Attualità
Maltempo, produzione dei fiori in ginocchio
Problemi anche nell'azienda avicola Cataldi
Terlizzi - giovedì 12 gennaio 2017
15.20
Tre giorni di neve e gelo per distruggere un anno di lavoro. È un day-after amaro per molti imprenditori florivivaisti terlizzesi impegnati in queste ore nella liturgia della conta dei danni.
L'azienda di Francesco De Palma coltiva rose in serra lungo la provinciale Terlizzi-Molfetta. Non sono bastate le notti insonni passate in serra a riscaldare i tendoni con generatori e anche con falò improvvisati. La lotta contro la neve è andata persa. Troppo pesante il ghiaccio sulle strutture, troppo alto il rischio di crollo sotto il peso dei cumuli bianchi, alla fine si è scelta la strada del taglio della coperture di plastica che ricoprono le serre per alleggerire il peso ed evitare il peggio. Una sorta di suicidio assistito visto che se da una parte si salvano le serre, dall'altra le piante rimaste senza copertura finiscono sotto zero. L'intera produzione di un anno bruciata dal gelo. Fino a maggio, fino alla prossima semina, non resta altro che leccarsi le ferite. «A questo punto non so se potrò continuare con la mia azienda».
Terlizzi è più città di fiori che di neve. Si capisce allora perché la stessa sorte è capitata alle aziende di Gregorio Paduanelli, Giuseppe De Palma, Francesco Carbone, Domenico Tricarico, Giuseppe Cataldi, Mauro Malerba, Vito Cipriani.
Giuseppe Angelico, il titolare dell'azienda «I tre gigli» in contrada Piscina degli Zingari, non ha potuto far nulla per salvare le serre sventrate dalla neve: le fresie erano a metà ciclo produttivo, girasoli e dianthus (della famiglia dei garofani) nella fase di fioritura e ormai prossimi alla raccolta. Tra le colture in campo aperto c'erano invece il cavolo ornamentale e la craspedia (una specie di margherita), dovevano essere raccolte a giorni, purtroppo la neve ha fatto prima.
Il black-out di energia elettrica avvenuto il 6 e 7 gennaio ha comportato «uno stato di stress» alle galline «ovaiole» allevate nell'azienda avicola Cataldi, tra Terlizzi e Giovinazzo, una delle più grosse in zona. Risultato: calo della deposizione e aumento della percentuale di rottura delle uova, stimabile tra il 10-15 per cento. In sofferenza anche ulivi e alberi da frutta.
Il capogruppo del Pd, Michelangelo De Chirico, stima un 80 per cento di colture andate distrutte: «Occorre che il presidente Emiliano e l'assessore regionale all'agricoltura vengano qui a Terlizzi ad incontrare tutte le organizzazioni professionali e di categoria per valutare ogni soluzione normativa che possa aiutare tutte le aziende che hanno subito danni e non solo, visto che da alcuni anni la Legge 185 è stata sostituita dalla Legge 105 e non sono previsti più sussidi per eventi calamitosi».
L'assessore all'Agricoltura Raffaele Cataldi traccia un primo bilancio dei danni, ancorché sia ancora presto per fare una stima precisa: «ll maltempo ha fortemente penalizzato il settore primario cittadino: agricoltura e floricoltura. Le strutture serricole nel loro complesso hanno tenuto, ma registriamo danni alle coperture che non hanno tenuto al peso di neve e ghiaccio, spese triplicate per riscaldare le serre, danni alle colture e mancata commercializzazione delle produzioni, ortaggi, colture floricole e vivaistiche in pieno campo sommerse dalla neve e quindi gelate. Altre perdite - elenca Cataldi - si registrano per danneggiamenti ad attrezzature e trattori. Al momento è possibile fare solo una stima parziale dei danni ma parliamo di svariate migliaia di euro».
da La Gazzetta del Mezzogiorno
L'azienda di Francesco De Palma coltiva rose in serra lungo la provinciale Terlizzi-Molfetta. Non sono bastate le notti insonni passate in serra a riscaldare i tendoni con generatori e anche con falò improvvisati. La lotta contro la neve è andata persa. Troppo pesante il ghiaccio sulle strutture, troppo alto il rischio di crollo sotto il peso dei cumuli bianchi, alla fine si è scelta la strada del taglio della coperture di plastica che ricoprono le serre per alleggerire il peso ed evitare il peggio. Una sorta di suicidio assistito visto che se da una parte si salvano le serre, dall'altra le piante rimaste senza copertura finiscono sotto zero. L'intera produzione di un anno bruciata dal gelo. Fino a maggio, fino alla prossima semina, non resta altro che leccarsi le ferite. «A questo punto non so se potrò continuare con la mia azienda».
Terlizzi è più città di fiori che di neve. Si capisce allora perché la stessa sorte è capitata alle aziende di Gregorio Paduanelli, Giuseppe De Palma, Francesco Carbone, Domenico Tricarico, Giuseppe Cataldi, Mauro Malerba, Vito Cipriani.
Giuseppe Angelico, il titolare dell'azienda «I tre gigli» in contrada Piscina degli Zingari, non ha potuto far nulla per salvare le serre sventrate dalla neve: le fresie erano a metà ciclo produttivo, girasoli e dianthus (della famiglia dei garofani) nella fase di fioritura e ormai prossimi alla raccolta. Tra le colture in campo aperto c'erano invece il cavolo ornamentale e la craspedia (una specie di margherita), dovevano essere raccolte a giorni, purtroppo la neve ha fatto prima.
Il black-out di energia elettrica avvenuto il 6 e 7 gennaio ha comportato «uno stato di stress» alle galline «ovaiole» allevate nell'azienda avicola Cataldi, tra Terlizzi e Giovinazzo, una delle più grosse in zona. Risultato: calo della deposizione e aumento della percentuale di rottura delle uova, stimabile tra il 10-15 per cento. In sofferenza anche ulivi e alberi da frutta.
Il capogruppo del Pd, Michelangelo De Chirico, stima un 80 per cento di colture andate distrutte: «Occorre che il presidente Emiliano e l'assessore regionale all'agricoltura vengano qui a Terlizzi ad incontrare tutte le organizzazioni professionali e di categoria per valutare ogni soluzione normativa che possa aiutare tutte le aziende che hanno subito danni e non solo, visto che da alcuni anni la Legge 185 è stata sostituita dalla Legge 105 e non sono previsti più sussidi per eventi calamitosi».
L'assessore all'Agricoltura Raffaele Cataldi traccia un primo bilancio dei danni, ancorché sia ancora presto per fare una stima precisa: «ll maltempo ha fortemente penalizzato il settore primario cittadino: agricoltura e floricoltura. Le strutture serricole nel loro complesso hanno tenuto, ma registriamo danni alle coperture che non hanno tenuto al peso di neve e ghiaccio, spese triplicate per riscaldare le serre, danni alle colture e mancata commercializzazione delle produzioni, ortaggi, colture floricole e vivaistiche in pieno campo sommerse dalla neve e quindi gelate. Altre perdite - elenca Cataldi - si registrano per danneggiamenti ad attrezzature e trattori. Al momento è possibile fare solo una stima parziale dei danni ma parliamo di svariate migliaia di euro».
da La Gazzetta del Mezzogiorno