato la sussistenza nel territorio di estese aree industriali dismesse,già dotate di infrastrutture.
manca l'elaborazione del tracciato, delle opere e delle infrastrutture connesse alla realizzazione della linea elettrica di alimentazione dell'impianto.
Incredibilmente, per chi deve valutare l'impatto ambientale dell'opera proposta, l'ARPA sottolinea che per l'inserimento ambientale dell'impianto produttivo sono stati presentati dei rendering progettuali privi comunque di simulazioni dell'inserimento panoramico dell'impianto nel contesto rurale, riprese dai principali punti di osservazione.
Il documento, inoltre stigmatizza, peraltro, l'assenza:
- della relazione previsionale di impatto odorigeno,
- delle informazioni dimensionali sui digestori in progetto, in relazione ai tempi minimi di ritenzione delle biomasse, densità della matrice in alimentazione e produttività di biogas,
- della progettazione di dettaglio dell'impianto di raccolta e trattamento delle acque meteoriche.
Infine, sulla previsione di impatto acustico l'ARPA scrive: la previsione di impatto acustico ambientale, che si ritiene redatta in forma estremamente semplificata considerato l'esiguità degli apporti emissivi valutati, riporta valori del rumore residuo ambientale senza alcun riferimento a misure effettuate e mancante di valutazioni previsionali in fase di cantiere.
Peraltro non compare, nella documentazione, alcuna informazione sulle modalità di gestione del rifiuto dopo la digestione anaerobica, né sulla sua qualificazione.
In conclusione, ci sia consentito esprimere -tra l'altro- forti perplessità, per non parlare di contrarietà, sulla localizzazione su cui sorgerebbe l'impianto a biomasse, in funzione delle realtà storiche e culturali che ivi insistono.
Infatti, il sito individuato dal proponente è prossimo alla via Francigena, per il tramite della strada Appia Traiana, interessata da numerosi progetti di valorizzazione turistico-culturale della stessa Regione Puglia ed è inserito nel Piano Comunale dei Tratturi del Comune di Terlizzi, ovvero è allocato in una zona di salvaguardia dell'interesse archeologico, oltre che essere tipizzato come zona E2 nel documento di pianificazione urbanistica del Comune».
Questa volta è il Gruppo Consiliare del Partito Democratico, nelle persone di Michele Grassi e Michelangelo De Chirico, ad offrire nuovi spunti di riflessione sulla vicenda. Di seguito la loro nota che pubblichiamo integralmente come contributo alla discussione che sta coinvolgendo nelle ultime settimane non solo la politica cittadina, ma anche associazioni ambientaliste e di categoria dei produttori di olio.
COSÌ GRASSI E DE CHIRICO
«La realizzazione di un impianto di gestione dei rifiuti, che trasformi un problema in una risorsa, è una soluzione certamente auspicabile ed in linea con l'auspicio di promuovere una vera e concreta economia circolare.
Quando poi l'impianto è progettato per essere al servizio di una particolare categoria di imprese, come quella agricola, da sempre vessata dai costi di gestione dei propri scarti, non si può che guardare con grande attenzione e favore.
Il tutto, però, a patto che siano tutelati alcuni diritti fondamentali e irrinunciabili e che mostri chiaramente accordi certi:
a) l'impianto deve essere sicuro, dal punto di vista ambientale e della sicurezza dei lavoratori;
b) l'impianto deve garantire il conferimento degli scarti di produzione alla filiera agricola e agro-industriale senza costi;
c) la fase di gestione dell'approvvigionamento degli scarti di produzione e della successiva valorizzazione non deve creare rischi all'ambiente ed alla salute del territorio circostante e dei suoi abitanti;
d) siano certi i quantitativi e le composizioni degli scarti della valorizzazione e il loro successivo conferimento sia individuato con estrema veridicità;
e) sia noto, fin d'ora, il piano di dismissione dell'impianto e della restituzione dell'area alla fine della durata di vita utile.
Nel caso della proposta della Società BioPower srl, acquisita in Regione Puglia il 3 giugno 2020, il progetto di costruzione ed esercizio di un impianto di digestione anaerobica di gas naturale liquefatto di origine biologica (bioGNL) avente capacità pari a 500 Smc/h equivalenti, alimentata da sottoprodotti di origine agricola in filiera corta, prevista in agro di Terlizzi, non sembra soddisfare appieno i requisiti di certezza e di garanzia e pertanto non consentono una seppur positiva valutazione della proposta.
E' da evidenziare come sia immediatamente da non condividere l'idea di trasportare a mezzo di autocisterne il biogas prodotto, in quanto ciò sarebbe un aggravio di inquinamento da traffico veicolare pesante, sicuramente non accettabile per un territorio a vocazione agricola.
Altra premessa che evidenziamo è che gli enti partecipanti direttamente alla Conferenza di Servizi sono stati esclusivamente 2 (su 38 invitati), nonostante la Regione Puglia avesse garantito la partecipazione da remoto, alla luce del periodo di pandemia. Riteniamo, infatti, che di fronte ad un progetto che avrebbe un enorme impatto sul modello organizzativo della economia agricola del territorio oltre che sulle matrici ambientali, sarebbe stato opportuno non limitarsi ad un semplice parere scritto, ma partecipare attivamente alla sessione virtuale della Conferenza di Servizi, anche per ottenere chiarimenti necessari, fermo restando che al consesso si sarebbero potuti invitare anche ulteriori enti, quali ad esempio: l'Assessorato all'Agricoltura della Regione Puglia, l'Ager Puglia, il Comune di Ruvo di Puglia, le associazioni ambientaliste, i Comuni della Città Metropolitana di Bari maggiormente interessati da progetti di impianti analoghi. Evidentemente è mancata la fase di pubblicizzazione della iniziativa e quindi della trasparenza, sicuramente entrambe necessarie al fine di coinvolgere gli attori del territorio.
È inutile ribadire che il Comune di Terlizzi, per il tramite del Dirigente dell' UTC/SUAP, è stato uno dei due soli enti che ha partecipato alla Conferenza di Servizi, affrontando – anche validamente - la situazione interlocutoria; menzione a parte necessita rilevare: il Comune di Terlizzi non ha affatto coinvolto (per la verità neanche informato) il Consiglio Comunale in ordine al progetto di costruzione dell'impianto a biomasse; purtuttavia, il T.U.E.L. prevede che l'organo dell'ente locale deputato ad agire, in quanto di esclusiva prerogativa lacompetenza della programmazione dell'assetto del territorio, è la massima assise cittadina.
Ora ci soffermiamo anche su ulteriori due aspetti, che riteniamo essere principali :
a) impatto sui modelli organizzativi delle imprese agricole
b) impatto ambientale
Sul primo aspetto la documentazione in atti non consente di dare alcuna valutazione e - per la verità - non comprendiamo come mai questioni rilevanti non siano state richieste e verificate da alcun ufficio della Regione Puglia e soprattutto dagli stakeholders delle organizzazioni sindacali agricole.
A titolo esemplificativo, non comprendiamo quali e quante garanzie offre il progetto della Sorgenia BioPower srl in ordine :
a) ai rapporti economici con gli imprenditori agricoli, in tema di conferimento degli scarti agricoli e della gestione degli stessi (attrezzature, costi amministrativi, etc);
b) alla filiera corta per l'approvvigionamento degli scarti agricoli degli imprenditori agricoli;
c) agli incentivi, anche sul biogas, agli imprenditori agricoli (che aderiscono alla progetto);
d) alla modalità di adesione degli imprenditori agricoli al modello di gestione di filiera corta, nonche' alla durata dei reciproci impegni.
Ma gli aspetti che più ci preoccupano sono quelli ambientali.
Illuminante è il parere dell'organismo competente della Regione Puglia : l' ARPA, che ha rilasciato, in Conferenza di Servizi, un documento scritto che mostra tutta la negatività, motivandola in tal modo :
dalla documentazione presentata non si evincono informazioni utili a stabilire la sussistenza di una filiera "corta". In particolare la Società non fornisce alcuna informazione sugli eventuali fornitori dei sottoprodotti.
Già questa censura sarebbe sufficiente per porsi diversi dubbi sulla opportunità di procedere con l'esame del progetto, ma il parere elenca una lunga serie di motivazioni che inducono l'ARPA ad emettere parere negativo:
non è data, altresì, alcuna motivazione sulla ubicazione dell'impianto in area agricola, atteso che lo stesso comma 7 dell'art. 4 del Regolamento Regionale 14 luglio 2008 n. 12 indica come prioritario il riutilizzo di siti industriali già esistenti e che il comma 6 dello stesso articolo richiede di garantire la minimizzazione dei costi di trasporto dell'energia e dell'impatto ambientale delle nuove infrastrutture di collegamento dell'impianto proposto alle reti esistenti.
nel sito individuato non sono presenti reti di distribuzione del gas metano prodotto (trasporto tramite autobotti), non vi è una idonea rete di distribuzione di energia elettrica per l'alimentazione dell'impianto; peraltro, diversi Consiglieri Comunali di Terlizzi, con nota datata 1 marzo 2021, hanno comunicato la sussistenza nel territorio di estese aree industriali dismesse,già dotate di infrastrutture.
manca l'elaborazione del tracciato, delle opere e delle infrastrutture connesse alla realizzazione della linea elettrica di alimentazione dell'impianto.
Incredibilmente, per chi deve valutare l'impatto ambientale dell'opera proposta, l'ARPA sottolinea che per l'inserimento ambientale dell'impianto produttivo sono stati presentati dei rendering progettuali privi comunque di simulazioni dell'inserimento panoramico dell'impianto nel contesto rurale, riprese dai principali punti di osservazione.
Il documento, inoltre stigmatizza, peraltro, l'assenza:
- della relazione previsionale di impatto odorigeno,
- delle informazioni dimensionali sui digestori in progetto, in relazione ai tempi minimi di ritenzione delle biomasse, densità della matrice in alimentazione e produttività di biogas,
- della progettazione di dettaglio dell'impianto di raccolta e trattamento delle acque meteoriche.
Infine, sulla previsione di impatto acustico l'ARPA scrive: la previsione di impatto acustico ambientale, che si ritiene redatta in forma estremamente semplificata considerato l'esiguità degli apporti emissivi valutati, riporta valori del rumore residuo ambientale senza alcun riferimento a misure effettuate e mancante di valutazioni previsionali in fase di cantiere.
Peraltro non compare, nella documentazione, alcuna informazione sulle modalità di gestione del rifiuto dopo la digestione anaerobica, né sulla sua qualificazione.
In conclusione, ci sia consentito esprimere -tra l'altro- forti perplessità, per non parlare di contrarietà, sulla localizzazione su cui sorgerebbe l'impianto a biomasse, in funzione delle realtà storiche e culturali che ivi insistono.
Infatti, il sito individuato dal proponente è prossimo alla via Francigena, per il tramite della strada Appia Traiana, interessata da numerosi progetti di valorizzazione turistico-culturale della stessa Regione Puglia ed è inserito nel Piano Comunale dei Tratturi del Comune di Terlizzi, ovvero è allocato in una zona di salvaguardia dell'interesse archeologico, oltre che essere tipizzato come zona E2 nel documento di pianificazione urbanistica del Comune».