Chiesa locale
La Via Crucis cittadina nel ricordo della strage di Cutro
La sofferenza dei migranti simbolo della tante croci moderne
Terlizzi - mercoledì 5 aprile 2023
0.42
È andata in scena nella serata di ieri, martedì 4 aprile, a partire dalle ore 19:40 la Via Crucis cittadina del Martedì Santo, resa ancor più suggestiva dalla presenza della Croce fatta realizzare a Steccato di Cutro dopo il naufragio di un barcone di migranti, 90 dei quali hanno perso la vita tragicamente.
La Croce è stata posta al centro dell'altare della Concattedrale di San Michele Arcangelo, dove la cerimonia ha avuto luogo. Presenti e riuniti in preghiera don Roberto De Bartolo, don Gianluca D'Amato, don Gianni Rafanelli, don Michele Amorosini, don Gioacchino Prisciandaro, don Pasquale de Palma, alla presenza del Vescovo della diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, S.E. Domenico Cornacchia, ad impreziosire la serata di una chiesa gremita in ogni ordine di posto e silente.
Fedeli che hanno potuto meditare sulla Passione di quanti attirati dalla speranza di un mondo migliore muoiono in mare. Nelle 14 stazioni della Via Crucis, ricorrente è stato il tema legato alla strage di Cutro con l'invito a scendere nei cantieri dell'accoglienza, della solidarietà e della fraternità per camminare insieme. «Sono venuti da noi a cercare la vita e hanno trovato la morte», si è letto in uno dei passi.
«Abbiamo pregato dinnanzi a questi resti di quella che doveva essere una grande barca, sulla quale disperati giovani in cerca di un futuro migliore, persone affamate, sono salite e invece di essere una culla di vita è diventata realmente una bara - ha detto il prelato -. Nessuno può rimanere indifferente dinanzi a questo spettacolo, che è il risultato di un profondo egoismo umano. Si dice che "il sazio non crede al digiuno". Chi sta bene riesce poco ad immedesimarsi nella situazione di un sofferente. Che cosa abbiamo pagato noi per nascere su questo territorio? E chi nasce in posti poco sviluppati che colpa ha? - sono state le domande di Mons. Cornacchia poste ai presenti -
Quel poco che noi abbiamo, condividiamolo con chi ha meno. Si avvicina la Santa Pasqua e lo sarà realmente, solo nella condivisione. Nell'alleviare i dolori altrui. Nell'altruismo. Insieme ce la possiamo fare. Che sia questo l'augurio che dobbiamo scambiarci», sono state le parole cariche di speranza in chiusura del vescovo.
La Via Crucis si è conclusa intorno alle ore 20:45 di una fredda serata del periodo di Passione, ma i fedeli sono rientrati a casa con molte riflessioni e qualche domanda in più da porsi.
La Croce è stata posta al centro dell'altare della Concattedrale di San Michele Arcangelo, dove la cerimonia ha avuto luogo. Presenti e riuniti in preghiera don Roberto De Bartolo, don Gianluca D'Amato, don Gianni Rafanelli, don Michele Amorosini, don Gioacchino Prisciandaro, don Pasquale de Palma, alla presenza del Vescovo della diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, S.E. Domenico Cornacchia, ad impreziosire la serata di una chiesa gremita in ogni ordine di posto e silente.
Fedeli che hanno potuto meditare sulla Passione di quanti attirati dalla speranza di un mondo migliore muoiono in mare. Nelle 14 stazioni della Via Crucis, ricorrente è stato il tema legato alla strage di Cutro con l'invito a scendere nei cantieri dell'accoglienza, della solidarietà e della fraternità per camminare insieme. «Sono venuti da noi a cercare la vita e hanno trovato la morte», si è letto in uno dei passi.
«Abbiamo pregato dinnanzi a questi resti di quella che doveva essere una grande barca, sulla quale disperati giovani in cerca di un futuro migliore, persone affamate, sono salite e invece di essere una culla di vita è diventata realmente una bara - ha detto il prelato -. Nessuno può rimanere indifferente dinanzi a questo spettacolo, che è il risultato di un profondo egoismo umano. Si dice che "il sazio non crede al digiuno". Chi sta bene riesce poco ad immedesimarsi nella situazione di un sofferente. Che cosa abbiamo pagato noi per nascere su questo territorio? E chi nasce in posti poco sviluppati che colpa ha? - sono state le domande di Mons. Cornacchia poste ai presenti -
Quel poco che noi abbiamo, condividiamolo con chi ha meno. Si avvicina la Santa Pasqua e lo sarà realmente, solo nella condivisione. Nell'alleviare i dolori altrui. Nell'altruismo. Insieme ce la possiamo fare. Che sia questo l'augurio che dobbiamo scambiarci», sono state le parole cariche di speranza in chiusura del vescovo.
La Via Crucis si è conclusa intorno alle ore 20:45 di una fredda serata del periodo di Passione, ma i fedeli sono rientrati a casa con molte riflessioni e qualche domanda in più da porsi.