Attualità
Informazione scientifica e fake news, gli studenti del Polo Liceale di Terlizzi a Bari
Ricci: «Nella comunicazione parola d'ordine è "responsabilità"»
Terlizzi - venerdì 15 novembre 2024
C'erano anche due classi quarte, dell'indirizzo classico e linguistico, del Liceo "Sylos-Fiore" di Terlizzi, al seminario di formazione "Etica dell'informazione: la sfida contemporanea del giornalismo scientifico", svoltosi ieri, 14 novembre, nella sede dell'ASL Bari sul lungomare Starita.
A moderare la mattinata di lavori il saggista, giornalista e conduttore de La 7, Luca Telese. Con lui il presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Puglia, il terlizzese Piero Ricci, che proprio con le ragazze ed i ragazzi del Polo Liceale sta affrontando un progetto tutto rivolto alla comunicazione.
Ricci ha ricordato come nell'era dei social network purtroppo «l'uno valga uno» e come si vada affermando l'idea che non occorrano competenze per dibattere su determinati argomenti, tra i quali rientrano anche quelli a carattere scientifico: «Nella comunicazione - ha ricordato come sovente fa negli incontri di formazione dell'Ordine che presiede - la parola d'ordine è "responsabilità". Bisogna pertanto evitare il sensazionalismo, soprattutto in campo scientifico, atteggiamento che può ingenerare speranze o viceversa paure infondate. Responsabilità nel fare informazione - è stata la sottolineatura - significa onestà, accuratezza nel dare le notizie e verifiche costanti delle fonti».
La rete, quindi, è generatrice di quella che gli esperti del settore chiamano "infodemia", ovvero un accumulo indistinto e talvolta indistinguibile di informazioni che possono spesso essere fuorvianti, sbagliate, se non dannose. È quanto ribadito nei loro brillanti interventi sulle cosiddette "fake news" (anglismo accolto nel linguaggio comune che però si va già superando) da Gianluca Pistore, divulgatore scientifico e scrittore e da Noemi Urso, debunker e fact checker di "Bufale tanto al chilo", autrice a quattro mani con Michelangelo Coltelli del libro che porta proprio il titolo "Fake News - Cosa sono e come imparare a riconoscere le notizie false".
Dai loro interventi e da quello del giornalista e relatore pubblico, Massimo Alesii, è emersa altresì chiara la tendenza dei social media alla "polarizzazione" dello scontro su argomenti vari, compresi quelli scientifici. Al giornalista il compito di navigare in queste acque tempestose, cercando sempre di rivolgersi a studi, pubblicazioni e fonti qualificate, dando strumenti ai lettori per farsi una propria opinione senza stravolgere il senso della realtà, senza ingenerare convinzioni errate.
La disinformazione in campo scientifico, ha precisato nel corso della mattinata Walter Quattrociocchi, docente universitario e direttore del Center of Data Science ad Complexity for Society dell'Università La Sapienza di Roma, sembra essere frutto - e qui la stoccata anche a molti professionisti del settore giornalistico - di «ignoranza» e di scarsa propensione ad attingere notizie da pubblicazioni accademiche, frutto di anni di lavoro.
In soldoni, i giornalisti devono avvicinarsi di più al mondo della Sanità, approcciandosi non con l'intento di fare letture, ma di fornire dati e saperi, mettendoli a disposizione di chiunque con la loro miglior dote: la sintesi. Una dote che invece mancherebbe a taluni medici e scienziati, che a loro volta dovrebbero imparare a spendersi un po' di più per una comprensione capillare.
A rafforzare questa idea, l'intervista di Daniele Amoruso all'oncologo, nuovo direttore dell'IRCCS di Bari, prof. Nicola Silvestris, ed a Silvio Tafuri, già ricercatore e quindi responsabile della Control Room COVID19 dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico Bari e dal dicembre 2020 componente del Nucleo Operativo Aziendale Vaccinazioni della stessa Azienda. Entrambi hanno ricordato il ruolo fondamentale, in senso positivo e negativo, che la rete ha avuto durante la pandemia e come, ad oggi, sia necessaria più che mai una catena che congiunga gli anelli dello studio a carattere medico-scientifico con quelli della divulgazione al di fuori del mondo accademico e prettamente sanitario.
Dove possono gli youtuber ed i tiktoker, non arrivano dunque i giornalisti? Sono diventati davvero più credibili agli occhi della galassia web?
La questione resta aperta sul tavolo del confronto. Probabilmente il mondo dell'informazione deve ancora fare passi in avanti per arrivare meglio nelle case di tanti italiani, ma anche una educazione primaria sul come scegliere le fonti da cui attingere notizie sarebbe già un primo step per gli utenti della rete e per il progresso del Paese, input per un confronto realmente costruttivo.
Ed i giornalisti, dal canto loro, non possono e non debbono sottrarsi ad una crescita professionale non più procrastinabile: una corretta informazione - dovrebbe essere scontato ma pare non esserlo più - nasce da una scrupolosa verifica delle fonti.
Il dramma, ha scherzato sul finire Luca Telese, avviene quando teorie avverse del mondo della scienza si scontrano. Allora (e solo allora) il giornalista sarà davvero il meno colpevole di tutti, se saprà porgerle con la giusta equidistanza. Facile a dirsi, meno a farsi.
A moderare la mattinata di lavori il saggista, giornalista e conduttore de La 7, Luca Telese. Con lui il presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Puglia, il terlizzese Piero Ricci, che proprio con le ragazze ed i ragazzi del Polo Liceale sta affrontando un progetto tutto rivolto alla comunicazione.
Ricci ha ricordato come nell'era dei social network purtroppo «l'uno valga uno» e come si vada affermando l'idea che non occorrano competenze per dibattere su determinati argomenti, tra i quali rientrano anche quelli a carattere scientifico: «Nella comunicazione - ha ricordato come sovente fa negli incontri di formazione dell'Ordine che presiede - la parola d'ordine è "responsabilità". Bisogna pertanto evitare il sensazionalismo, soprattutto in campo scientifico, atteggiamento che può ingenerare speranze o viceversa paure infondate. Responsabilità nel fare informazione - è stata la sottolineatura - significa onestà, accuratezza nel dare le notizie e verifiche costanti delle fonti».
La rete, quindi, è generatrice di quella che gli esperti del settore chiamano "infodemia", ovvero un accumulo indistinto e talvolta indistinguibile di informazioni che possono spesso essere fuorvianti, sbagliate, se non dannose. È quanto ribadito nei loro brillanti interventi sulle cosiddette "fake news" (anglismo accolto nel linguaggio comune che però si va già superando) da Gianluca Pistore, divulgatore scientifico e scrittore e da Noemi Urso, debunker e fact checker di "Bufale tanto al chilo", autrice a quattro mani con Michelangelo Coltelli del libro che porta proprio il titolo "Fake News - Cosa sono e come imparare a riconoscere le notizie false".
Dai loro interventi e da quello del giornalista e relatore pubblico, Massimo Alesii, è emersa altresì chiara la tendenza dei social media alla "polarizzazione" dello scontro su argomenti vari, compresi quelli scientifici. Al giornalista il compito di navigare in queste acque tempestose, cercando sempre di rivolgersi a studi, pubblicazioni e fonti qualificate, dando strumenti ai lettori per farsi una propria opinione senza stravolgere il senso della realtà, senza ingenerare convinzioni errate.
La disinformazione in campo scientifico, ha precisato nel corso della mattinata Walter Quattrociocchi, docente universitario e direttore del Center of Data Science ad Complexity for Society dell'Università La Sapienza di Roma, sembra essere frutto - e qui la stoccata anche a molti professionisti del settore giornalistico - di «ignoranza» e di scarsa propensione ad attingere notizie da pubblicazioni accademiche, frutto di anni di lavoro.
In soldoni, i giornalisti devono avvicinarsi di più al mondo della Sanità, approcciandosi non con l'intento di fare letture, ma di fornire dati e saperi, mettendoli a disposizione di chiunque con la loro miglior dote: la sintesi. Una dote che invece mancherebbe a taluni medici e scienziati, che a loro volta dovrebbero imparare a spendersi un po' di più per una comprensione capillare.
A rafforzare questa idea, l'intervista di Daniele Amoruso all'oncologo, nuovo direttore dell'IRCCS di Bari, prof. Nicola Silvestris, ed a Silvio Tafuri, già ricercatore e quindi responsabile della Control Room COVID19 dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico Bari e dal dicembre 2020 componente del Nucleo Operativo Aziendale Vaccinazioni della stessa Azienda. Entrambi hanno ricordato il ruolo fondamentale, in senso positivo e negativo, che la rete ha avuto durante la pandemia e come, ad oggi, sia necessaria più che mai una catena che congiunga gli anelli dello studio a carattere medico-scientifico con quelli della divulgazione al di fuori del mondo accademico e prettamente sanitario.
Dove possono gli youtuber ed i tiktoker, non arrivano dunque i giornalisti? Sono diventati davvero più credibili agli occhi della galassia web?
La questione resta aperta sul tavolo del confronto. Probabilmente il mondo dell'informazione deve ancora fare passi in avanti per arrivare meglio nelle case di tanti italiani, ma anche una educazione primaria sul come scegliere le fonti da cui attingere notizie sarebbe già un primo step per gli utenti della rete e per il progresso del Paese, input per un confronto realmente costruttivo.
Ed i giornalisti, dal canto loro, non possono e non debbono sottrarsi ad una crescita professionale non più procrastinabile: una corretta informazione - dovrebbe essere scontato ma pare non esserlo più - nasce da una scrupolosa verifica delle fonti.
Il dramma, ha scherzato sul finire Luca Telese, avviene quando teorie avverse del mondo della scienza si scontrano. Allora (e solo allora) il giornalista sarà davvero il meno colpevole di tutti, se saprà porgerle con la giusta equidistanza. Facile a dirsi, meno a farsi.