Lettera a un preside...
Editoriale di Mariangela Galliani sul tema vaccini
Terlizzi - giovedì 23 agosto 2018
19.24
Lettera a un Preside
Stimatissimo Preside,
spero voglia perdonare queste mie parole, ma ho trovato così doloroso il recente intervento dei dirigenti scolastici in merito alla questione vaccinale e alle politiche sanitarie di Stato da avvertire l'ansia di spartire con lei un po' della mia tristezza.
Mi è necessario dar sfogo alla delusione per la scelta di non opporsi a chi ha voluto che la scuola italiana divenisse il terreno di uno scontro aspro e violentissimo, così lontano dalla sua essenza, così contrario al suo preziosissimo scopo.
Ho sperato che le ribellioni di oggi giungessero prima, quando si è consentito di sversare, addosso ad un settore già troppo gravato, incombenze di controllo e di polizia estranee alle sue funzioni.
La rivolta invece non è venuta e i sindacati non sono insorti contro l'obbligo di setacciare, distinguere e infine allontanare bambini la cui sola colpa è quella di essere figli di genitori inadempienti ad una legge discussa e controversa.
Non esistono sindacati a difesa dei bambini.
Mi pare così pericolosa l'intenzione di chi arma la mano della scuola per punire il colpevole, attraverso il suo bene più caro e addita al figlio il peccato del padre…non di ogni padre.
La scuola accoglie i figli di chi vende morte in polvere bianca; abbraccia il figlio dell'assassino, dello stupratore, del mafioso, dell'evasore, del terrorista; la scuola questi figli li stringe a sé più forte, mentre esclude quegli altri e rinuncia al suo compito educativo nei confronti dei bimbi senza bollino, inidonei perché privi del certificato di appartenenza al gregge che li abiliti alla frequenza e al diritto all'infanzia.
Mi vien da ridere a pensarci! Non posso farne a meno se considero la difficoltà quotidiana con cui La vedo convivere da anni per ovviare alla promiscuità di funzioni e al sovraffollamento delle classi, a quei bagni, sempre pochi, vuoti persino dell'essenziale, ai muri macchiati dal tempo e qualche volta dalle muffe...
Quella di oggi è una scuola che rinuncia alla sua umanità e viene giù, contesa tra l'assolutezza del pensiero scientifico e l'etica.
La scuola italiana è aperta a tutti. Essa rappresenta il luogo in cui i padri costituenti hanno costruito la società civile, la madre solida alle cui cure hanno affidato la crescita e gli equilibri sociali.
Il suo scopo morale è quello di non compromettere le opportunità educative e di istruzione dei nostri figli e di assisterli insieme con le famiglie nel percorso irrinunciabile di apprendimento e di socializzazione che si avvia nei primi anni di età ai fini di uno sviluppo completo e armonioso del bambino.
Si è nutrita del concetto di fiducia, un'idea essenziale affinché possa esistere una qualunque forma di aggregazione umana: fiducia nei confronti di chi è altro da noi, verso un'azione estranea o un pensiero che non ci appartengono eppure non ci minacciano.
Oggi invece si rinnega, rinuncia all'etica e si perde al bivio tra il bene e il male per disconoscere il suo scopo e concedersi alla diffidenza, al sospetto, alla paura. Fallisce.
Trovo surreale che non ci si accorga delle vere conseguenze…
Niente sarà più com'era prima e della costruzione di una società civile resteranno solo la memoria e il crollo.
Ha ragione Lei, signor Preside, dovremmo tentare, insieme, di dissipare dubbi e cercare convergenze.
Dovremmo tentare, ancora e ancora, di superare le distanze che ci dividono con l'umanità e proteggerli tutti i bambini, senza pregiudiziali ideologiche o politiche, sottraendo la nostra scuola a uno scontro che rischia di ridurre a un campo di caduti quest'altra terra santa. Dovremmo inseguire gli elementi che uniscono e cercare di tenerci insieme e intanto sperare che il buon senso, l'etica tornino ad abitarne gli spazi, ad orientarne le scelte e a salvarla da un precipizio senza ritorno.
Mi scuso per il tono severo di questa lettera che arreca sofferenza persino a me che scrivo per il rammarico di tanti insegnanti, come Lei d'altronde, di gran valore morale oltre che intellettuale che onorano giorno per giorno una professione che è pure una missione, prigionieri anche loro di un rovo spinosissimo che ne mortifica gli intenti e gli entusiasmi.
Non posso che sperare che almeno condivida le ragioni di questo mio disagio e ringraziandoLa per l'accoglienza che sempre mi riserva, finisco con un saluto di stima sincera.
Mariangela Galliani, un genitore
Stimatissimo Preside,
spero voglia perdonare queste mie parole, ma ho trovato così doloroso il recente intervento dei dirigenti scolastici in merito alla questione vaccinale e alle politiche sanitarie di Stato da avvertire l'ansia di spartire con lei un po' della mia tristezza.
Mi è necessario dar sfogo alla delusione per la scelta di non opporsi a chi ha voluto che la scuola italiana divenisse il terreno di uno scontro aspro e violentissimo, così lontano dalla sua essenza, così contrario al suo preziosissimo scopo.
Ho sperato che le ribellioni di oggi giungessero prima, quando si è consentito di sversare, addosso ad un settore già troppo gravato, incombenze di controllo e di polizia estranee alle sue funzioni.
La rivolta invece non è venuta e i sindacati non sono insorti contro l'obbligo di setacciare, distinguere e infine allontanare bambini la cui sola colpa è quella di essere figli di genitori inadempienti ad una legge discussa e controversa.
Non esistono sindacati a difesa dei bambini.
Mi pare così pericolosa l'intenzione di chi arma la mano della scuola per punire il colpevole, attraverso il suo bene più caro e addita al figlio il peccato del padre…non di ogni padre.
La scuola accoglie i figli di chi vende morte in polvere bianca; abbraccia il figlio dell'assassino, dello stupratore, del mafioso, dell'evasore, del terrorista; la scuola questi figli li stringe a sé più forte, mentre esclude quegli altri e rinuncia al suo compito educativo nei confronti dei bimbi senza bollino, inidonei perché privi del certificato di appartenenza al gregge che li abiliti alla frequenza e al diritto all'infanzia.
Mi vien da ridere a pensarci! Non posso farne a meno se considero la difficoltà quotidiana con cui La vedo convivere da anni per ovviare alla promiscuità di funzioni e al sovraffollamento delle classi, a quei bagni, sempre pochi, vuoti persino dell'essenziale, ai muri macchiati dal tempo e qualche volta dalle muffe...
Quella di oggi è una scuola che rinuncia alla sua umanità e viene giù, contesa tra l'assolutezza del pensiero scientifico e l'etica.
La scuola italiana è aperta a tutti. Essa rappresenta il luogo in cui i padri costituenti hanno costruito la società civile, la madre solida alle cui cure hanno affidato la crescita e gli equilibri sociali.
Il suo scopo morale è quello di non compromettere le opportunità educative e di istruzione dei nostri figli e di assisterli insieme con le famiglie nel percorso irrinunciabile di apprendimento e di socializzazione che si avvia nei primi anni di età ai fini di uno sviluppo completo e armonioso del bambino.
Si è nutrita del concetto di fiducia, un'idea essenziale affinché possa esistere una qualunque forma di aggregazione umana: fiducia nei confronti di chi è altro da noi, verso un'azione estranea o un pensiero che non ci appartengono eppure non ci minacciano.
Oggi invece si rinnega, rinuncia all'etica e si perde al bivio tra il bene e il male per disconoscere il suo scopo e concedersi alla diffidenza, al sospetto, alla paura. Fallisce.
Trovo surreale che non ci si accorga delle vere conseguenze…
Niente sarà più com'era prima e della costruzione di una società civile resteranno solo la memoria e il crollo.
Ha ragione Lei, signor Preside, dovremmo tentare, insieme, di dissipare dubbi e cercare convergenze.
Dovremmo tentare, ancora e ancora, di superare le distanze che ci dividono con l'umanità e proteggerli tutti i bambini, senza pregiudiziali ideologiche o politiche, sottraendo la nostra scuola a uno scontro che rischia di ridurre a un campo di caduti quest'altra terra santa. Dovremmo inseguire gli elementi che uniscono e cercare di tenerci insieme e intanto sperare che il buon senso, l'etica tornino ad abitarne gli spazi, ad orientarne le scelte e a salvarla da un precipizio senza ritorno.
Mi scuso per il tono severo di questa lettera che arreca sofferenza persino a me che scrivo per il rammarico di tanti insegnanti, come Lei d'altronde, di gran valore morale oltre che intellettuale che onorano giorno per giorno una professione che è pure una missione, prigionieri anche loro di un rovo spinosissimo che ne mortifica gli intenti e gli entusiasmi.
Non posso che sperare che almeno condivida le ragioni di questo mio disagio e ringraziandoLa per l'accoglienza che sempre mi riserva, finisco con un saluto di stima sincera.
Mariangela Galliani, un genitore