Politica
La Diocesi s'interroga sulle elezioni europee
Alle ore 19.30, all'Auditorium "Salvucci" di Molfetta incontro pubblico promosso dalle Aggregazioni Laicali
Terlizzi - martedì 14 maggio 2019
08.00
Vi proponiamo in maniera integrale il comunicato stampa dell'Ufficio comunicazioni sociali della Diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi.
In occasione delle elezioni del Parlamento europeo del prossimo 26 maggio, la Consulta diocesana delle Aggregazioni Laicali promuove un incontro pubblico di formazione ed informazione, quest'oggi, martedì 14 maggio, alle ore 19.30, presso l'Auditorium A. Salvucci del Museo diocesano Molfetta.
Interverrà il Prof. Ugo Villani, docente emerito di Diritto Internazionale e dell'Unione Europea. Per avviare la riflessione nei gruppi, movimenti ed associazioni, ma anche sul territorio, la Consulta ha redatto questo documento:
«Forse la questione ora più importante per l'Europa è come può ascoltare la voce dei suoi cittadini quando la maggioranza tra loro sceglie di non partecipare al suo processo democratico. Gli elettori europei saranno in grado di aprire gli occhi dinanzi alla portata della sfida che hanno di fronte?» (Christopher Silver, giornalista e scrittore scozzese)
Non è scontato sentire l'appartenenza all'Europa. Per tanti, anche tra i nostri cristiani, anche nelle nostre parrocchie, l'Europa è un'entità astratta, un concetto fumoso, una grande sconosciuta.
Tutt'al più richiama alla mente tasse e restrizioni economiche e target da raggiungere per rimanere a galla in una specie di gabbia dalle regole ferree e per tanti ingiuste, lesive della nostra sovranità popolare e delle nostre scelte produttive. La conseguenza è il fondato dubbio che, a parte le cordate partitiche che "inviteranno" i propri pacchetti di voti a sostenerle, il resto del mondo assisterà abbastanza estraneo a questo appuntamento elettorale e non sentirà neanche il dovere di recarsi alle urne. E invece non è così: l'Europa ci appartiene, e bisogna prendere consapevolezza non solo che ci stiamo dentro, ma anche che il 26 maggio saremo chiamati a decidere che direzione deve prendere, al bivio importante della Storia cui siamo giunti.
Ci stiamo dentro: non è solo una questione di fitta rete di accordi che ci legano ad interdipendenze economiche complesse, non sono solo le radici comuni culturali e cristiane: si tratta di tenere un respiro più ampio, ragionare con una logica più aperta e cosmopolita che non può non entrare nelle nostre vite, dal momento che i nostri figli, per studio o per lavoro, già stanno vivendo un'Europa e un mondo senza confini.
È quello stesso mondo che l'attuale generazione di adulti, pronta ad incentivare compiaciuta per i propri giovani l'esperienza dell'Erasmus, di Intercultura, dei viaggi per studiare le lingue straniere, dei treni della memoria, poi si ostina anacronisticamente a pensare a compartimenti stagni, a porte e porti chiusi, muri di cinta e barriere protettive. Se il futuro già presente vede i nostri ragazzi muoversi, vivere, studiare, lavorare in Paesi diversi dal nostro, non sarebbe saggio agevolare questo processo di interscambio, confronto, libertà culturale e mentale? Agevolare significa lavorare perché dovunque capiterà a questi figli di trascorrere la loro esistenza, non abbiano mai a sentirsi migranti mal sopportati, ladri di lavoro altrui, minoranza minacciosa e minacciata.
Questo appuntamento elettorale è importante anche per le scelte che chi ci rappresenterà sarà chiamato a fare. Siamo ad un punto di svolta, dobbiamo farci delle domande che interpellano il nostro senso di responsabilità e il futuro che vogliamo costruire e consegnare. Si deciderà che direzione prendere in merito a temi importanti (l'ambiente, l'accoglienza, la giustizia sociale), che fanno la differenza rispetto anche all'idea stessa d'Europa per come è stata sognata dai padri fondatori, un'Europa di risorse messe in circolo, di democrazia, di mutua assistenza, di reciprocità e di promozione umana. Certo è una visione che va incarnata e sicuramente è ancora lontana dall'essere realtà, ma qui occorre lo sforzo, il coraggio e l'impegno di ciascuno a costruire e inserire il proprio tassello di sogno, anche con l'esercizio del voto, per non consegnare l'Europa al vento dei fondamentalismi, dei sovranismi e nazionalismi, mascherati da temi della sicurezza, della difesa dell'identità nazionale, che ne farebbero un fortino, non un balcone affacciato sul mondo.
Il terribile incendio di un simbolo dell'Europa come Notre Dame ha, nella sua tragedia, una connotazione di speranza: i francesi, uniti in strada a cantare e pregare, raccontano che è ancora vivo nel nostro DNA il senso di popolo. Che sappiamo ancora fare comunità. Costruire una comunità europea, un popolo, è la possibilità che con queste elezioni ci giochiamo per il prossimo futuro.
In occasione delle elezioni del Parlamento europeo del prossimo 26 maggio, la Consulta diocesana delle Aggregazioni Laicali promuove un incontro pubblico di formazione ed informazione, quest'oggi, martedì 14 maggio, alle ore 19.30, presso l'Auditorium A. Salvucci del Museo diocesano Molfetta.
Interverrà il Prof. Ugo Villani, docente emerito di Diritto Internazionale e dell'Unione Europea. Per avviare la riflessione nei gruppi, movimenti ed associazioni, ma anche sul territorio, la Consulta ha redatto questo documento:
«Forse la questione ora più importante per l'Europa è come può ascoltare la voce dei suoi cittadini quando la maggioranza tra loro sceglie di non partecipare al suo processo democratico. Gli elettori europei saranno in grado di aprire gli occhi dinanzi alla portata della sfida che hanno di fronte?» (Christopher Silver, giornalista e scrittore scozzese)
Non è scontato sentire l'appartenenza all'Europa. Per tanti, anche tra i nostri cristiani, anche nelle nostre parrocchie, l'Europa è un'entità astratta, un concetto fumoso, una grande sconosciuta.
Tutt'al più richiama alla mente tasse e restrizioni economiche e target da raggiungere per rimanere a galla in una specie di gabbia dalle regole ferree e per tanti ingiuste, lesive della nostra sovranità popolare e delle nostre scelte produttive. La conseguenza è il fondato dubbio che, a parte le cordate partitiche che "inviteranno" i propri pacchetti di voti a sostenerle, il resto del mondo assisterà abbastanza estraneo a questo appuntamento elettorale e non sentirà neanche il dovere di recarsi alle urne. E invece non è così: l'Europa ci appartiene, e bisogna prendere consapevolezza non solo che ci stiamo dentro, ma anche che il 26 maggio saremo chiamati a decidere che direzione deve prendere, al bivio importante della Storia cui siamo giunti.
Ci stiamo dentro: non è solo una questione di fitta rete di accordi che ci legano ad interdipendenze economiche complesse, non sono solo le radici comuni culturali e cristiane: si tratta di tenere un respiro più ampio, ragionare con una logica più aperta e cosmopolita che non può non entrare nelle nostre vite, dal momento che i nostri figli, per studio o per lavoro, già stanno vivendo un'Europa e un mondo senza confini.
È quello stesso mondo che l'attuale generazione di adulti, pronta ad incentivare compiaciuta per i propri giovani l'esperienza dell'Erasmus, di Intercultura, dei viaggi per studiare le lingue straniere, dei treni della memoria, poi si ostina anacronisticamente a pensare a compartimenti stagni, a porte e porti chiusi, muri di cinta e barriere protettive. Se il futuro già presente vede i nostri ragazzi muoversi, vivere, studiare, lavorare in Paesi diversi dal nostro, non sarebbe saggio agevolare questo processo di interscambio, confronto, libertà culturale e mentale? Agevolare significa lavorare perché dovunque capiterà a questi figli di trascorrere la loro esistenza, non abbiano mai a sentirsi migranti mal sopportati, ladri di lavoro altrui, minoranza minacciosa e minacciata.
Questo appuntamento elettorale è importante anche per le scelte che chi ci rappresenterà sarà chiamato a fare. Siamo ad un punto di svolta, dobbiamo farci delle domande che interpellano il nostro senso di responsabilità e il futuro che vogliamo costruire e consegnare. Si deciderà che direzione prendere in merito a temi importanti (l'ambiente, l'accoglienza, la giustizia sociale), che fanno la differenza rispetto anche all'idea stessa d'Europa per come è stata sognata dai padri fondatori, un'Europa di risorse messe in circolo, di democrazia, di mutua assistenza, di reciprocità e di promozione umana. Certo è una visione che va incarnata e sicuramente è ancora lontana dall'essere realtà, ma qui occorre lo sforzo, il coraggio e l'impegno di ciascuno a costruire e inserire il proprio tassello di sogno, anche con l'esercizio del voto, per non consegnare l'Europa al vento dei fondamentalismi, dei sovranismi e nazionalismi, mascherati da temi della sicurezza, della difesa dell'identità nazionale, che ne farebbero un fortino, non un balcone affacciato sul mondo.
Il terribile incendio di un simbolo dell'Europa come Notre Dame ha, nella sua tragedia, una connotazione di speranza: i francesi, uniti in strada a cantare e pregare, raccontano che è ancora vivo nel nostro DNA il senso di popolo. Che sappiamo ancora fare comunità. Costruire una comunità europea, un popolo, è la possibilità che con queste elezioni ci giochiamo per il prossimo futuro.