Cronaca
La Censum pronta a chiedere fallimento
Il 5 maggio previsto il deposito della richiesta
Terlizzi - venerdì 1 maggio 2015
14.49
Sta per portare i libri contabili in tribunale, la Censum.
La società di riscossione, coinvolta in un'inchiesta giudiziaria per non aver versato negli anni scorsi tributi riscossi dai cittadini terlizzesi e destinati alle casse comunali, il 5 maggio prossimo presenterà richiesta di fallimento.
La società ha già comunicato al Comune di Acquaviva (per il quale opera come concessionaria della riscossione) che dai primi di maggio non potrà più svolgere il servizio (che scade alla fine di questo mese) e di non essere disponibile ad accettare una proroga. Gli oltre trenta dipendenti della società non percepiscono lo stipendio da luglio dell'anno scorso e addirittura si sono organizzati con una colletta per pagare le bollette telefoniche della sede. L'80% del personale è in ferie forzate. Insomma, la situazione non sarebbe più sostenibile e l'unica via di uscita sembra proprio quella del fallimento (che consentirebbe ai dipendenti quantomeno di percepire la nuova indennità per la disoccupazione a partire da maggio).
La notizia è grossa ed è destinata ad alimentare il già vivace dibattito attorno a un caso giudiziario che da queste parti è diventato politico. Come è noto, il comune di Terlizzi vanta un credito di circa 1 milione di euro verso la Censum e ha già avviato una serie di pignoramenti presso altri comuni nel tentativo di recuperare parte del credito. La Censum, a sua volta, ha proposto la cessione al comune di un immobile (del valore stimato di 300 mila euro circa) a parziale copertura di quel credito. Ill problema è che il consiglio comunale non ha ancora assunto una decisione sul da farsi visto che l'opposizione di centrosinistra rimprovera al sindaco di avere tenuto riservate alcune informazioni relative al procedimento penale (il comune si costituito parte civile nel processo contro gli ex amministratori della Censum).
Cosa potrebbe accadere dopo il fallimento della società? E' difficile prevederlo, tanto più che si tratta di materia giuridica estremamente complessa, ma è concreto il rischio che il Comune di Terlizzi resti con nulla in mano. A seguito dell'attivazione della procedura concausale, infatti, è molto probabile che eventuali negozi o transazioni (come può essere l'accettazione dell'immobile a parziale copertura di un credito) sottoscritte nei 6-12 mesi precedenti la dichiarazione di fallimento, possano essere revocate dallo stesso tribunale. Così come le azioni esecutive (i pignoramenti) possono essere sospese per dare precedenza ai creditori più tutelati dalla legge (come per esempio i lavoratori). A quel punto il Comune e i terlizzesi si ritroverebbero con un nulla di fatto.
La società di riscossione, coinvolta in un'inchiesta giudiziaria per non aver versato negli anni scorsi tributi riscossi dai cittadini terlizzesi e destinati alle casse comunali, il 5 maggio prossimo presenterà richiesta di fallimento.
La società ha già comunicato al Comune di Acquaviva (per il quale opera come concessionaria della riscossione) che dai primi di maggio non potrà più svolgere il servizio (che scade alla fine di questo mese) e di non essere disponibile ad accettare una proroga. Gli oltre trenta dipendenti della società non percepiscono lo stipendio da luglio dell'anno scorso e addirittura si sono organizzati con una colletta per pagare le bollette telefoniche della sede. L'80% del personale è in ferie forzate. Insomma, la situazione non sarebbe più sostenibile e l'unica via di uscita sembra proprio quella del fallimento (che consentirebbe ai dipendenti quantomeno di percepire la nuova indennità per la disoccupazione a partire da maggio).
La notizia è grossa ed è destinata ad alimentare il già vivace dibattito attorno a un caso giudiziario che da queste parti è diventato politico. Come è noto, il comune di Terlizzi vanta un credito di circa 1 milione di euro verso la Censum e ha già avviato una serie di pignoramenti presso altri comuni nel tentativo di recuperare parte del credito. La Censum, a sua volta, ha proposto la cessione al comune di un immobile (del valore stimato di 300 mila euro circa) a parziale copertura di quel credito. Ill problema è che il consiglio comunale non ha ancora assunto una decisione sul da farsi visto che l'opposizione di centrosinistra rimprovera al sindaco di avere tenuto riservate alcune informazioni relative al procedimento penale (il comune si costituito parte civile nel processo contro gli ex amministratori della Censum).
Cosa potrebbe accadere dopo il fallimento della società? E' difficile prevederlo, tanto più che si tratta di materia giuridica estremamente complessa, ma è concreto il rischio che il Comune di Terlizzi resti con nulla in mano. A seguito dell'attivazione della procedura concausale, infatti, è molto probabile che eventuali negozi o transazioni (come può essere l'accettazione dell'immobile a parziale copertura di un credito) sottoscritte nei 6-12 mesi precedenti la dichiarazione di fallimento, possano essere revocate dallo stesso tribunale. Così come le azioni esecutive (i pignoramenti) possono essere sospese per dare precedenza ai creditori più tutelati dalla legge (come per esempio i lavoratori). A quel punto il Comune e i terlizzesi si ritroverebbero con un nulla di fatto.