Attualità
Legambiente: «A Terlizzi si abbatteranno fino a cento alberi»
L'associazione ambientalista formula le prime osservazioni a seguito della lettura degli atti
Terlizzi - sabato 18 maggio 2024
07.00
Emergono le prime osservazioni formulate dalla sezione locale di Legambiente "Amici di Vito e Clara" a seguito della lettura di alcuni documenti cui gli stessi componenti hanno avuto accesso.
Il primo dato che rileva è che il progetto Pinqua prevede l'abbattimento complessivo di quasi cento esemplari tra alberi, arbusti, macchie e siepi.
In secondo luogo, viene evidenziata l'inosservanza del regolamento del verde, dal momento che la rimozione della vegetazione individuata può avvenire solamente a seguito di una perizia agraria. Nel caso di specie, invece, manca una relazione agronomica, visto che i lavori sono stati elaborati a monte da una squadra di architetti e ingegneri.
In terza battuta, non si registra - come è invece richiesta dalla normativa - la presenza dell'autorizzazione del Servizio Verde Pubblico del Comune di Terlizzi.
Inoltre, l'associazione ambientalista sottolinea una discrasia presente tra la tabella e la correlativa relazione tecnica: nelle prima alcuni alberi sono indicati come da potare, mentre nel documento se ne dispone la rimozione.
Da ultimo, a fronte del numero elevato di alberi che saranno eliminati, ne verranno ripiantati soltanto cinquanta, una cifra pari alla metà.
Di seguito, la nota integrale del circolo terlizzese di Legambiente:
«Altro che rispetto di leggi e regolamento del verde e di abbattimenti necessari, siamo di fronte a una vera e propria strage di alberi e a un danno ambientale e paesaggistico irreversibile!
Abbiamo iniziato a esaminare gli atti e il progetto PINQuA che abbiamo ricevuto ieri dal Comune a seguito della nostra istanza di accesso agli atti e ciò che emerge dal progetto, i cui lavori sono in corso in diverse aree della città, è una mattanza di quasi 100 tra alberi, arbusti, macchie e siepi. Insomma siamo di fronte ad una vera e propria strage: come se venisse privato l'ossigeno a 10 cittadini!
Davvero innumerevoli le criticità emerse dall'esame del progetto approvato ed appaltato dalla attuale amministrazione.
Sono 7 le aree di intervento. Area A: parcheggio via Torino. Area B: percorso via Torino-viale dei Garofani. Area C: piazza scuola Don Pietro Pappagallo-viale Roma. Area D: piazzetta viale Roma. Area E: tribuna (parco comunale M. Dello Russo). Area F: arena (parco comunale M. Dello Russo). Area G: ingresso al parco comunale M. Dello Russo.
Ciò che ha davvero dell'incredibile è che a decretare la morte di questi poveri 100 alberi non è un agronomo, un dottore forestale, un perito agrario o un perito agrotecnico, come la legge (D.M. 10 marzo 2020) ed il Regolamento del verde all'art. 24 prevedono espressamente, ma un team di architetti e ingegneri che non hanno alcuna competenza in materia agronomica; manca infatti (sembra assurdo, ma è così!) una relazione agronomica, ma vi è una superficiale e confusionaria Relazione sul patrimonio vegetazionale in cui, senza alcuna valutazione fitostatica, nessun esame specifico, nessuna ricostruzione storica del patrimonio arboreo e arbustivo presente, ma con estrema leggerezza, viene decretato l'abbattimento di quasi 100 alberi per non meglio definiti "difetti morfologici e strutturali" o, per una quindicina di alberi, per incomprensibili "esigenze progettuali". Ebbene sì… si abbattono alberi per realizzare il cosiddetto "Sentiero Verde"!
Il Regolamento del verde, che l'assessore ai LL.PP. e il consigliere di maggioranza (quello dell'isteria collettiva!) si sono affannati a giurare sia stato rispettato alla lettera, prevede che l'abbattimento possa avvenire solo se ne viene comprovata la stretta necessità da un esperto in materia agraria, secondo le indicazioni delle Linee Guida ministeriali per la gestione del verde urbano.
Ed ancora, manca completamente la prevista e imprescindibile autorizzazione del Servizio Verde Pubblico del Comune di Terlizzi, anch'essa prevista dal Regolamento.
Scorrendo la relazione, poi, si scoprono anche alcuni abbattimenti "sotto mentite spoglie", come 8 alberi che in tabella sono indicati da potare e che invece si scopre, leggendo attentamente la relazione, verranno anch'essi abbattuti; o come una ventina di alberi che negli stralci grafici appaiono come "da valutare" (chi deve farlo? Quando? Con quali strumenti ed indagini?).
A fronte dei 100 alberi che verranno abbattuti, ne verranno ripiantati solo 50: la metà!
Dopo l'esecuzione degli interventi, il nostro paese sarà quindi a corto di ossigeno.
Il Regolamento del verde impone, invece, un rapporto di sostituzione di almeno un nuovo albero per ciascun albero abbattuto. E il Regolamento sarebbe stato quindi rispettato!?
Non è dato sapere, poi, che età avranno gli alberi che saranno ripiantumati.
Le carenze progettuali ed esecutive non finiscono qui purtroppo. L'art. 5 della direttiva n. 2009/147/CE sulla tutela dell'avifauna selvatica, esecutiva in Italia con la legge n. 157/1992, vieta tagli, potature di alberi, arbusti e siepi nel periodo della nidificazione, che generalmente ricade nel periodo marzo-agosto. Sarebbe bastato che qualcuno avesse letto il Regolamento del verde per scorgere all'art. 25 che "La potatura non va effettuata nel periodo di riproduzione della fauna selvatica" o "in presenza di uova o nidiacei". La potatura, figuriamoci l'abbattimento!
Nel progetto, difformemente da quanto previsto dal D.M. 10 marzo 2020, manca totalmente l'indicazione di "soluzioni adottate per la conservazione e la tutela della fauna selvatica". D'altronde, come avrebbe mai potuto un ingegnere o un architetto effettuare tali studi?
Insomma, il quadro che emerge è sconcertante, sotto il profilo della qualità progettuale dell'opera e della esecuzione dei lavori; sotto il profilo della conoscenza di leggi e regolamenti e dell'arroganza da parte di alcuni amministratori; sotto il profilo del buon senso di chi dovrebbe amministrare la cosa pubblica come un buon padre di famiglia.
"Le aree a verde costituiscono un patrimonio comune, un valore fondamentale da tutelare per preservare e migliorare la vivibilità presente e futura della città e del suo territorio". Questi primi due righi del Regolamento del verde urbano suonano come un insulto a chi ci ha messo l'anima per far dotare finalmente il Comune di Terlizzi di questo Regolamento e per tutti quelli che immaginavano una svolta green e sostenibile nello sviluppo cittadino.
Il Sindaco fermi immediatamente questi immotivati abbattimenti, si riveda il tutto, si coinvolga la comunità».
Il primo dato che rileva è che il progetto Pinqua prevede l'abbattimento complessivo di quasi cento esemplari tra alberi, arbusti, macchie e siepi.
In secondo luogo, viene evidenziata l'inosservanza del regolamento del verde, dal momento che la rimozione della vegetazione individuata può avvenire solamente a seguito di una perizia agraria. Nel caso di specie, invece, manca una relazione agronomica, visto che i lavori sono stati elaborati a monte da una squadra di architetti e ingegneri.
In terza battuta, non si registra - come è invece richiesta dalla normativa - la presenza dell'autorizzazione del Servizio Verde Pubblico del Comune di Terlizzi.
Inoltre, l'associazione ambientalista sottolinea una discrasia presente tra la tabella e la correlativa relazione tecnica: nelle prima alcuni alberi sono indicati come da potare, mentre nel documento se ne dispone la rimozione.
Da ultimo, a fronte del numero elevato di alberi che saranno eliminati, ne verranno ripiantati soltanto cinquanta, una cifra pari alla metà.
Di seguito, la nota integrale del circolo terlizzese di Legambiente:
«Altro che rispetto di leggi e regolamento del verde e di abbattimenti necessari, siamo di fronte a una vera e propria strage di alberi e a un danno ambientale e paesaggistico irreversibile!
Abbiamo iniziato a esaminare gli atti e il progetto PINQuA che abbiamo ricevuto ieri dal Comune a seguito della nostra istanza di accesso agli atti e ciò che emerge dal progetto, i cui lavori sono in corso in diverse aree della città, è una mattanza di quasi 100 tra alberi, arbusti, macchie e siepi. Insomma siamo di fronte ad una vera e propria strage: come se venisse privato l'ossigeno a 10 cittadini!
Davvero innumerevoli le criticità emerse dall'esame del progetto approvato ed appaltato dalla attuale amministrazione.
Sono 7 le aree di intervento. Area A: parcheggio via Torino. Area B: percorso via Torino-viale dei Garofani. Area C: piazza scuola Don Pietro Pappagallo-viale Roma. Area D: piazzetta viale Roma. Area E: tribuna (parco comunale M. Dello Russo). Area F: arena (parco comunale M. Dello Russo). Area G: ingresso al parco comunale M. Dello Russo.
Ciò che ha davvero dell'incredibile è che a decretare la morte di questi poveri 100 alberi non è un agronomo, un dottore forestale, un perito agrario o un perito agrotecnico, come la legge (D.M. 10 marzo 2020) ed il Regolamento del verde all'art. 24 prevedono espressamente, ma un team di architetti e ingegneri che non hanno alcuna competenza in materia agronomica; manca infatti (sembra assurdo, ma è così!) una relazione agronomica, ma vi è una superficiale e confusionaria Relazione sul patrimonio vegetazionale in cui, senza alcuna valutazione fitostatica, nessun esame specifico, nessuna ricostruzione storica del patrimonio arboreo e arbustivo presente, ma con estrema leggerezza, viene decretato l'abbattimento di quasi 100 alberi per non meglio definiti "difetti morfologici e strutturali" o, per una quindicina di alberi, per incomprensibili "esigenze progettuali". Ebbene sì… si abbattono alberi per realizzare il cosiddetto "Sentiero Verde"!
Il Regolamento del verde, che l'assessore ai LL.PP. e il consigliere di maggioranza (quello dell'isteria collettiva!) si sono affannati a giurare sia stato rispettato alla lettera, prevede che l'abbattimento possa avvenire solo se ne viene comprovata la stretta necessità da un esperto in materia agraria, secondo le indicazioni delle Linee Guida ministeriali per la gestione del verde urbano.
Ed ancora, manca completamente la prevista e imprescindibile autorizzazione del Servizio Verde Pubblico del Comune di Terlizzi, anch'essa prevista dal Regolamento.
Scorrendo la relazione, poi, si scoprono anche alcuni abbattimenti "sotto mentite spoglie", come 8 alberi che in tabella sono indicati da potare e che invece si scopre, leggendo attentamente la relazione, verranno anch'essi abbattuti; o come una ventina di alberi che negli stralci grafici appaiono come "da valutare" (chi deve farlo? Quando? Con quali strumenti ed indagini?).
A fronte dei 100 alberi che verranno abbattuti, ne verranno ripiantati solo 50: la metà!
Dopo l'esecuzione degli interventi, il nostro paese sarà quindi a corto di ossigeno.
Il Regolamento del verde impone, invece, un rapporto di sostituzione di almeno un nuovo albero per ciascun albero abbattuto. E il Regolamento sarebbe stato quindi rispettato!?
Non è dato sapere, poi, che età avranno gli alberi che saranno ripiantumati.
Le carenze progettuali ed esecutive non finiscono qui purtroppo. L'art. 5 della direttiva n. 2009/147/CE sulla tutela dell'avifauna selvatica, esecutiva in Italia con la legge n. 157/1992, vieta tagli, potature di alberi, arbusti e siepi nel periodo della nidificazione, che generalmente ricade nel periodo marzo-agosto. Sarebbe bastato che qualcuno avesse letto il Regolamento del verde per scorgere all'art. 25 che "La potatura non va effettuata nel periodo di riproduzione della fauna selvatica" o "in presenza di uova o nidiacei". La potatura, figuriamoci l'abbattimento!
Nel progetto, difformemente da quanto previsto dal D.M. 10 marzo 2020, manca totalmente l'indicazione di "soluzioni adottate per la conservazione e la tutela della fauna selvatica". D'altronde, come avrebbe mai potuto un ingegnere o un architetto effettuare tali studi?
Insomma, il quadro che emerge è sconcertante, sotto il profilo della qualità progettuale dell'opera e della esecuzione dei lavori; sotto il profilo della conoscenza di leggi e regolamenti e dell'arroganza da parte di alcuni amministratori; sotto il profilo del buon senso di chi dovrebbe amministrare la cosa pubblica come un buon padre di famiglia.
"Le aree a verde costituiscono un patrimonio comune, un valore fondamentale da tutelare per preservare e migliorare la vivibilità presente e futura della città e del suo territorio". Questi primi due righi del Regolamento del verde urbano suonano come un insulto a chi ci ha messo l'anima per far dotare finalmente il Comune di Terlizzi di questo Regolamento e per tutti quelli che immaginavano una svolta green e sostenibile nello sviluppo cittadino.
Il Sindaco fermi immediatamente questi immotivati abbattimenti, si riveda il tutto, si coinvolga la comunità».